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Comunicati Lavoro Pubblico

ISPRA: TRATTATIVA A MOMENTO CRUCIALE. 15 GENNAIO ASSEMBLEA CITTADINA -dall'11/1 al 20/1-

Nazionale,

Segui la diretta web al link: www.it.justin.tv/precariispra La Rassegna video RdB: www2.rdbcub.it/rassegna_video_20091124_rm_Precari_ISPRA.htm Il sito dei precari Ispra: www.nonsparateallaricerca.org/ital1.htm

Comunicati e notizie precedenti: vedi Notizie correlate a fondo pagina


ISPRA: USI RDB, RIBADIAMO DISPONIBILITA’ A CONFRONTO E VOLONTA’ AD ARRIVARE A UN’INTESA


“In relazione alle dichiarazioni del Ministro Prestigiacomo sulla vicenda ISPRA ci sentiamo di ribadire la nostra disponibilità al confronto e la nostra volontà di arrivare ad un’intesa”, dichiara Cristiano Fiorentini, della Segreteria Nazionale di USI/RdB Ricerca.

“Prova ne è che proprio oggi abbiamo inviato al Ministero e all’ISPRA i contenuti che a nostro avviso potrebbero portare ad una soluzione positiva della vertenza. I punti fondamentali sono il mantenimento in servizio di tutto il personale precario e l’avvio di un percorso che porti alla trasformazione dei contratti parasubordinati in contratti a tempo determinato, che meglio rappresentano i rapporti di lavoro in essere. Poi, quando l’Ente avrà finalmente una mission ben definita, riteniamo indispensabile che si arrivi ad un piano triennale di assunzioni”.


“Teniamo inoltre a precisare - concludeil dirigente sindacale  - che coloro che stanno conducendo la protesta sono lavoratori con eccellenti professionalità ed un attaccamento al lavoro tali da portarli durante l’occupazione ad intervenire per risolvere situazioni problematiche come il ritrovamento, l’8 dicembre scorso, di uno squalo sulla spiaggia di porto Empedocle, solo per fare un esempio”.

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ISPRA: TRATTATIVA A MOMENTO CRUCIALE. USI/RDB, SI FORMALIZZINO LE NOSTRE RICHIESTE IN UN PROTOCOLLO D’INTESA

VENERDI’ 15 GENNAIO ASSEMBLEA CITTADINA SU RICERCA PUBBLICA, PRECARIETA’ E TUTELA DELL’AMBIENTE
Roma, sede ISPRA via Casalotti 300 – ore 10.30

La trattativa ISPRA è giunta ad un momento cruciale. In seguito al tavolo tecnico che si è tenuto lunedì 11 gennaio, a cui hanno preso parte il Ministero dell’Ambiente, la struttura commissariale, il Ministero della Funzione Pubblica e le organizzazioni sindacali, si prospetta l’ipotesi di un accordo: “Effettivamente nella seduta di lunedì abbiamo riscontrato delle aperture da parte del Ministero in relazione ai punti che per USI/RdB Ricerca sono fondamentali”, riferisce Cristiano Fiorentini della Segreteria Nazionale di USI/RdB Ricerca. “La formalizzazione di quei punti in un protocollo d’intesa per noi potrebbe essere una soluzione adeguata. E’ chiaro che tutto dipende dai contenuti, infatti non bisogna solo risolvere il problema contingente dei licenziamenti, ma dare una prospettiva vera a questi lavoratori”.

“La vertenza ISPRA comunque ha evidenziato come la questione precarietà nella Ricerca è ancora tutta aperta - continua Fiorentini - e il Governo deve trovare gli strumenti adeguati ad affrontarla, strumenti che certamente non sono quelli di cui si è dotato in questo inizio di legislatura. È un fatto di scelte, se si destinano 2 miliardi alla ricerca delle imprese e si tagliano i bilanci degli Enti Pubblici di Ricerca vuol dire che non si intende investire sulla ricerca pubblica e sulle professionalità che, pur in una condizione di grande precarietà, consentono da anni a questi enti di svolgere un ruolo fondamentale nel nostro Paese”.

“Di Ricerca Pubblica e di precarietà, ma anche di tutela dell’ambiente, di crisi e di lavoro, parleremo nell’assemblea cittadina che si svolgerà venerdì 15 gennaio dalle ore 10.30nella sede ISPRA di via di Casalotti 300, a cui invitiamo tutti gli esponenti delle istituzioni, del mondo scientifico e accademico, delle associazioni ambientaliste, i lavoratori precari e la cittadinanza tutta”, conclude il dirigente di USI/RdB Ricerca.

 

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SIAMO TUTTI PRECARI DELL’ISPRA

La vicenda dell’ISPRA è ormai giunta ad un momento cruciale. Dopo l’incontro avuto da USI/RdB con il Ministro Prestigiacomo si è aperto un tavolo tecnico per studiare le possibili soluzioni alla vertenza.


L’ISPRA rappresenta solo la punta dell’iceberg. Gli enti di ricerca e le università continuano ad essere piene di lavoratori precari che consentono alla ricerca pubblica di andare avanti ed in cambio hanno un presente ed un futuro all’insegna della precarietà sul lavoro e nella vita. Lavoratori che sono stati esclusi dagli insufficienti provvedimenti del Governo Prodi e che continuano a non avere risposte dal Governo in carica. I processi di riordino che sono in vista per molti enti non lasciano tranquilli, soprattutto se si guarda alla vicenda ISPRA che ha preso il via proprio dalla riorganizzazione.


Mentre si continua a finanziare la ricerca privata, è di pochi giorni addietro la notizia dei due miliardi elargiti alle imprese dal Ministro Scaiola per i "contratti di innovazione tecnologica", gli Enti Pubblici di Ricerca vedono costantemente ridotti i propri budget mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro precari e il futuro della Ricerca Pubblica.

CONTINUA IL PROCESSO DI SMANTELLAMENTO DELLA RICERCA PUBBLICA.
COLORO CHE PAGANO IL PREZZO PIÙ ALTO SONO I LAVORATORI PRECARI.
OGGI È L’ISPRA, DOMANI A CHI TOCCHERÀ?




Per questi motivi la vertenza ISPRA è ormai diventata la vertenza di tutti. Di tutti coloro che credono che la ricerca pubblica sia un patrimonio del Paese. Di tutti coloro che combattono la precarietà. Di tutti coloro che credono che tutti abbiano diritto a costruirsi una vita ed un futuro non a tempo determinato. Di tutti coloro che hanno un’idea di giustizia sociale e di equità.
È la vertenza di tutti noi.


Dobbiamo aggregarci e ricostruire un fronte compatto che metta insieme le vertenze aperte in altri enti di ricerca e ne apra altre mille laddove si assiste con rassegnazione alla cancellazione delle ricerca pubblica ed al licenziamento dei precari.

PER DISCUTERE SU QUESTI TEMI E ORGANIZZARE IL RILANCIO DELLE LOTTE

CONTRO LA PRECARIETÀ E PER LA DIFESA DELLA RICERCA PUBBLICA.

VENERDÌ 15 GENNAIO ALLE ORE 10,30

ASSEMBLEA CITTADINA ALL’ISPRA

Via di Casalotti 300 (bus 146 da Battistini)
USI/RdB Ricerca organizza un pullman che partirà da Piazzale Aldo Moro alle ore 9,00



Roma, 11 gennaio 2010

(in allegato scarica il volantino e il manifesto)

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Comunicato del 15 gennaio 2010

ISPRA:ASSEMBLEA CITTADINA GREMITA
USI/RDB, TAPPA IMPORTANTE PER UNIFICAZIONE DELLE LOTTE
PRESTO SCIOPERO DELLA RICERCA

Galleria fotografica a cura di RdB MEF


Si è tenuta questa mattina a Roma l’assemblea cittadina sui temi della Ricerca Pubblica, della precarietà e della tutela dell’ambiente indetta dall’Usi/RdB Ricerca presso l’ISPRA di via di Casalotti 300, sede dell’Istituto e luogo simbolo della lotta che vede i lavoratori al 52° giorno sul tetto.

L’assemblea si è svolta in un’aula gremita, che non è riuscita a contenere le oltre 300 presenze fra lavoratori precari della Ricerca, della Scuola e dell’Università, esponenti politici, dell’arcipelago ambientalista e di tanti comitati e cittadini romani che da subito hanno dato solidarietà alla battaglia contro i licenziamenti ISPRA e per la ricerca pubblica.

Obiettivo dell’iniziativa, oltre a riaffermare il sostegno ai lavoratori ISPRA,  è stato quello di unificare le lotte, a partire dai precari della ricerca per estenderle a tutti i settori della conoscenza ed in lotta contro la precarietà, con la consapevolezza che in gioco non ci sono solo dei posti di lavoro ma il futuro di tutto il Paese

“L’assemblea di oggi – sottolinea Cristiano Fiorentini, della Segreteria Nazionale Usi/RdB - rappresenta una tappa di un percorso che ha come obiettivo immediato la costruzione dello sciopero degli Enti di Ricerca, per il quale abbiamo concluso le procedure di conciliazione, attraverso il rilancio delle vertenze locali e di momenti di aggregazione e di confronto sulle questioni relative al sistema della formazione e della Ricerca Pubblica, guardando con estrema attenzione a tutte le alle altre vertenze che coinvolgono lavoratori italiani e migranti. Un ulteriore momento di questo percorso sarà l’organizzazione di un convegno internazionale sul ruolo e la funzione della Ricerca Pubblica nel nostro paese e nel panorama internazionale”, conclude il dirigente sindacale.

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RASSEGNA STAMPA dall'11 gennaio 2010


20 gennaio 2010 - La Repubblica

Precari Ispra, due mesi sul tetto "Non chiediamo la luna ma lavoro"
Oggi incontro decisivo dei ricercatori con il governo Cinquantanove notti all´aperto per tornare al contratto da poco più di mille euro al mese
di ROBERTO MANIA

ROMA - Sul tetto si prepara l´ultima notte. Forse. Ne sono già passate cinquantotto. Due mesi di protesta senza precedenti per chiedere di tornare a essere precari a tuttotondo; per avere la "sicurezza" di un contratto co. co. co. a poco più di mille euro al mese, non un contratto a tempo indeterminato. Paradossi di una storia tutta italiana nella quale l´unico ente pubblico che fa ricerca e controlli sull´ambiente (l´Ispra) avrebbe voluto sbarazzarsi nel silenzio di oltre 400 suoi ricercatori, proprio mentre il mondo scommette sulla green economy per uscire dalla grande recessione. Ma il 24 novembre i ricercatori, da più di un decennio precari e ormai ex giovani, sono saliti sul tetto e non sono ancora scesi. Potrebbero farlo oggi, se l´incontro al ministero dell´Ambiente finirà con l´impegno a confermare i contratti scaduti.
La palazzina dell´Ispra, una costruzione anni cinquanta disegnata da un architetto romano prestigioso come Ugo Luccichenti e immersa nel verde del parco della Cellulosa in via di Casalotti, estrema periferia nord occidentale della Capitale, non è occupata. Si entra senza problemi, basta lasciare un documento in portineria come in qualsiasi ufficio. Poi si sale al terzo piano, sul tetto della protesta, 200 metri quadri circa. «Non potevamo rischiare un´imputazione per interruzione di pubblico servizio. Avremmo compromesso i nostri prossimi concorsi», spiega Marco Matiddi, biologo, uno dei componenti del nocciolo duro che ha dato il via alla protesta. Protesta moderna, post-industriale, e tanto mediatica, pensata e attuata dopo la salita sulla gru degli operai dell´Innse di Milano. D´altra parte quelli dell´Ispra sono diventati esperti del ramo: si inventarono il ricercatore-lavavetri ai semafori, e poi l´esecuzione pubblica del ricercatore, fino alla rottamazione del ricercatore. Ma nulla come il tetto ha attirato l´attenzione. Di loro si è occupato anche l´austero Financial Times. «Abbiamo pensato che il tetto fosse il palcoscenico più adatto», dice Michela Mannozzi, rappresentante delle RdB, il sindacato di base che tra questi ricercatori non teme la concorrenza delle tre grandi confederazioni. Anzi. Qui, tra laureati, dottori in ricerca, tecnici di laboratorio, sventolano solo le bandiere delle RdB.
Da due mesi - Natale e Capodanno compresi - si dorme sul tetto. Lo si fa a turno, a gruppi di almeno una decina di persone, donne e uomini. Marco Pisapia: «Abbiamo rinunciato alla vita normale»; «una vita sospesa», per Salvatore Porrello.
All´inizio tutti dentro le tende, poi, con il grande freddo di inizio anno, si è "occupata" anche una stanza che viene liberata senza deroghe alle sette le mattino, quando arrivano le donne delle pulizie. Perché nella palazzina si continua a lavorare e chi vuole lo può fare anche sul tetto con il pc portatile. Si studia, sul tetto: ci sono stati corsi di statistica di base, sulla gestione del sistema di qualità in laboratorio. Si è costituito un governo, ma - precisano - senza presidente del Consiglio. Ciascuno ha una delega: l´alimentazione, la comunicazione, le finanze. È stato tirato su un gazebo, donato dal Parco della Cellulosa. Lì sotto trascorre la giornata, dalla prima colazione al cineforum serale. Qui da due mesi non si guarda la tv. C´è un gruppo elettrogeno per quando salta la corrente, le stufe per riscaldare e anche le ricetrasmittenti e le bombole del gas. Una webcam fissa mantiene il collegamento tra il tetto e il mondo di fuori.
«È la prima volta - dice Simone Canese, iscritto alla Cgil - che i ricercatori ci mettono la faccia. Prima il precario non si lamentava mai. Piano, piano ha preso coscienza...E ora, va detto, non chiediamo la luna! Chiediamo cose ragionevoli. Non una sanatoria, non l´assunzione di tutti a tempo indeterminato. Chiediamo quello che è già possibile con i normali atti amministrativi». Non è un problema di mancanza di risorse perché in buona parte le ricerche sono finanziate dai committenti. Che le affidano, dopo le gare, solo a ricercatori di qualità.
Questa, nata dopo gli anni Settanta, è una generazione che si accontenta. E verso la quale è scattata una inedita forma di solidarietà. C´è stata una fiaccolata lungo le vie del quartiere, il comitato "Casalotti libero" (dal traffico) ha fornito spesso il pranzo, ci sono state le famiglie (quelle del welfare protettivo degli anni Settanta) a scendere in campo. E poi le istituzioni locali (Regione e Provincia), i partiti e i sindacati. Ma solo oggi si capirà cosa vuol farne il governo di questi ricercatori precari, ex giovani.


