Non basta la cessione degli asset strategici per un paese – telecomunicazioni e compagnia aerea nazionale – a generare preoccupazione nei lavoratori. La “mano invisibile del mercato” non è solo quella dei capitali stranieri che si comprano le principali aziende del paese, ma anche quella del mercato interno dei servizi erogati dagli enti pubblici.
La vicenda della soppressione delle Province e del riordino degli Enti Locali è inquadrabile tutta in questa logica: rendere appetibili al mercato le funzioni attraverso cui fare cassa mediante cessione ai privati (lavoro, formazione, viabilità, cultura, turismo, riscossioni, etc.), altro che spending review!
A questo si aggiunga la paradossale previsione di affidare ai Piccoli Comuni, tra loro associati, le competenze precedentemente affidate alle Province. Una sorta di mobbing istituzionale: ti affido compiti così gravosi che non riesci a farli!
Gli amministratori locali, così come l’ANCI, l’UPI e la Conferenza delle Regioni, sono rimasti sordi a qualsiasi richiesta di incontro e di confronto (salvo isolatissime eccezioni) con USB e sono piuttosto apparsi inclini, nei fatti, a rivendicare una sorta di “gestione del processo di trasformazione”, con scarsa attenzione per le reali esigenze dei cittadini e delle concrete tutele per i circa 60.000 lavoratori provinciali.
Oggi, nel nome dei sacrifici imposti dalla BCE, dal FMI e dalla Commissione Europea, si è avviato un percorso legislativo che ridisegna le funzioni degli Enti Locali e riaccentra, nelle mani del Governo nazionale, alcune delle funzioni di pregio (grandi infrastrutture ed energia principalmente).
I Lavoratori delle Province in particolare e quelli degli Enti Locali assieme alla USB chiedono che questo processo si fermi e che i disegni di legge – sia quello ordinario, sia quello costituzionale, presentati dal Governo – siano ritirati.
Mettere in campo un processo di riforma complesso, con riguardo alla riorganizzazione delle funzioni dello Stato, delle Regioni e delle Autonomie Locali non può essere affrontato attraverso l’imposizione, ma necessita di tempi appropriati di elaborazione, di discussione e di valutazione.
E ha bisogno anche di risorse.
Per questo i Lavoratori si oppongono: non intendono rimanere stritolati dalla logica perversa del mercato, ma vogliono sapere, soprattutto, quale destino si prevede di riservargli.
Per questo non intendono divenire gli agnelli sacrificali esibiti alla troika con il complice avallo dei sindacati concertativi e di confindustria (come confermato dall’accordo firmato a Genova del 2 Settembre scorso).
USB sarà al fianco di questi Lavoratori e ha già messo in campo le seguenti iniziative: