Si è svolta ieri la riunione, programmata per il giorno 11 ottobre e poi rinviata, avente ad oggetto l’andamento produttivo della regione al 31 agosto, gli effetti della famigerata circolare 66 e le problematiche attinenti i funzionari incaricati dell’invalidità civile.
La direzione regionale si è dichiarata subito mediamente soddisfatta per il buon risultato di Frosinone e Latina, che appaiono in netto miglioramento rispetto al pregresso, con Viterbo e Rieti a seguire, mentre grossi problemi si registrano a Roma, nonostante (o forse proprio a causa) la suddivisione nelle quattro Filiali.
Stupefacenti i dati che ci sono stati forniti, dai quali si desume un arretramento in particolare della direzione metropolitana e del Casilino, risultati che cozzano nettamente con quanto ci era stato propinato nei precedenti incontri in merito, dove tutto sembrava invece filare liscio come l’olio (chi non ricorda i peana sul Lazio ai primi posti di questa fantasmagorica classifica, peraltro solo virtuale?).
Ci si è finanche lasciati andare ad affermazioni del tipo: “Abbiamo il back office peggiore in Italia” o “C’è troppa gente ora che viene impegnata al front office”. Per cercare di porre rimedio alla situazione, il comitato dei direttori ha partorito un piano definito di sussidiarietà strutturata.
In pratica le agenzie prenderanno un pezzo di lavoro delle sedi per raggiungere l’insulso parametro 124 e, in caso di risposte non ottimali nella prima fase, la direzione regionale interverrà con apposite determinazioni, attribuendo gli eventuali pezzi di lavoro ad altre sedi.
Ma non è detto che in questo modo si riesca comunque a salvare l’incentivo dei dipendenti, la direzione regionale si limita a sperarlo e si affida alle ricerche di quel segugio di Sherlock Holmes per venirne a capo.
Nonostante tutta la buona volontà, il tentativo di quadratura del cerchio appare comunque tardivo e certo di non facile soluzione, mentre le stesse problematiche rischiano di trasformare a breve Gerlando il Vecchio nell’Orlando Furioso. Anche e soprattutto perché la distanza tra i nostri beneamati vertici e la realtà oggettiva delle sedi è abissale.
Insomma, la responsabilità viene ancora una volta scaricata su altri sottoposti. Per non parlare di Pomezia, fino a pochi mesi or sono considerata una “vera e propria isola felice” ed oggi improvvisamente scopertasi al limite della rottura, per carenza di personale.
Abbiamo a questo punto fatto presente che i numeri non ci appassionano e che ci interessano solo nella misura in cui consentono il pagamento dell’incentivo a tutti indistintamente i lavoratori che per inciso fanno molto più del loro dovere.
Peraltro si tratta di numeri che cambiano in continuazione e che definire ancora una volta inattendibili è dir poco.
Siamo stati i soli ad esigere precise assicurazioni sul pagamento dell’incentivo, impegno doveroso dal quale nessuno può chiamarsi fuori specie se si considera l’inadeguatezza del monitoraggio svolto finora.
Il tentativo, peraltro lodevole, di racimolare qualcosa con il piccolo salvadanaio di ore tuttora destinate allo sportello dei lavoratori salvaguardati, suggerito da un’attenta e propositiva Little Lory, spiega in realtà la criticità della situazione, sulla quale saremo ancora convocati (ma restano cerotti su ferite in cancrena).
In quella occasione siamo proprio curiosi di verificare cosa tirerà fuori dalla sua valigia sempre zeppa di novità e di sorprese la nostra Gabry Poppins regionale.
Per quanto concerne le problematiche attinenti i funzionari dell’invalidità civile, dopo una succinta relazione sul “plotone iniziale che si è andato assottigliando sempre più”, si è discusso sul procedimento ricomposto su di una sola persona.