19 gennaio 2010 - Corriere.it

MERCOLEDì VERTICE AL DICASTERO DELL'AMBIENTE
Precari dell'Ispra verso un accordo, dopo 55 giorni pronti a scendere dal tetto
Si profila un'intesa col ministero: sì alla continuità dei contratti, ma slitta la stabilizzazione di 430 ricercatori
di Carlotta De Leo

ROMA - I precari dell’Ispra si preparano a smontare le tende. Se tutto andrà bene, infatti, tra poche ore terminerà l’occupazione del tetto dell’Istituto superiore per la ricerca ambientale. Tutto dipenderà dall’incontro al ministero dell’Ambiente fissato per mercoledì alle 12: è lì che i tre commissari dell’Ispra presenteranno un protocollo d’intesa per la risoluzione della vertenza. «Se terranno in considerazione le nostre proposte scenderemo presto dal tetto», assicura Michela Mannozzi, coordinamento precari Ispra dell'Usi-Rdb Ricerca, una delle più attive nella protesta.
NOTTI AL FREDDO – Dopo 55 giorni e notti al freddo (feste comprese), i precari dell’Ispra sembrano essere ottimisti. «Ci hanno convocato al ministero – dice ancora la Mannozzi – e ci aspettiamo che sia l’incontro risolutivo. Dopo il tavolo tecnico dell’11 gennaio abbiamo consegnato un documento che sintetizzava le nostre richieste». La posizione dei precari è quindi nota, non solo ai commissari dell’Ispra, ma anche ai rappresentanti del ministero dell’Ambiente e della Funzione Pubblica che saranno presenti all’incontro di mercoledì.
STRADA A TRE TAPPE – Nel documento, spiega la Mannozzi, «abbiamo disegnato una strada a tre tappe per risolvere la vertenza che riguarda 430 ricercatori precari. Come primo passo – aggiunge – vogliamo la continuità contrattuale. Oggi, anche quando si tratta della stessa linea di ricerca, ci obbligano a stare fermi per 7 o 8 mesi tra un contratto e l’altro. Ogni volta dobbiamo aspettare un nuovo bando, la nuova selezione e il vaglio della Corte dei Conti». Il secondo passo riguarda, invece, la trasformazione dei contratti: «Basta con i Co.co.co e con gli assegni di ricerca – dice la Mannozzi – che ci relegano alla figura di collaboratore. Vogliamo bandi per contratti a tempo determinato per conquistare lo status di dipendente. E ovviamente deve essere chiuso il rubinetto: prima va stabilizzata la situazione interna e poi si può pensare di prendere altri precari dall’esterno». L’ultima tappa, infine, riguarda il turn-over: «Ci sono almeno 180 dipendenti dell’Ispra che andranno in pensione nel 2010. I posti vacanti dovranno essere assegnati con bandi a tempo indeterminato», spiega Mannozzi. Su questo punto, l’accordo con i commissari sembra già acquisito.
FINE DELLA PROTESTA – In assenza di sorprese dell’ultima ora, il ministero dell’Ambiente sembra pronto a chiudere la partitae, di conseguenza, i precari dell’Ispra scenderanno presto dal tetto. Si profila dunque una vittoria importante, anche se non completa. «Ci era stato chiesto di rimanere all’interno della normativa – conclude la Mannozzi – e non abbiamo potuto chiedere la stabilizzazione tout court dei 430 precari perché la crisi non permette nuove assunzioni a tempo indeterminato. Ma ci batteremo ancora».


19 gennaio 2010 - La Repubblica

Precari Ispra, da due mesi sul tetto picchetto-simbolo per la ricerca
Domani incontro decisivo: a rischio 170 lavoratori Il sindacato: non c´è la volontà politica di salvaguardare il comparto della ricerca scientifica nel suo insieme
di DANIELE AUTIERI

