Nel momento in cui l’opposizione dei lavoratori del pubblico impiego, insieme ad una serie di sentenze di tribunali di tutta Italia ed alle norme imposte dalla manovra economica hanno di fatto bloccato l’applicazione della famigerata legge Brunetta, CISL e UIL non perdono l’occasione di andare in soccorso del Ministro amico e firmano un accordo che tenta di superare la clamorosa impasse nella quale versa la riforma nel suo complesso. Invece di “cogliere l’attimo” e pretendere quanto meno un congelamento della riforma in attesa del rinnovo dei contratti, i sindacati collaborazionisti, in grande difficoltà sui posti di lavoro, tentano di gettare fumo agli occhi dei lavoratori rivendicando di aver ottenuto “l’intoccabilità” dei salari accessori, dimenticando il blocco dei contratti ed il congelamento dei salari individuali.
LA FIRMA DELL’ACCORDO EVIDENZIA IN MANIERA INEQUIVOCABILE LA PIENA CONDIVISIONE DEI SINDACATI FIRMATARI DELLA FILOSOFIA E DEI CONTENUTI DEL D.LGS.150.
Nella sostanza, nonostante CISL e UIL millantino nei posti di lavoro di aver bloccato gli effetti economici della riforma Brunetta, quell’accordo mira a far applicare la meritocrazia (le fasce!) per dividere i dipendenti pubblici in buoni e cattivi con pesantissime conseguenze sulle carriere, sulle progressioni economiche nonché sul piano disciplinare.
Infatti il D.lgs.150 prevede:
· secondo l'articolo 23 la presenza per tre anni consecutivi tra i buoni costituisce titolo prioritario per le progressioni economiche;
· l'articolo 24 individua come titolo rilevante per le progressioni di carriera la presenza tra i buoni per tre anni consecutivi;
· per l'attribuzione di incarichi e responsabilità farà fede la professionalità attestata dal sistema di misurazione e valutazione (art.25)
· Infine l’art. 69 dispone il licenziamento in sede disciplinare nel caso di prestazione lavorativa, riferibile ad un arco temporale non inferiore al biennio, per la quale l'amministrazione di appartenenza formula una valutazione di insufficiente rendimento. Cioè stare per due anni tra i cattivi mette i lavoratori a rischio di licenziamento.
Tutto ciò senza considerare che le “eventuali” risorse con le quali dovrebbero essere premiati i buoni, oltre ad ammontare a pochi spiccioli, che potrebbero essere comunque bloccati per effetto del tetto delle retribuzioni, rappresenterebbero un odioso strumento di gestione del personale da parte di una dirigenza che i dipendenti pubblici conoscono fin troppo bene.
L’ennesima dimostrazione da che parte stanno CISL e UIL!
Il D.Lgs.150 non si può emendare, deve essere soppresso!
USB PUBBLICO IMPIEGO SOSTIENE CHE IL DL150 NON PUÒ ESSERE APPLICATO E CONTINUERÀ A LOTTARE NEI POSTI DI LAVORO, NELLE PIAZZE E NELLE SEDI ISTITUZIONALI PER CANCELLARE UNA RIFORMA RIVOLTA CONTRO I DIPENDENTI PUBBLICI E TESA A SMANTELLARE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE!