In perenne campagna elettorale, tra un selfie, un tweet ed una felpa indossata a seconda della platea di riferimento, il vice premier Salvini, durante un comizio elettorale dal palco di Foligno non ha esitato a scagliarsi contro i lavoratori del Fisco. In fondo, a ridosso delle elezioni strizzare l'occhio agli evasori può sempre tornare utile ...
“Sarà il caso di rivedere i bonus che arrivano ai dipendenti dell'Agenzia delle entrate” erogati “in base agli accertamenti che fanno ogni anno, non vorrei che qualcuno portasse a casa lo stipendio sulla pelle degli altri”, ha tuonato il Ministro Salvini.
Verrebbe facile tranquillizzare il leader della Lega sul fatto che lo stipendio che portano a casa i dipendenti del Fisco, così come d'altronde tutti i lavoratori pubblici, è sempre più magro, anche perché il Governo del quale è vice premier non sembra minimamente preoccuparsi di rinnovare contratti già scaduti da 4 mesi ed ha stanziato nella legge di bilancio aumenti contrattuali a regime di ben 45 euro medi lordi …
Andrebbe ricordato al vice premier che quei “bonus” dei quali parla, costituiscono quel salario accessorio che è stato progressivamente dimezzato da 15 anni a questa parte per effetto di norme e tagli, rispetto ai quali anche l'attuale Governo finora non ha mosso un dito, mentre i carichi di lavoro sono esponenzialmente aumentati.
Andrebbe ricordato anche al vice premier che quegli obiettivi in realtà fanno la fortuna dei dirigenti e che la logica della produttività ha consegnato loro un formidabile strumento per gestire i carichi di lavoro, a maggior ragione in una fase di contrazione del personale.
Andrebbe soprattutto ricordato al vice premier che lo spostamento di parti consistenti del nostro salario dalla retribuzione fissa alla retribuzione variabile scaturisce da politiche messe in campo nel settore pubblico da tutti i governi ed anche dall'attuale che, esattamente come i precedenti, attraverso il disegno di legge del Ministro Bongiorno, spinge sull'acceleratore della produttività, della valutazione e della falsa meritocrazia. Salvo poi dimenticarsene in campagna elettorale ...
Da tempo la nostra organizzazione sindacale ha denunciato che la logica del raggiungimento degli obiettivi a tutti i costi mal si concilia con la funzione che un servizio pubblico dovrebbe assolvere e rischia di favorire pericolose distorsioni.
E in questo contesto poco rileva se gli obiettivi siano collegati alle somme riscosse piuttosto che a quelle accertate o alla tax compliance, perché è la logica stessa a dover essere messa in discussione: un Fisco che si ponesse davvero l'obiettivo di contrastare l'evasione e fornire servizi alla cittadinanza, non dovrebbe mai misurare la sua azione sull'aderenza a parametri e numeri astratti.
Per questo la nostra proposta di stabilizzazione del salario accessorio, che è stata al centro dello sciopero delle Agenzie Fiscali il 12 aprile, risponde all'esigenza di mettere in sicurezza le nostre retribuzioni dai continui tagli restituendole certezza e stabilità, ma anche alla necessità di sganciarla dalla logica della produttività per corrispondere un servizio davvero utile alla cittadinanza.
Soltanto un rinnovo contrattuale con aumenti veri, la stabilizzazione delle risorse del salario accessorio e più in generale un massiccio investimento sul Fisco possono restituire dignità e funzione sociale al nostro lavoro.
Ma naturalmente il vice premier Salvini di tutto questo non parla, ritenendo evidentemente più redditizio attaccare i lavoratori del Fisco.
Glielo ricorderemo noi con lo sciopero del pubblico impiego del 10 maggio al centro del quale vi sarà proprio la questione salariale, con aumenti contrattuali veri, la necessità di stabilizzare il salario accessorio e la difesa ed il rilancio della funzione sociale che un servizio pubblico come il Fisco dovrebbe assolvere.