In uno scenario di crisi sistemica e finanziaria, che scoraggia buona parte della popolazione mondiale, due avvenimenti entrambi all’insegna del cambiamento hanno caratterizzato positivamente la scorsa settimana il panorama nazionale: la carovana missionaria della Pace 2012 e il recente Forum sindacale mondiale.
Grazie all’impegno di una marea di gruppi laici e religiosi che fanno rete, la 6. edizione della carovana non a caso denominata “I change” si è chiusa a Napoli con un documento ed impegni precisi assunti formalmente dai movimenti della base che si possono così sintetizzare: abolizione della tratta degli esseri umani, salvaguardia della terra contro il disastro ambientale, assunzione immediata di nuovi stili di vita e passaggio indifferibile dal consumismo al “consumo critico”.
Di fatto la carovana ha unito in maniera visibile e perentoria quanti credono nel cambiamento ed hanno perciò deciso di mettersi in gioco, sporcandosi le mani ed offrendo testimonianze non comuni di resistenza e di impegno civile, come nei casi di Scampia (Casa Arcobaleno) e di Castel Volturno (Centro Fernandes).
Pochi giorni dopo a Roma si è svolta la 1. giornata internazionale di lotta per la sovranità alimentare dei popoli promossa dalla Federazione Sindacale Mondiale dal titolo: “Cibo, acqua, medicine, libri e abitazioni per tutti”, alla quale hanno partecipato numerose delegazioni provenienti da varie parti del mondo.
Nel corso del convegno sono emersi tra gli altri dati e statistiche impressionanti quali ad esempio quello della produzione di cereali ed altri prodotti agricoli che potrebbe esser sufficiente a soddisfare i bisogni nutrizionali di una popolazione doppia rispetto a quella esistente oppure quello riguardante il mancato accesso all’acqua per un miliardo di persone sul pianeta, mentre un terzo dei 7 miliardi di esseri umani oggi non può aver accesso ad impianti igienico sanitari di base.
Per non parlare del numero esorbitante di analfabeti presenti nei Paesi in via di sviluppo o delle politiche micidiali adottate dalle aziende multinazionali inerenti il blocco totale o parziale nella produzione di quantità indispensabili di farmaci.
Fino a quando cibo, acqua, libri e medicine continueranno ad essere considerati alla stregua di ignobili merci non sarà possibile uscire dal dilemma strategico di uno sviluppo e di una produzione incessanti, che non portano da nessuna parte perché fini a sé stessi. Del resto, chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un folle oppure forse un economista.
E non si è ancora spenta l’eco di questi due avvenimenti di notevole spessore, gli unici, per la verità, a farci ben sperare in una società più giusta, che siamo costretti a rituffarci nella desolante quotidianità di alcune direttive senza senso emanate sulla base di circolari contraddittorie, di fantasmagorici cruscotti che attestano tutto e il contrario di tutto, di statistiche artefatte a seconda dei casi, di troppi fiancheggiatori che avallano decisioni assunte unilateralmente, di chi dovrebbe rappresentare il personale e invece rappresenta miseramente solo sé stesso e di chi si ostina a pubblicizzare ancor oggi fallimentari fondi pensione.
Insomma di tutti quelli che vogliono farci lavorare di più e non hanno compreso (o non vogliono forse capire) che invece il futuro è nel lavorare TUTTI di meno.