Il dettagliato intervento nel merito della USB ha messo in evidenza le storture esistenti, il lavoro svolto minuziosamente dai funzionari considerati a torto una inutile zavorra e non una incredibile risorsa dell’Istituto, il percorso completo di ATP (Accertamento Tecnico Preventivo) e le gravi responsabilità derivanti dalla mancata formazione.
A ciò aggiungasi la recente ventilata minaccia di imputare agli stessi funzionari la responsabilità contabile dovuta al numero considerato eccessivo di precetti e di pignoramenti ora in carico alla sede di Roma, la qual cosa ha dell’incredibile.
Per tacere dei modi scorretti e inurbani di taluni “dirigenti” o pseudo funzionari di recente assurti a onori della cronaca come titolari di posizione organizzativa.
Per rinforzare il gruppo di cui sopra alla meglio, la direzione regionale ha tirato fuori dalla solita valigia un improbabile bando per una ventina di persone, tutte professionalizzate, con apposito nucleo di valutazione e successivi colloqui che, questa volta, dovrebbero finalmente svolgersi a porte aperte. Ma sarà vero?
Anche qui verrà convocato, probabilmente entro fine mese, un tavolo tecnico. In merito poi all’attuazione delle assurde contraddittorie disposizioni contenute nella circolare 66, abbiamo anzi tutto invitato la direzione regionale a lasciare, almeno di tanto in tanto, le stanze in cui si è relegata ai Parioli per girare, con la dovuta continuità, nelle sedi e toccarne con mano l’attuale esplosiva realtà.
Per il resto è stato fin troppo facile notare come la disorganizzazione in cui oggi versano tutte indistintamente le sedi del Lazio sia la diretta conseguenza di tre linee guida partorite (e di fatto abortite) in meno di un anno.
La situazione nell’intera regione è estremamente disomogenea, ogni direttore si arrangia alla meglio sulla base della propria realtà territoriale, le variazioni in corso d’opera si susseguono e, come avevamo già segnalato, si naviga a vista.
Prova ne sono le convocazioni a tappeto emanate, proprio in questi giorni, da Sherlock Holmes e Lapis Mary, quanto meno per condividere le preoccupazioni, mentre la Fata Nocciola si vanta di essere comunque al riparo nella sua Filiale dagli eventuali tagli relativi all’ipotetico azzeramento retroattivo di oltre 20.000 punti di prodotto, ventilato e poi monitorato di fatto solo rimandato al prossimo anno da una tecnostruttura ai confini della realtà.
Ma poiché al peggio non c’è rimedio, quasi sul finire della riunione non ci viene risparmiato il sermone sugli educatori e dispensatori del Verbo, che dall’ EUR si dichiarano disponibili (bontà loro) a recarsi nelle Filiali depresse per convincere i dipendenti a cambiare mentalità. Cosa propugnata anche dalla mitica CGIL!
Sarà forse la stanchezza, ma la situazione è veramente paradossale, in quanto nonostante il palese fallimento di questa riorganizzazione a tutti i costi, voluta sperimentazione dopo sperimentazione (di cui tutti prendono atto), nella realtà non si riesce a far altro che continuare imperterriti a correre verso il precipizio.
Il caos provocato nelle sedi dalla circolare 66 è evidente, l’utenza che doveva sulla carta essere privilegiata, viene invece respinta/sospinta verso i patronati.
Ancora Little Lory trova che sia prematuro parlarne adesso, il che teoricamente è giusto ma nella realtà dopo potrebbe essere troppo tardi, mentre l’incredibile Gabry Poppins è costretta ad ammettere che eventuali turnazioni obbligate allo sportello oltre l’orario consentito rientrano nel mobbing. E sono tutti avvertiti.
Resta appena il tempo di rammentare che stiamo discutendo mentre il governo sta varando l’ennesima legge liberticida, questa volta definita “di stabilità”, che impone agli enti previdenziali risparmi aggiuntivi per ben 300 milioni di euro!