Non manca nessuno, tutti si stanno schierando contro il salario minimo a 9 euro lordi. Le forze politiche sono tutte dalla stessa parte, a parte il Movimento Cinque Stelle che presenta la proposta, dal Pd a Forza Italia, da Fratelli d'Italia alla Lega. Contrari i sindacati e Confindustria che ormai parlano la stessa lingua.
L'Aran nell'audizione alla Camera ha segnalato l'inevitabile aumento della spesa pubblica che deriverebbe dall'aumento contrattuale per i lavoratori in appalto, guardandosi bene dal ragionare sull'internalizzazione del personale che porterebbe enormi risparmi per i bilanci della P.A.
Anche l'ISTAT ha sottolineato i costi del salario minimo per le imprese, trascurando i costi economici e sociali che da anni pagano i lavoratori.
L'OCSE addirittura sostiene che i 9 euro lordi porterebbero il salario minimo in Italia ad un livello superiore a tutto il resto dei paesi occidentali, ma ammette per bocca dell'economista Andrea Garnero che tale soglia “è più elevata della maggioranza dei contratti collettivi esistenti” (Il Sole 24 ore, 18-6-2019).
Preoccupante l'uscita del presidente di Confindustria Boccia sullo stesso giornale quando afferma che “bisogna elevare i salari dei lavoratori italiani, riducendo tasse e contributi”, perché la logica è che gli aumenti salariali devono essere coperti dalla fiscalità generale e devono incidere sulla spesa pubblica piuttosto che sui profitti e le rendite.
Disarmante invece la posizione di Cgil, Cisl e Uil che continuano a sostenere che bisogna salvaguardare l'autonomia contrattuale, dimenticandosi che nei rinnovi contrattuali gli aumenti salariali sono stati vincolati all'indice IPCA*, che ha da tempo sterilizzato ogni possibilità di aumento.
Non c'è un solo interlocutore che abbia il coraggio di prendere posizione dalla parte dei lavoratori. La proposta di legge, che ha appena iniziato il suo iter parlamentare, sembra pertanto destinata ad essere stravolta, soprattutto lì dove indica la soglia dei 9 euro orari come minimo sotto il quale i salari sarebbero fuorilegge.
Il 28 giugno l'Unione Sindacale di Base chiama tutti i delegati ed iscritti a far sentire la propria voce per una legge sul salario minimo con striscioni, sit-in, azioni di denuncia che segnalino la volontà diffusa di alzare i salari nel nostro paese.
Unione Sindacale di Base
*Gli aumenti salariali sono ormai da anni vincolati ad un indice previsionale calcolato sulla base dell'indice armonizzato europeo - IPCA – depurato dalla dinamica dei prezzi energetici importati