Il presidente dell’Inps ha il “vizietto” d’invadere campi che non gli sono propri, mettendo più volte in difficoltà il ministro Poletti, che finora è sembrato poco reattivo di fronte alle uscite dell’economista della Bocconi.
Alcuni giorni fa, in un convegno alla Camera dei Deputati, Boeri ha avanzato la proposta di uniformare per pubblico e privato le fasce di reperibilità in caso di malattia, che, a suo dire, dovrebbero essere almeno di 7 ore al giorno, per permettere controlli più efficienti.
La reperibilità per i lavoratori pubblici è già di 7 ore, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18, mentre per i lavoratori del privato è di 4 ore, dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19. Questa differenza nasce nel 2008, quando, sull’onda di una campagna mediatica senza precedenti contro i lavoratori del pubblico impiego, l’allora ministro per la pubblica amministrazione Brunetta intervenne a diversificare le fasce di reperibilità, con un obbiettivo persecutorio nei confronti dei lavoratori pubblici, prevedendo anche la decurtazione della retribuzione in caso di assenza per malattia.
Ma a Boeri le 7 ore sembrano addirittura insufficienti. Il ragionamento del presidente dell’Inps è più o meno questo – Se sei malato devi stare a casa tutto il giorno oppure in una struttura sanitaria, altrimenti vai a lavorare –. L’economista prestato alla previdenza non solo ignora le necessità primarie di chi vive da solo e non ha su chi contare per la spesa quotidiana o per l’acquisto delle medicine, non solo non tiene conto di determinate patologie, come stati depressivi ed esaurimento nervoso, che necessiterebbero sicuramente di riposo ma anche di movimento all’aria aperta, Boeri vorrebbe poter spedire i medici a casa dei lavoratori ad ogni ora, così, invece di curarsi anche con il riposo, chi è assente dal lavoro dovrebbe restare per l’intera giornata con l’orecchio teso ad ascoltare il suono del citofono.
A nostro parere le fasce di reperibilità vanno sì uniformate, ma riportando quelle previste per il pubblico impiego alla stessa misura di quelle del privato, togliendo oltretutto la decurtazione stipendiale in caso di malattia. Si colpiscano gli abusi, ma i lavoratori pubblici non debbono essere considerati pregiudizialmente delinquenti. Boeri, invece, nel commentare l’attribuzione all’Inps dei controlli medici in caso di malattia dei lavoratori pubblici, misura che dovrebbe essere contenuta nel decreto che il ministro Madia si accinge a presentare e che dovrebbe contenere anche una stretta sui permessi previsti dalla Legge 104/1992, suggerisce al governo misure ancora più restrittive. Non si capisce, per giunta, con quali medici l’Inps garantirà i controlli, se già oggi fa un uso sproporzionato di medici esterni per coprire l’attività legata all’invalidità civile.
Il presidente dell’Inps scalpita, cerca ogni giorno una sempre maggiore visibilità, finendo in molti casi per danneggiare l’immagine dell’Istituto che presiede, per gli effetti mediatici che le sue esternazioni provocano. E Poletti rimane a guardare…