Roma - Cinquantasette giorni ai piedi del cielo per non finire all´inferno: 1.368 ore sul tetto di un istituto che li vorrebbe fuori dalla porta. «Siamo saliti quassù il 24 novembre scorso per difendere il nostro posto e la nostra dignità», spiega Simone, 40 anni, rimasto dopo 11 anni senza lavoro. «Non possiamo tornare in strada senza aver visto riconosciuti i nostri diritti». Come lui ci sono altri 60 giovani biologi, ingegneri, chimici che hanno scelto la via della protesta per raccontare la loro storia. Nel giugno 2009 all´Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) scadono 170 contratti che non vengono rinnovati. A dicembre sono altri 150, ai quali miracolosamente il ministro dell´Ambiente, Stefania Prestigiacomo, promette il rinnovo. Ma per il primo nucleo la situazione non si sblocca, e così non si ferma la clamorosa protesta dei ricercatori che qui sul tetto hanno trovato un nuovo acronimo per quell´ente che non li vuole più: "Insieme Si Può Resistere Ancora".
«Il mio ultimo contratto è scaduto il 30 giugno», racconta Carla, 31 anni, da cinque all´Ispra con 10 rinnovi contrattuali. «A ottobre è uscito un bando per essere di nuovo assunti, ma attendiamo ancora i risultati della commissione giudicante». Come lei Cristina, 34 anni, da sette mesi senza stipendio. «Ho passato la selezione in agosto, ma non posso cominciare a lavorare perché il mio co.co.pro è fermo alla Corte dei Conti». Nella sacca del precariato istituzionalizzato lo stillicidio si misura sulla necessità di un pronunciamento della Corte per un contratto da 800 euro al mese, sull´abbandono dei laboratori (da Natale senza riscaldamento), sulla gestione dell´Istituto, affidato dal luglio 2008 (quando l´Ispra nacque dalla fusione di Icram, Infs e Apat) al prefetto Vincenzo Grimaldi, e ancora senza statuto e regolamento.
Per questo i ricercatori hanno portato la loro vita sul tetto: sveglia alle 7, poi riunioni, dibattiti, incontri con politici e sindacalisti. Si pranza tutti insieme. Pizza, lasagne offerte dagli abitanti del quartiere, ravioli al vapore ordinati dal cinese di Casalotti. Ognuno ha un ruolo e la gerarchia è ironica ma rispettata. Manuela è il ministro dell´economia, si occupa di organizzare le collette; Simone, quello dell´alimentazione, pensa ai pasti e prende le ordinazioni. Filippo, il ministro delle comunicazioni e Massimiliano dei rapporti con il parlamento. «Veniamo da tutta Italia – racconta Max, 34 anni, biologo marino, fino a poche settimane fa impegnato nel controllo ambientale delle piattaforme petrolifere dell´Eni – e siamo qui perché adoriamo questo lavoro. Non si resta 50 giorni sul tetto per un contratto, ma perché crediamo che la ricerca debba avere maggiore dignità».
Gli fa eco Angela Imperi, coordinatrice nazionale della Cgil per l´Ispra: «Il ministro Prestigiacomo ci ha ricevuto per la prima volta il 4 gennaio. A lei abbiamo chiesto solo di applicare contratti e leggi già esistenti». Proprio domani è previsto il nuovo incontro tra governo, sindacati e ricercatori per cercare una soluzione alla vicenda. Sembra che il ministro abbia una proposta pronta. Le aspettative, sul tetto, sono tante. «Anche se siamo forti – racconta Stefano, 38 anni, da 11 all´Ispra – è dura restare qui sopra senza sapere fino a quando. Ogni tanto qualcuno perde la testa e lo invitiamo a passare qualche giorno a casa. Per riappropriarsi della sua vita e poi tornare». Intanto sul tetto che domina Casalotti sta arrivando la sera. Qualcuno accende un computer per mettere un film; qualcun altro prepara le tende per dormire. Simone e Massimiliano resteranno svegli. Tocca a loro, stanotte, piantonare l´Istituto. «Con il buio e il silenzio i pensieri fanno più rumore – confessa Max – ma sappiamo che finché resteremo quassù, avremo una speranza». Quattro piani più in basso li aspetta la strada e con lei il rischio di perdere tutto. Dal tetto dell´Ispra guardare giù fa paura a tutti, anche a chi non soffre di vertigini.


16 gennaio 2010 - Radio Città Aperta

Centinaia di lavoratori e cittadini all’assemblea dei precari dell’Ispra:
‘Ora unificare le lotte’

