Con una corposa denuncia di quasi 60 pagine l’USB il 26 maggio 2020 segnalava per prima, a diverse Procure del paese tra cui Roma, Torino, Milano, Bologna, Piacenza e, in particolare, Bergamo e Brescia, le gravi omissioni e le tante irregolarità che pazienti, lavoratori e cittadini avevano rilevato nella gestione dell’emergenza Covid-19.
Finalmente, dopo una lunghissima indagine condotta dalla Procura di Bergamo per quasi tre anni, vengono ora alla luce fatti e circostanze che denunciammo con forza, arrivando ad organizzare uno sciopero generale nel marzo dello stesso anno, sciopero per il quale fummo finanche sanzionati dalla Commissione di Garanzia.
Nella nostra denuncia, firmata da Asia USB e USB Pensionati e curata dall’avvocato Vincenzo Perticaro, segnalavamo:
- il ritardo del governo italiano nell’approntare un piano per affrontare l’emergenza, diffuso a fine febbraio pur avendo contezza della situazione fin dal 22 gennaio, e il susseguente uso eccessivo di provvedimenti normativi e amministrativi anche in contrasto tra loro;
- i rischi e il totale abbandono subiti dal personale sanitario, dai trasportatori e da tutti i lavoratori della produzione e della distribuzione che non si sono mai fermati durante l’emergenza;
- le responsabilità penali causate da errori e manchevolezze che avrebbero potuto limitare il contagio, i ricoveri, le vittime;
- la mancanza e/o l’inadeguatezza dei piani regionali di emergenza per il contrasto all’epidemia;
- le responsabilità di quanto accaduto in Lombardia, dove a causa della totale mancanza di DPI la Regione ha dato la precedenza agli ospedali lasciando indietro le RSA, che hanno pagato il prezzo più alto in termini di vite umane, soprattutto a causa della decisione della stessa Regione Lombardia di ricoverare persone positive al virus SARS-CoV-2 nelle RSA, senza predisporre adeguato isolamento;
- le responsabilità della speculazione su tutti i prodotti basici necessari ad affrontare l’emergenza: alcol, guanti, mascherine, DPI in genere.
E chiedevamo:
- l’acquisizione e/o il sequestro di tutte le cartelle cliniche detenute all’Istituto Superiore della Sanità che erano il presupposto dei dati indicati ogni giorno in conferenza stampa;
- i provvedimenti di nomina dei numerosi consulenti componenti delle varie task force governative che hanno più volte generato solo caos con interventi spesso contraddittori;
- l’acquisizione delle assurde circolari ministeriali con le quali in modo assolutamente immotivato il Ministero della Salute si “raccomandava” di non eseguire autopsie sui pazienti deceduti.
La notizia dei 19 indagati riportata dai media è il segnale che l’azione legale, così come le tante azioni che l’USB e migliaia di cittadini e lavoratori misero in campo in quei mesi drammatici, ha finalmente trovato ascolto. Ora c’è bisogno che questa vicenda diventi una occasione per riaprire la discussione sulla difesa e il rilancio del sistema sanitario pubblico in un’epoca nella quale la Legge di Bilancio prevede, invece, una riduzione della spesa sanitaria.
Unione Sindacale di Base