Il 18 febbraio avevamo lanciato un comunicato iniziale sulle elezioni RSU, invitando i lavoratori a fare una scelta di campo e a dar forza alla USB.
In seguito abbiamo continuato il nostro agire sindacale quotidiano, intervenendo nelle varie problematiche di settore e partecipando alle iniziative generali della nostra Organizzazione Sindacale, ultima delle quali, in ordine di tempo, è stato il presidio sotto la Commissione Europea il 23 febbraio.
Le nostre scelte per affrontare la battaglia sulle RSU sono quelle di sempre, fatte di presenza su ogni fronte di rivendicazione di diritti, salario e dignità e siamo lontani mille anni luce dalle miserevoli campagne elettorali fatte di proclami falsi e propagandistici che in questo periodo riempiono le caselle di posta dei lavoratori del MEF.
Abbiamo presentato liste aperte a tutti i lavoratori che si riconoscano nella pratica e nelle scelte sindacali della USB e abbiamo preso l'impegno di costruire insieme a loro un percorso di partecipazione e agibilità che rompa la gabbia entro la quale si vorrebbe relegare la rappresentanza diretta e democratica nei posti di lavoro.
La risposta alla nostra iniziativa è stata tale da permetterci di presentare liste, in tutte le articolazioni del MEF, caratterizzate dalla presenza di candidati che qualificano la pubblica amministrazione come bene comune da difendere e intendono dare un contributo diretto per la riappropriazione dei diritti generali e la difesa dello stato sociale.
Rimaniamo pertanto, anche in questa importante scadenza elettorale, in perfetta continuità con la nostra azione sindacale ed intendiamo allargare il fronte di opposizione e di lotta contro la guerra dichiarata dai poteri economici e finanziari al mondo del lavoro ed ai ceti popolari, per riconquistare la centralità del lavoro e la qualità della vita.
Non è neppure casuale che, in questo periodo pre-elettorale, ci sia una specie di “calma piatta”, funzionale ad oscurare le nefaste conseguenze delle varie manovre economiche e dei provvedimenti legislativi sul lavoro pubblico.
Questo ingannevole clima di tranquillità cloroformizzata, creato ad arte dai sindacati concertativi e collaborazionisti per “accompagnare” i lavoratori nelle cabine elettorali, si trasformerà però in tempesta sociale nei prossimi mesi, quando:
· saranno ancora più visibili gli effetti degli aumenti dei prezzi di beni e consumi di prima necessità che provocheranno impietosamente un ulteriore impoverimento dei salari dei lavoratori, aggravato dal blocco contrattuale;
· saranno ulteriormente ridotte le risorse da destinare al salario accessorio che, in passato, ha assicurato la sopravvivenza alle fasce più deboli dei lavoratori;
· saranno applicate le norme sugli esuberi e sulla mobilità coatta anche nella Pubblica Amministrazione (all'INPDAP e al Ministero della Difesa sono già quantificati);
· saranno attuate definitivamente le odiose norme Brunetta nella Pubblica Amministrazione, compresa la piena operatività dei sistemi di valutazione che dovranno essere funzionali alla selezione dei lavoratori da espellere dal ciclo produttivo.
Abbiamo elencato solo alcuni degli effetti dirompenti prodotti dalle misure economiche e sociali decise dai “nostri” governi, dall’UE e dalla BCE con la complicità attiva o passiva dei sindacati concertativi, che presto investiranno anche i lavoratori del MEF.
E proprio nel nostro Ministero la situazione rispecchia in pieno il quadro generale ed anche la “comunicazione” sindacale è conforme al ruolo giocato dalle varie sigle sindacali in questi anni.
NOI
- insistiamo affinché i lavoratori possano avere la certezza di un salario accessorio equo e dignitoso;
- denunciamo lo sfascio degli uffici periferici provocato dalla soppressione delle ex DTEF e la condizione inaccettabile che vivono quotidianamente i lavoratori delle Commissioni Tributarie;
- chiediamo fortemente di emanare il decreto attuativo di riorganizzazione del MEF, nel quale venga finalmente individuata la nuova organizzazione del lavoro;
- ci battiamo contro il SIVAP sperimentale e contro qualsiasi sistema di valutazione;
- rivendichiamo la soluzione per le aspettative di riqualificazione di quanti sono stati discriminati in quelle famigerate del 2001, firmate da tutti meno che la USB, e il completamento degli ultimi sviluppi economici per coloro che ne sono rimasti esclusi;
- vogliamo un nuovo contratto integrativo che preveda dei profili professionali rispondenti alle mansioni effettivamente svolte, che cancelli le profonde iniquità delle posizioni indennitarie, che codifichi un sistema di progressione economica e professionale per tutti, che dia indicazioni certe su orario di lavoro e di servizio e che ampli gli spazi di relazione sindacale e di partecipazione.
LORO
invece fanno finta di dimenticare le responsabilità del passato e del presente, lanciano una serie di slogan propagandistici e di iniziative estemporanee nel disperato tentativo di nascondere ai lavoratori la reale condizione che li vede agenti assicurativi e quant’altro, promoter finanziari nei Fondi Pensione che speculeranno utilizzando le nostre liquidazioni e responsabili delle firme di accordi, intese e contratti che hanno “brillantemente” determinato in Italia, nel 2009, una retribuzione media del lavoro dipendente che risulta essere la metà rispetto a quella di paesi come Germania e Olanda e comunque agli ultimi posti in Europa in compagnia di Portogallo, Cipro e Slovenia.
Questo non può essere il momento della rassegnazione per i lavoratori del pubblico impiego e la USB rappresenta la sola alternativa, non solo possibile ma anche necessaria, per un sindacato generale e conflittuale che metta in primo piano i bisogni delle lavoratrici, dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati e di tutti i ceti popolari.