Roma - Centinaia di persone – lavoratori dell’Ispra, ricercatori degli enti di ricerca pubblica come l’ENEA, aderenti ai sindacati di base della scuola, lavoratori e ricercatori dell’Università e di alcune aziende in crisi come l’Eutelia - hanno partecipato ieri all’assemblea cittadina convocata nella sede di Via di Casalotti 300, presidiata ormai da 54 giorni dai dipendenti dell’istituto che protestano contro il licenziamento di fatto di centinaia di loro e il rischio di chiusura dell’ente di protezione ed indagine ambientale. L'assemblea si è svolta in un'aula gremita, che non è riuscita a contenere le oltre 300 presenze fra lavoratori, esponenti politici, dell'arcipelago ambientalista e di tanti comitati e cittadini romani che da settimane hanno portato la loro solidarietà alla battaglia contro i licenziamenti ISPRA e a sostegno della ricerca pubblica. Obiettivo dell'iniziativa, oltre a riaffermare il sostegno ai lavoratori ISPRA, è stato quello di unificare le lotte, a partire dai precari della ricerca per estenderle a tutti i settori della conoscenza ed in lotta contro la precarietà, con la consapevolezza che in gioco non ci sono solo dei posti di lavoro ma il futuro di tutto il Paese. "L'assemblea di oggi - spiega Cristiano Fiorentini, della Segreteria Nazionale Usi/RdB - rappresenta una tappa di un percorso che ha come obiettivo immediato la costruzione dello sciopero degli Enti di Ricerca, per il quale abbiamo concluso le procedure di conciliazione, attraverso il rilancio delle vertenze locali e di momenti di aggregazione e di confronto sulle questioni relative al sistema della formazione e della Ricerca Pubblica, guardando con estrema attenzione a tutte le alle altre vertenze che coinvolgono lavoratori italiani e migranti. Un ulteriore momento di questo percorso sarà l'organizzazione di un convegno internazionale sul ruolo e la funzione della Ricerca Pubblica nel nostro paese e nel panorama internazionale", ha concluso il dirigente sindacale. I precari dell'Ispra, sul tetto dell'Istituto di via Casalotti da quasi due mesi ormai "sono solo interessati a continuare a servire lo Stato italiano, con ricerche e controlli ambientali essenziali per la salute pubblica". Lo hanno dichiarato ieri al termine dell’assemblea in una nota in cui esprimono "dispiacere sentire il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo ripetere che la vertenza riguarda solo 21 lavoratori, che per di più non avrebbero superato un concorso. I contratti scaduti sono invece 188 e per 42, che scadranno tra gennaio e marzo, c'è certezza di non rinnovo, per decisione della Struttura commissariale, mentre presso l'Ispra non si è ancora svolto nessun concorso per ricercatori". E questo proprio "mentre è finalmente in corso una trattativa sul futuro lavorativo dei 430 ricercatori e tecnici allontanati nel corso del 2009 o in scadenza nel 2010", scrivono i ricercatori. La piattaforma dei lavoratori, ricordano, prevede la trasformazione dei contratti atipici in subordinati a tempo determinato, un piano triennale per la graduale immissione in ruolo dei precari e il rinnovo di tutti i contratti scaduti finora: "su questi punti è in corso un dialogo, - spiegano - ma ancora non si è raggiunto un accordo, per questo i ricercatori hanno deciso di restare sul tetto, non certo per rendere la situazione 'esplosiva' o rendere la discussione meno serena, come afferma il ministro". "I ricercatori dell'Ispra non sono degli agitatori, ma scienziati con anni di esperienza e centinaia di pubblicazioni alle spalle, molti dei quali conosciuti e stimati a livello internazionale: se hanno scelto una forma di protesta eclatante è stato solo perché indotti da sgomento e disperazione per aver visto tanti loro validi colleghi perdere il posto di lavoro e constatato di fatto il completo svilimento della ricerca ambientale pubblica, settore strategico di primaria importanza" hanno spiegato alcuni dei lavoratori intervenuti durante la lunga assemblea. "La vertenza ISPRA è ormai diventata la nostra vertenza", spiega Barbara Battista, della RdB Scuola. "Gli enti di ricerca e le università continuano ad essere piene di lavoratori precari che consentono alla ricerca pubblica di andare avanti ed in cambio hanno un presente ed un futuro all'insegna della precarietà sul lavoro e nella vita. Lo stesso avviene nella scuola dove le cosiddette riforme del governo in realtà attuano la restaurazione di un sistema sordo a qualsiasi progresso civile e sociale e dove la cultura, la formazione e la ricerca vengono finalizzati solo agli interessi di una minoranza assetata di guadagni immediati senza nessuna prospettiva di futuro". Conclude Barbara Battista: "Licenziando chi protegge l'ambiente, chi insegna ai nostri giovani, stanno mettendo le mani sul futuro di tutti". All’iniziativa di ieri hanno partecipato anche alcuni rappresentanti del comitato delle insegnanti precarie di Benevento, protagoniste di un'altra importante battaglia sui tetti del nostro paese nell’autunno scorso. «Ci aspettavamo entro oggi una comunicazione dal tavolo di trattativa e invece non è arrivato nulla. Finché non sarà scritto tutto nero su bianco, noi dal tetto non scenderemo» ha denunciato a fine giornata Michela Mannozzi, portavoce dei precari Ispra aderenti all’USI-RdB. «Dopo l'incontro di lunedì al ministero ci era stato detto che entro venerdì avremmo avuto una risposta - continua Mannozzi - fino ad ora, però, nulla».


