Sta volgendo ormai al termine questa lunga estate anomala caratterizzata da tante e spesso inconcludenti riunioni – che qualcuno furbescamente vorrebbe spacciare per trattative – sui progetti locali.
Talvolta il caldo può dare alla testa e questo potrebbe spiegare i toni scompostamente aggressivi dell’odierno comunicato Cisl che, intervenendo a sostegno del proprio delegato provinciale di particolarmente tracotanza, ne amplifica strumentalmente falsità e contraddizioni. Chiariremo di seguito alcuni punti, anticipando fin d’ora che non replicheremo ulteriormente.
Negli incontri svolti finora si è ripetuto lo stesso identico copione: la presentazione di un pacchetto di obiettivi preconfezionato dalla Direzione Generale e dalla Direzione Regionale o dalla Direzione di Coordinamento Metropolitano, sul quale non è stato possibile alcun tipo di variazione. Le poche proposte di modifica, presentate nel tentativo di rivendicare il tanto decantato diritto alla trattativa locale, sono state sistematicamente depennate, quasi a ribadire la condizione di subordinazione dei sindacati all’Amministrazione. La valorizzazione delle RSU è palesemente una falsità e una presa in giro.
In ogni incontro USB ha ribadito la tardività dell’avvio della trattativa e la scelta di tempo sbagliata dell’anno 2023 – caratterizzato da assunzioni e mobilità - per avviare i progetti locali, per i quali si richiede di lavorare di più per gli stessi compensi del 2022, al netto del piccolo aggiustamento sul quale scaltramente si appoggia la Cisl per intorbidire le acque.
Per sgombrare il campo da dubbi chiariamo subito – nuovamente - che abbiamo firmato il CCNL 2019-21 che conteneva i progetti locali, a causa del famigerato e antidemocratico articolo – voluto proprio da certi sindacati e non dalla legge – che costringe alla firma per poter essere presenti ai tavoli di trattativa aziendale, dai quali altrimenti si viene esclusi, solo per garantire ai lavoratori la migliore tutela possibile, come da loro stessi sollecitato. Una norma antidemocratica e fascista, perché scientemente mira ad escludere ogni forma di dissenso al solo scopo di ostacolare ogni voce fuori dal coro, impedendo a chi non sottoscrive il contratto di esercitare appieno la sua funzione nonostante sia in possesso del requisito della maggiore rappresentatività.
Abbiamo firmato il contratto integrativo INPS 2022-23 che assicura oltre 6000 passaggi orizzontali ribadendo in una nota a verbale la nostra contrarietà ai progetti locali e alle schede individuali. Durante le lunghe trattative nazionali, abbiamo chiesto più volte di soprassedere dall’applicazione della norma sui progetti locali nel 2023 e di riservarci i primi mesi del 2024 per la trattativa locale, anche in considerazione del fatto che sono trascorsi più di sette mesi dall’inizio dell’anno e i parametri di misurazione degli obiettivi per l’incentivo mettono già a dura prova i lavoratori del territorio, allo stremo per carenza di personale e formazione dei neoassunti.
Qualcuno ha parlato di necessaria applicazione delle norme sui progetti locali a causa di non ben identificati rilievi ministeriali sull’argomento. Non abbiamo avuto notizie in merito e peraltro i progetti locali sarebbero previsti dal lontano 2018 ma non hanno finora trovato applicazione in Inps, senza che alcun dirigente o sindacalista sia stato sanzionato per questo. Come spesso avviene, sono le reali volontà delle parti e i rapporti di forza a determinare il destino di certe norme contrattuali.
Da evidenziare che se tutte le OO.SS. presenti al tavolo nazionale avessero deciso, in sintonia con il volere dei lavoratori, di non firmare nessun accordo locale, lasciando le RSU libere di fare altrettanto senza condizionamenti, oggi non ci sarebbero nuovi obiettivi da raggiungere e i lavoratori avrebbero accesso allo stesso compenso incentivante del 2022. Non sta in piedi nemmeno l’alibi che, con la firma, si evita che i possibili compensi rientrino direttamente al Fondo delle Risorse Decentrate, perché la delibera 240/2022 del CdA, riferimento per il CCNI 2022-23, prevede che in caso di mancato accordo locale la competenza della trattativa passi al tavolo nazionale.
Ma andiamo più nello specifico.
Per l’ulteriore sforzo lavorativo richiesto dai progetti locali non è previsto alcun vero stanziamento economico aggiuntivo: ad essi è destinato il 20% di quello complessivamente previsto per l’incentivazione. Rispetto ai circa 22 milioni di euro assegnati ai progetti locali, l’aumento complessivo di meno di 3 milioni è una foglia di fico legata ad altri fattori e non c’è evidentemente nessuno stanziamento aggiuntivo specifico per i progetti locali. Segreto di Pulcinella o bugia con le gambe corte?
Nell’ambito di un quadro generale imbarazzante e contraddittorio, la scelta della regionalizzazione degli obiettivi comuni ha almeno il merito di tentare di limitare i danni e di valorizzare collaborazione e solidarietà come elementi fondanti di una buona organizzazione del lavoro a livello metropolitano o regionale, anche se riteniamo d'obbligo rilevare che così viene meno l'idea di favorire l'autonomia dell'attività sindacale nelle sedi, svilendo quindi la capacità di trattativa delle RSU. La solidarietà regionale sposta ad un altro livello la trattativa, svuotando di contenuti quelle che dovrebbero essere trattative locali.
Infine, per prendere seriamente in considerazione ed avviare una trattativa sulle proposte presentate, sono mancati alcuni dati fondamentali che ci avrebbero permesso un esame più approfondito dei progetti. Oltre al già evidenziato ritardo, in molti documenti i dati forniti sono incompleti, nonostante le nostre ripetute richieste di integrazione, non permettendo un’analisi approfondita sulla fattibilità del progetto.
Non sappiamo quanti lavoratori verranno davvero coinvolti in questi progetti e quanto questo peserà o confliggerà sul raggiungimento degli obiettivi di produzione per l’incentivo speciale e ordinario, di più elevata importanza economica.
In conclusione, il nostro NO è stato attentamente ponderato dopo le necessarie consultazioni con i lavoratori e le strutture sindacali delle sedi.
Se, anziché soccombere sotto il peso delle pressioni dell’amministrazione, le altre OO.SS. avessero fatto un fronte comune con noi, affrontando il problema dei progetti locali senza paletti ideologici, oggi forse saremmo davanti ad una vittoria dei lavoratori invece che al consueto imbarazzante pasticcio.
USB INPS