Si è svolto martedì 31 maggio, presso la Regione Toscana, l'ennesimo incontro tra i rappresentanti dei lavoratori, le istituzioni e la dirigenza della QF, la società che ha acquisito l'ex stabilimento GKN di Campi Bisenzio.
In un primo momento rappresentanti sindacali e RSU si sono confrontati solo con i rappresentanti istituzionali tra cui il presidente della regione Giani e il sindaco di Firenze Nardella. Un pre-incontro richiesto proprio dalla RSU per fare chiarezza rispetto ad alcuni incontri separati tra Borgomeo e la Regione Toscana avvenuti in precedenza e sulle motivazioni alla base dei ritardi in sede Ministeriale sull’annunciato accordo tra Mise, appunto, e la nuova società che ha rilevato la ex GKN.
Evidentemente consapevoli di come si sarebbe svolta la trattativa odierna, Giani e Nardella hanno chiesto "fiducia" ai lavoratori proponendosi come garanti di un percorso su cui non vi è in realtà
alcuna certezza concreta a parte l'accordo quadro firmato a gennaio e i vari annunci di Borgomeo alla stampa o ai tavoli istituzionali. Accordo quadro, tra l’altro, considerato già superato. Infatti, nonostante le promesse e le rassicurazioni, anche in data odierna i "famosi" investitori interessati alla riconversione della fabbrica, non si sono palesati. Questo è il primo dato preoccupante emerso durante la riunione.
Si chiede di credere ad un piano di riconversione sostanzialmente sulla fiducia, senza un piano industriale degno di questo nome ma soprattutto senza conoscere chi materialmente porterà avanti questo processo.
La presenza al tavolo dell'avvocato e ragioniere Manzini presentato come rappresentante della cordata interessata ma in realtà semplice consulente senza alcuna delega formale, non ha fatto altro che esacerbare ulteriormente il clima e aumentare le preoccupazioni. Tutto ciò al di là della sua esposizione farcita di buone intenzioni e progetti innovativi per il futuro dello stabilimento.
In realtà l’unico argomento concreto portato al tavolo dall’azienda era quello della cassa integrazione. La richiesta di firmare 24 mesi di ammortizzatore sociale per “transizione” senza avere prima nulla in mano.
Una richiesta che è stata respinta con forza da tutti i soggetti sindacali presenti a partire dalla RSU.
Prima il piano industriale, prima la presentazione degli investitori, prima adeguate garanzie e penali e solo dopo la firma della cassa integrazione. Questa è stata la posizione unitaria.
In questa partita si inserisce anche la volontà di Stellantis di mettere le mani, in tempi brevi, sui semiassi già prodotti e che si trovano ancora all'interno dello stabilimento.
Evitando ancora una volta di scoprire le carte, Borgomeo, sostenuto dalle istituzioni, ha deciso di superare lo stallo presentando richiesta di proroga della cassa integrazione ordinaria fino a fine luglio. Data in cui dovrebbe formalizzarsi l’ingresso di questi nuovi investitori nelle quote societarie di QF. In definitiva l’incontro è stato ancora un nulla di fatto. L’ennesimo rinvio.
Come USB giudichiamo inaccettabile questa ulteriore proroga, la quinta, della cassa integrazione senza che ci sia ancora chiarezza da parte di tutti gli attori in campo.
A poco servono le roboanti dichiarazioni di Borgomeo durante l'incontro su garanzie occupazionali, investimenti milionari nella riconversione e serietà e della solidità sua società.
Siamo convinti che ulteriori rinvii serviranno solo a confermare la nostra tesi. Il tentativo di portare avanti una delocalizzazione dolce evitando lo scontro diretto e incanalando la conflittualità sindacale all’interno di innumerevoli tavoli, incontri e proroghe della cassa integrazione.
USB Lavoro Privato