C’è poco da stupirsi, è chiaro a tutti che il Testo Unico sulla Rappresentanza, firmato il 10 Gennaio scorso da Squinzi e da Camusso Angeletti e Bonanni non abbia nulla di democratico, il suo scopo dichiarato è di blindare il monopolio di CGIL CISL UIL e di assicurare al padronato il rispetto delle intese raggiunte con questi sindacati che ormai hanno oltrepassato definitivamente la linea della difesa degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori.
E non c’è neppure da stupirsi se, appena in qualche sede viene accolto un nostro ricorso contro l’esclusione delle nostre liste dalla partecipazione alle elezioni delle RSU per non aver firmato tale accordo, Confindustria e CGILCISLUIL corrono dal governo amico affinchè faccia pressione sull’INPS e sul CNEL per la certificazione della rappresentatività. Poletti, a cui da tempo USB chiede un incontro proprio su questi temi, ha naturalmente confermato la più ampia disponibilità.
Ma poiché tutto questo potrebbe non bastare a qualche magistrato ancora attento ai principi democratici, CGILCISLUIL hanno deciso che tutti i prossimi rinnovi contrattuali conterranno il Testo sulla Rappresentanza!
Non c’è che dire, ci prendono proprio le misure, visto che la sentenza riconosce il nostro diritto a partecipare alle elezioni, essendo in regola con quanto prescritto dal Contratto Collettivo Nazionale applicato n ell’azienda!
Infatti, sulla scorta delle molte iniziative di lotta, anche legali, promosse dall’USB contro il cosiddetto "testo unico" sulla rappresentanza sindacale stanno iniziando ad arrivare i primi significativi risultati.
Con il decreto del 30 giugno 2014, il tribunale di Torino, accogliendo provvisoriamente il ricorso ex art. 700 C.P.C. presentato dall’USB contro l’esclusione delle sue liste dalle elezioni per le RSU presso la soc. U-SHIN ITALIA (ex Valeo di Torino), ha ordinato la immediata sospensione delle elezioni, che avrebbero dovuto svolgersi il 2 luglio, ritenendo illegittima l’esclusione delle liste presentate dall’USB, ed ha deciso di convocare il sindacato ricorrente ed i componenti della commissione elettorale, coloro che avevano decretato l’esclusione delle liste dell’USB in quanto non firmataria degli accordi del 10 gennaio, per il 14 luglio. Con tale decreto il tribunale accoglie le tesi dell’USB che, pur non avendo firmato l’accordo del 10 gennaio (accordo peraltro impugnato giudizialmente davanti al tribunale di Roma da parte dell’USB che ha chiamato in causa i firmatari dell’accordo, Camusso, Angeletti, Bonanni e Squinzi, ritenuto antidemocratico ed anticostituzionale), l’USB era titolata a presentare le liste in quanto la documentazione prodotta era conforme a quanto richiesto dal vigente CCNL.
Questa sentenza del tribunale di Torino precede altri importanti ricorsi, come quello menzionato in cui sono convocati Camusso, Angeletti, Bonanni e Squinzi, che si discuterà il 14 settembre presso il tribunale di Roma ed altri presentati in altri tribunali per gli stessi motivi affrontati dal tribunale di Torino.
Importante sottolineare come, al di la dei pur importanti ricorsi legali, siano migliaia i lavoratori che, in presenza della indizione delle elezioni delle RSU nelle loro aziende, sottoscrivono appelli alle commissioni elettorali ed alle organizzazioni sindacali affinché le elezioni si svolgano senza applicare l’accordo del 10 gennaio.
La sentenza del tribunale di Torino rafforza peraltro la posizione di quelle commissioni elettorali che, a seguito delle comunicazione dell’Usb e dando risposta alla richiesta dei lavoratori, hanno deciso di sospendere o rinviare le elezioni, come nel caso dell’Aeroporto di Bologna.
Questa sentenza acquista maggior significato in presenza di accordi sindacali stipulati in alcune aziende, anche di ragguardevoli dimensioni, tra tutte le RSU e le direzioni aziendali, con i quali si stabilisce che le elezioni delle RSU si svolgano senza l’applicazione dell’accordo del 10 gennaio .
Insomma, contrariamente a quanto pensavano Confindustra e CGIL CISL UIL, “la questione della democrazia nei luoghi di lavoro” non è chiusa.
Come USB non ci inchiniamo ad accordi truffaldini ed antidemocratici.
Il consenso tra i lavoratori ed i primi risultati che si stanno cogliendo ci dicono che lottare contro questo accordo non è solo necessario ma anche possibile, ed al tempo stesso evidenziano ancora di più come, in mancanza di regole certe ed uguali per tutti, i ladri di democrazia fanno di tutto per soffocare chi, come noi, non vuole legarsi al carro del padrone.
Quello che manca è una legge sulla rappresentanza sindacale che ridia i diritti in prima istanza ai lavoratori, esattamente il contrario di quanto affermato nell’accordo del 10 gennaio.
Continueremo a lottare per questo!