C’era una volta, non tantissimi anni fa, un grande e consolidato ed organizzato impero, i cui confini si estendevano a perdita d’occhio fino al mare.
La sua vera magnificenza era testimoniata dal fatto che, sia pure con fastidiose lungaggini, esso riusciva sempre a soddisfare le esigenze di tutti i suoi sudditi. Un triste giorno venne però sciolto il consiglio e nominato un nuovo imperatore la cui unica, testarda e curiosa preoccupazione era quella di apparire.
Furono perciò chiamati a corte quattro sarti, da regioni impervie e sconosciute, con il compito di cucirgli un abito su misura che poteva essere visto soltanto da persone intelligenti e indottrinate.
Da quel momento, cortigiani silenti ed imbelli dignitari, ciambellani vanitosi ed improvvisati consiglieri, tutti facenti parte della sua corte bislacca, iniziarono a sgomitare per ingraziarsi la maestà imperiale, sperticandosi in lodi folgoranti e svenevoli commenti sull’abito indossato, pur di avere un pezzo di torta in più. Ringalluzzito da così tanta sottomissione, il nuovo imperatore decise, nella sua infinità bontà, di rivolgere le proprie attenzioni al popolo e, con un primo editto digitale, furono eliminate le code per il pane semplicemente eliminando il pane.
Bolle imperiali e salvacondotti obbligatori si moltiplicarono in favore dei sudditi, ma questo non bastò a rassicurarli ed essi cominciarono anzi a porsi strambe domande anche sul futuro dei loro figli.
Fu perciò emanato un secondo fantasmagorico editto che parlava di una nuova cultura da diffondere subito tra i sudditi più giovani perché essi non risultavano sufficientemente addomesticati. Proprio non capivano.
Senza scomporsi ed avendo naturalmente a cuore la loro sorte, l’imperatore si azzardò ad intraprendere il nuovo percorso mettendo la testa fuori dal palazzo. Nella prima delle scuole dell’impero, la voce fresca e scintillante di un bambino non si fece attendere, impertinente: “Ma non vedete che l’imperatore è nudo? Non ha proprio nulla addosso!!! E ha pure scambiato questo palazzo per la sua camera da letto!!!”.
Dopo un interrogativo silenzio, urla, fischi e risate subissarono l’imperatore e la sua corte strampalata, mentre i sarti profittarono della confusione per darsela a gambe levate con un gruzzolo accumulato e di loro non si ebbero più notizie. Il fatto che qualcuno avesse osato proferire parola sulla neo cultura imperiale venne però considerato un atto temerario di lesa maestà, che non poteva certo restare impunito. Furono perciò chiamate le guardie, non per i ladri, ma perché qualcuno aveva detto la verità. Semplicemente e candidamente, solo la verità. Essa tuttavia si propagò in maniera umile e inarrestabile. Fu come un contagio che spazzò via insieme parassiti e malfattori, complici e ciarlatani, mentre nelle venti regioni dell’impero ci si chiedeva come tutto questo era stato possibile…
Chissà mai come si fa a realizzare il niente con il niente, a propinare così tante menzogne tutte insieme, a impacchettare una bella scatola priva di contenuti.
Quel bambino che abbiamo serbato dentro ciascuno di noi, tiriamolo fuori ora con coscienza e coraggio, per mettere in fuga mille bugiardi con una sola verità.
Coordinamento regionale USB INPS Lazio