16 gennaio 2010 - Liberazione

In più di cinqueceno nell'aula magna dell'istituto
Ispra, grande assemblea a Roma con tanti lavoratori e lavoratrici
di Fabrizio Salvatori

«Ci aspettavamo entro oggi (ieri, ndr) una comunicazione dal tavolo di trattativa e invece non è arrivato nulla. Finché non sarà scritto tutto nero su bianco, noi dal tetto non scenderemo». Michela Mannozzi, rappresentante sindacale Usi-Rdb e portavoce dei precari Ispra che da più di cinquanta giorni protestano sul tetto della sede, in via Casalotti a Roma, rilancia la battaglia contro il precariato e la mancata riconferma di una ventina di ricercatori a tempo determinato. Ieri è stata una giornata importante per quelli dell'Ispra. Con loro oltre cinquecento persone tra semplici cittdadini, lavoratori e lavoratrici in assemblea nell'aula magna dell'istituto: Eutelia, Inap, precari della scuola e degli asili del Comune di Roma, e anche alcuni rappresentanti di Prc, Pdci, Pd. Una intera mattinata di solidarietà, insomma. Secondo Claudio Argentini, delle Rappresentanze di base, «si è cercato di tenere alta l'attenzione verso il tema ampio del lavoro e della precarietà, non solo in Istituto ma sull'intero territorio». Tentativo riuscito se si pensa all'intervento efficace di Alessandra Carnicella della Fiom di Eutelia e di Paolo Di Nunzio del Blocco Metropolitano che ha raccontato l'esperienza altrettanto importante di chi a Roma lotta per il diritto all'abitare. Una grande esperienza di lotta a cui non è mancata la solidarietà degli insegnanti precari che per primi quest'anno hanno dato inizio alle mobilitazioni nel comparto della conoscenza coinvolgendo migliaia di docenti in tutta Italia. Una insegnate precaria di Benevento, Patrizia Lepore, che è stata protagonista in agosto dell'occupazione dei tetti del suo provveditorato è intervenuta raccontando la sua esperienza di vita, la sua lotta che è diventata lotta collettiva. «Questo governo ci leva la dignità, ma non si rende conto che così ci rende più forti. Mai avrei pensato un tempo che avrei trovato il coraggio di parlare a un pubblico così numeroso eppure oggi sono qui, perché tra di voi ho trovato una nuova famiglia allargata».
«Per la prima volta quest'anno ad occupare i luoghi di lavoro sono docenti e ricercatori del comparto pubblico - ricorda Adriana Spera della segreteria nazionale RdB - questo vuol dire che per la prima volta lo Stato si comporta come e peggio dei padroni». «Facciamo dunque appello alla costruzione di un fronte di lotta unitario - continua Fabio de Nardis, responsabile Università e Ricerca per il Prc, presente all'iniziativa - che metta insieme studneti, ricercatori, insegnanti e in genere tutti quei cittadini che non si arrendono al progetto nefasto portato avanti dal governo Berlusconi».
Per Usi-Rdb il successo dell'iniziativa consente di traguardare il futuro con ottimismo, fino al punto di pensare di convocare uno sciopero degli Enti di Ricerca.


16 gennaio 2010 - Il Manifesto

Il futuro sul tetto
Affollata assemblea nella sede dell'Ispra contro la precarietà e per la difesa della ricerca pubblica. I ricercatori sul tetto da cinquantaquattro giorni. «Senza risposte da qui non ci muoviamo». E il governo annuncia la nomina dei commissari straordinari per tutte le emergenze idrogeologiche
di Sara Farolfi

ROMA - Dopo cinquantaquattro giorni sul tetto il tasso di emozione è palpabile. Segna ogni parola, vena ogni intervento, sfuma in impercettibile commozione. Sono le dieci del mattino e la stanza dalle finestre a vetri che apre direttamente sul parco della Cellulosa si fa d'improvviso piccolissima. L'assemblea cittadina organizzata dai ricercatori precari dell'Istituto superiore per la protezione ambientale (Ispra) - «quale futuro per la ricerca e per l'ambiente» - ha fatto il pieno. Il pieno di colleghi degli altri enti pubblici di ricerca, di cittadini del quartiere che da 54 giorni solidarizzano con 'il tetto' di via Casalotti, c'è una rappresentanza di Eutelia e ci sono delegazioni di altre realtà locali battute dalla crisi. Ai politici ieri (ai pochi presenti) non è stata data parola.
Il tendone e le tende per dormire sono ancora lì. Senza risposte risposte i ragazzi del 'tetto' di via Casalotti non hanno alcuna intenzione di mollare. Tantomeno di «svendere 54 giorni per un piatto di lenticchie», avverte Cristiano Fiorentini, del sindacato Usi-Rdb che sta seguendo la vertenza. Chiedono in sostanza la prosecuzione contrattuale degli attuali ricercatori, concorsi per contratti di lavoro a tempo determinato (che per moltissimi di loro sarebbero una vera conquista) e il blocco dell'accesso di precari esterni.
Ma sanno che la partita sarà molto più difficile. Ivan Consalvo, che da ben nove anni fa ricerca nell'istituto, quando lo dice si prende un applauso lunghissimo. «Non ci interessa occupare una scrivania, vogliamo fare ricerca e siamo convinti che la ricerca debba essere pubblica perchè solo così può cercare la verità». Non è stato facile decidere di occupare il tetto del proprio istituto e rimanerci 54 giorni, Natale e capodanno compresi. Ma da quando Ispra è nata, per decreto del ministro Tremonti nell'agosto 2008 e come accorpamento di tre enti preesistenti, «l'intenzione di svilimento e di progressivo smantellamento è stata evidente». Basti dire che l'istituto è ancora commissariato e che il commissario proviene dal ministero dell'interno: «Ma qualcuno sa spiegarmi cosa ne sa di ricerca un ex prefetto?».
«La verità è che vogliono smantellare tutto quello che è pubblico a cominciare dall'istruzione, università e ricerca», interviene emozionatissima Patrizia Lepore, una delle precarie della scuola, salite a settembre sul tetto del provveditorato di Benevento. «Il sapere non è merce, non può essere messo sul mercato, come hanno tentato di fare sia governi di centro destra che di centro sinistra - dice Francesco Porcaro dell'Infn (l'Istituto nazionale di fisica nucleare - Mercificarlo è ucciderlo». Eppure gli enti pubblici di ricerca sono ormai strutturalmente precari. All'Ingv (l'istituto di geofisica e vulcanologia) su 1000 dipendenti 400 sono precari, «e sono loro, anzi noi, che facciamo turni di monitoraggio sismico ventiquattrore su ventiquattro», racconta Raffaele. Stesso discorso all'Enea, ancora per aria da quando da ente per la ricerca ambientale è stato trasformato in un'agenzia per l'energia.
I sindacati di base pensano a uno sciopero di tutta la ricerca pubblica. E i sindacati confederali dove sono? Alessandra Carnicella, delegata Fiom di Eutelia, si sente chiamata in causa e risponde: «La Cgil ha il dovere d'intervenire in vertenze così aspre». Qui si parla del futuro del paese, per dirla con l'attore e autore teatrale Ulderico Pesce: «Vogliono farvi diventare dei burocrati, vogliono una ricerca al servizio di chi comanda, attenti ragazzi».

