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Telecomunicazioni Gruppo Tim Contratto

TIM: RINNOVO II° LIVELLO

Nazionale,

TECNOLOGIA DEL 2000 LAVORATORI DEL 1800

L’accordo sottoscritto il 18 luglio 2019 tra Azienda, Segreterie CGIL, CISL, UIL, UGL e le RSU del Coordinamento Nazionale, è l’atto conseguente degli accordi siglati con Confindustria nel 2018 e 2019, nei quali sono state concordate le linee guida delle relazioni industriali, gli assetti e i contenuti della contrattazione, del welfare, della formazione e delle competenze, per finire alle regole sulla democrazia e rappresentanza sindacale.

Si certifica di fatto:

· La morte del Contratto Nazionale e la frammentazione del Il° livello aziendale. Siglato prima del rinnovo del contratto nazionale, il II livello è stato spezzettato in tanti accordi parziali, in deroga al contratto nazionale: accordo integrativo aziendale, accordo nuovo PdR, UT mancato PdR 2018, UT Solidarietà 2018 e Contratto di Espansione;

· L’azienda non è più impresa. Non tira fuori soldi propri ma assume i nuovi lavoratori con i soldi dei vecchi lavoratori, tramite il contratto di espansione, grande regalo del Governo alle aziende grazie agli sgravi fiscali sui lavoratori assunti e ai contributi risparmiati con la riduzione di lavoro dei lavoratori presenti in azienda;

· Il passaggio, con il misurino e dai criteri oscuri, di livello inquadramentale e da part time a full time, che produce ulteriore mortificazione di ruoli e professionalità lasciate a lavorare a basso costo e che favorisce facili “marchette sindacali”, dati i pochi passaggi disponibili;

· Una formazione erogata da società cogestite azienda-sindacati confederali, già vista in passato ai tempi della cassa integrazione del 2000 ma che deve assecondare servilmente il dogma dell’incontro tra domanda e offerta, del mercato sempre più “dinamico”, che significa solo “flessibile e precario”;

·    La crescita dei fondi aziendali e del welfare che ingrassano sindacati confederali e aziende private;

·    Il tentativo di annientare i sindacati di base usando come maglio il Testo Unico, che dietro parole come “democrazia sindacale” e “prevenzione dei conflitti” nasconde solo sterilizzazione del dissenso e monopolio sindacale.

Con il nuovo corso sindacale niente più lotte e rivendicazioni per salari e diritti ma solo relazioni industriali “ordinate”, così diminuisce sempre più la forza contrattuale dei lavoratori, che continuano a perdere anno dopo anno quelle garanzie faticosamente conquistate nel lungo ciclo di lotte.

Ma USB non si stancherà di mettere in guardia i lavoratori: l’avvento delle nuove tecnologie ristruttura il processo produttivo e inevitabilmente inciderà in profondità sulla concezione del lavoro fino ad oggi conosciuta. La crescente digitalizzazione prospetta un minor bisogno di lavoro umano per le aziende che intendono investire nell’Industria 4.0 come TIM.

Per noi di USB è fondamentale rappresentare una diversa prospettiva di questa innovazione: si può e si deve utilizzare la digitalizzazione non per eliminare lavoratori e sovraccaricare i rimanenti dei costi di questa evoluzione ma per guadagnare tempi e qualità di vita, riportando l’attenzione su temi fondamentali come:

· La riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario;

· Lavorare meglio con un’organizzazione del lavoro efficace;

· Processi che impediscano le varie forme di controllo che le nuove tecnologie consentono;

· Ipotizzare uno studio degli effetti sulla salute all’esposizione continuativa alle onde elettromagnetiche utilizzate dalle tecnologie TLC.