Qualsiasi provvedimento sull’utilizzo del lavoro agile in questa fase emergenziale dovrebbe essere legato all’andamento della curva dell’epidemia. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli invece ci comunica l’intenzione di emanare una nuova LIUA che conferma le attività da svolgere in presenza stabilite il 13 agosto, lasciando di fatto tutto com’è, nonostante l’aumento esponenziale dei contagi, che non sta risparmiando i nostri uffici.
Se la LIUA del 13 agosto, fissando in maniera tutt’altro che puntuale (come invece prevedeva la norma) le attività da svolgersi in presenza, aveva già creato perplessità, creando anche difficoltà interpretative e disomogeneità nell’applicazione negli uffici, confermarla ora in questo contesto completamente diverso è inaccettabile.
Inaccettabile che venga considerata attività da svolgere in presenza, ad esempio, la segreteria, lo “sdoganamento merci” senza distinguere i vari processi (CD o VM), controlli allo sdoganamento (rientrano in questa voce anche le revisioni dell’accertamento che possono essere tranquillamente svolte da remoto?), alcune protocollazioni, l’analisi dei rischi ed altre numerose attività che abbiamo già svolto in primavera a distanza e nonostante questo l’Agenzia non si è mai fermata garantendo tutti i compiti istituzionali che le sono affidati. Così come è il caso di sospendere da subito le verifiche ispettive d’iniziativa.
Ora non si trattava di tornare alla situazione di marzo, sappiamo che non siamo in lockdown totale e che le attività delle dogane e dei monopoli sono inevitabilmente influenzate dalla circolazione di merci e persone, ma semplicemente di adeguare le attività da rendere in presenza alla nuova situazione.
È del tutto evidente infatti che, se viene stabilito che circa il 75% delle attività sono da svolgere in presenza, qualsiasi percentuale di lavoro agile stabilita dai decreti volti a limitare la diffusione del contagio viene vanificata e non modificherà nella sostanza la presenza negli uffici e le occasioni di contagio, vanificando anche le misure di distanziamento sociale all’interno degli stessi. Con queste premesse, la proposta dell’ultimo minuto fatta al tavolo dall’Agenzia di portare al 60% i giorni di lavoro agile per le poche attività “smartabili” individuate dall’Agenzia stessa, non sposta di una virgola il problema.
Non si tratta nemmeno di essere noi i paladini dello smart working, ma di difendere la sicurezza dei lavoratori nel momento in cui i nostri Direttori dimostrano di appartenere a quella subcultura che ha bisogno della presenza fisica per alimentare il loro senso del potere.
Un atteggiamento che rischia di vanificare anche le buone cose fatte, in tema di screening ad esempio, perché la migliore prevenzione rimane sicuramente quella di evitare le occasioni di contagio, diminuendo la presenza negli uffici e contribuendo così anche a decongestionare spostamenti e trasporto pubblico.
Era inoltre anche necessario un accordo di indirizzo che superasse quello del 3 agosto, che cancellasse il controllo posto in essere nei confronti dei lavoratori in smart working da parte dell’Audit centrale, camuffato da supporto tecnico, che si preoccupasse di implementare le dotazioni informatiche che nella quasi totalità dei casi sono ancora a carico dei Lavoratori, affrontasse la problematica dei permessi orari retribuiti.
Se il lavoro agile non deve subire penalizzazioni giuridiche ed economiche deve essere previsto che tutti gli istituti contrattuali si applicano anche a questa modalità di svolgimento del lavoro.
Invece niente accordi, solo LIUA in una Agenzia che del resto continua a pensare alle stellette e a un sistema di classificazione del personale “gerarchizzato”.
Cambiarci i connotati ad immagine e somiglianza di una organizzazione militare del resto ha delle conseguenze, nei “corpi” militari non c’è obbligo di motivazione dei provvedimenti, le disposizioni vengono date sotto forma di “ordini”, non c’è bisogno dei sindacati. Incomprensibile che qualche sigla sindacale questo lo avalli pure.
USB non riconosce la legittimità di questa nuova LIUA, così come ci è stata illustrata nella riunione, e non staremo con le mani in mano ad assistere a questa follia che espone a maggiori rischi i Lavoratori di quanti di per sé la situazione già comporti.
È arrivato il momento che i Lavoratori facciano sentire la loro voce sulla gestione di questa Agenzia, e non solo in riferimento alla pandemia. Nonostante la difficoltà in questa fase ad usare i tradizionali strumenti sindacali, come le assemblee, troveremo il modo di far sentire la vostra voce mettendo a punto specifiche iniziative sindacali nei prossimi giorni.