Con il messaggio 1641 del 29/01/2014, la circolare n°17 del 30/1/2014 ed il cosiddetto Piano Industriale si va delineando, salvo ulteriori approfondimenti, ed in attesa del nuovo Ordinamento dei Servizi, la struttura organizzativa dell’INPS “integrato”.
Da questa serie di provvedimenti emerge con chiarezza che, all’interno della nuova riorganizzazione, la Dirigenza ha trovato ampia garanzia per il mantenimento delle proprie posizioni e le conseguenti attribuzioni di incarico, sia di primo che di secondo livello, salvo qualche mal di pancia.
Secondo questa scelta di fondo si sta infatti procedendo con l’istituzione di nuove Direzioni Centrali, sdoppiando e separando funzioni, e prevedendo almeno 12 Incarichi Specifici relativi a “progetti a termine”, anche a costo di determinare una serie di duplicazioni.
Al contrario, i lavoratori delle aree sono alle prese con la soppressione e/o accorpamento di processi e linee di attività e con il continuo aumento dei livelli di produzione da cui, per altro, scaturiscono anche i trattamenti incentivanti della dirigenza che si aggiungono ad una retribuzione che ha ormai perso qualsiasi rapporto giustificabile con quella del personale.
E’ vero che grazie a quel sant’uomo di Brunetta non dobbiamo più preoccuparci dell’organizzazione del lavoro, che ricade solo sulla responsabilità dell’amministrazione, ma è inaccettabile che le organizzazioni sindacali non abbiano ricevuto alcuna informazione preventiva sullo spostamento dei lavoratori, conseguente alla nascita di queste nuove direzioni o “strutture dirigenziali a termine”, senza alcuna garanzia sul rispetto della loro professionalità presente e futura.
Non è accettabile, ancora di più, il fatto che l’amministrazione se la canti e se la suoni da sola anche sul numero delle posizioni organizzative attribuite per il funzionamento di tali “incarichi speciali” e “progetti a termine”, che in fondo servivano solo alla salvaguardia della Dirigenza.
Abbiamo chiesto pertanto all’amministrazione di convocare un incontro, per poter fare chiarezza su quanto sta avvenendo ed impedire, nel silenzio assordante di tutti gli altri, che il fondo incentivante dei lavoratori venga utilizzato come un bancomat, scaricando i costi di “questa integrazione” sui lavoratori delle aree.