Sfruttando sapientemente la distanza siderale di CGIL-CISL-UIL con i lavoratori e i loro bisogni, distanza che si è determinata soprattutto nel corso degli ultimi decenni -quelli delle compatibilità, della concertazione e della complicità-, il Governo della disoccupazione ai massimi storici e della recessione getta in pasto all'opinione pubblica il dimezzamento dei permessi e dei distacchi sindacali quale panacea per i conti del Paese.
Le prime pagine dei giornali se ne occupano ora a piene mani anche se il provvedimento e' di alcuni mesi orsono e praticamente tutto è' già stato predisposto anche in assenza della circolare della ministra della funzione pubblica uscita fuori tempo massimo qualche giorno fa. Lo stesso Renzi, in una recente trasmissione televisiva di prima mattina, aveva protestato per la scarsa attenzione data dalla stampa a questo epocale intervento restrittivo e aveva invocato una maggiore attenzione. L'intento è evidente: lanciare alla gente affamata di lavoro, di salario, di reddito, di casa, di contratto qualcosa di "concreto" e rilanciare così la sua immagine di governo del "fare", anche quando quel fare non sposta di una virgola la situazione materiale dei lavoratori e del Paese. Oggi tutti i media si affrettano a soddisfare le pretese del premier, alla faccia dell'autonomia della stampa e mischiando sapientemente questa ghiotta notizia "anticasta" con quella del prossimo devastante intervento sulla scuola pubblica.
Ma ovviamente il problema non è questo. La prospettiva e' quella di un Paese in cui si deve arrivare quanto prima a fare a meno dei corpi intermedi, in cui il sindacato non sia definitivamente più lo strumento collettivo di cui i lavoratori si dotano per essere più forti nel difendersi e pretendere diritti, ma uno strumento di totale condivisione ed accompagnamento degli interessi del capitale.
L'idea di sindacato che emerge dai molti interventi sulla materia, non solo di carattere legislativo quanto soprattutto di carattere politico attraverso le continue dichiarazioni e gli sberleffi di Renzi, e' quella di una "cislizzazione" completa del movimento sindacale italiano, cioè un sindacalismo cogestionario, che vive non del consenso, e quindi delle adesioni dei lavoratori, ma della partecipazione ai destini di impresa. il modello americano e in parte tedesco di sindacato per intenderci, presente nei consigli di amministrazione delle aziende per condividere le scelte di riorganizzazione e farle ingoiare agli operai, presente nella gestione dei fondi pensione dopo aver definitivamente smantellato la previdenza pubblica, insomma fuori dal conflitto ed anzi contro il conflitto.
Piegare il sindacato che resiste a questa prospettiva e' il compito che si è dato questo Governo e la riduzione delle agibilità negli uffici e nelle scuole, la' dove si è principalmente organizzato negli ultimi decenni il sindacalismo conflittuale, sta esattamente in questo progetto.
Anche l'USB dovrà' quindi ridurre del 50% il proprio striminzito pacchetto di agibilità. Abbiamo già deciso che questo riguarderà tutti, dai membri dell'esecutivo confederale ai delegati territoriali -l'utilizzo confederale delle agibilità di categoria ci ha permesso in questi anni di crescere e radicarci in tutti i comparti anche privati e in tutti i territori-, certi che la militanza sarà in grado di supplire alla sottrazione di tempo e di risorse da dedicare alle lotte e all'organizzazione e che la crescita esponenziale di iscritti e di consenso che stiamo avendo saprà presto riportarci quantomeno alla situazione pre taglio.
E' una sfida per rafforzare la prospettiva del sindacato di classe, e' una battaglia che siamo convinti di poter combattere e vincere.