AMBIENTE
E la ministra Prestigiacomo si fa la sua «task force»
Le funzioni Ispra affidate a Sogesid

(S. F.) Perchè, a più di un anno dal commissariamento e dalla nascita, l'Ispra, l'ente nazionale che dovrebbe occuparsi dello stato di salute del nostro territorio, ancora non ha uno statuto, nè una mission? Le ricerche, quelle europee soprattutto, scivolano via insieme ai contratti non rinnovati (250, solo tra gennaio e giugno 2009), i tecnici e gli amministrativi denunciano la progressiva spoliazione delle competenze, la struttura commissariale è del tutto sorda e, quel che è peggio, una vicenda che ha attirato l'attenzione del Financial Times e di Science, la rivista scientifica più influente e più letta al mondo, sembra non importare un granchè alla ministra competente.
«È uno zibaldone, non ci si capisce niente». I ricercatori temono che l'intento sia quello della privatizzazione della ricerca e della tutela dell'ambiente. Preoccupazioni fondate, a quanto pare. L'agenzia nazionale ambientale, occupandosi di monitoraggi e controlli, dovrebbe essere un ente terzo mentre il ministro sembra volerne fare una specie di propria succursale, spogliandola progressivamente delle proprie funzioni. Come? «Esternalizzando le funzioni di Ispra, derivate dai tre enti precedenti, a società private o apparentemente tali», afferma Bracchi. Per esempio alla Sogesid Spa, società in house del ministero dell'ambiente, costituita all'inizio degli anni Novanta dalla cessata Cassa per il Mezzogiorno e oggi interamente partecipata dal ministero dell'economia.
Molti dei settori in cui opera Sogesid (che ha sedi in tutte le regioni del Mezzogiorno e ai cui vertici c'è Vincenzo Assenza, parente del ministro Prestigiacomo dicono i rumors) sono gli stessi di cui dovrebbe occuparsi l'Ispra: valutazione di impatto ambientale, messa in sicurezza e bonifica di siti contaminati, monitoraggio e vigilanza in materia di rifiuti, e via dicendo. Con la differenza però che Sogesid può, per statuto, ricevere commesse pubbliche senza gara. E può anche poi decidere di subappaltare a esterni quelle stesse commesse. Anzi, questo è quanto avviene nella maggioranza dei casi, sostiene Bracchi in una recente interrogazione parlamentare. Non solo: «Sogesid svolge attività di Manpower per il ministero, costituendo occasione per assumere personale bypassando le procedure concorsuali obbligatorie». Nel bilancio Ispra 2010 la struttura commissariale ha iscritto risorse per svariati milioni di euro, sostiene il sindacato Usi-Rdb, «e in mancanza di personale è facile immaginare che tali attività saranno esternalizzate».
A fare scuola è stato il caso dell'emergenza idrica nelle isole Eolie, dove Sogesid è riuscita ad avere in affidamento il progetto per il ciclo integrato dell'acqua (38 milioni di euro stanziati), togliendo lavoro ad altre imprese e senza nessun beneficio per i cittadini che continuano a pagare l'acqua potabile come oro. Lo scioglimento di Sogesid è stato chiesto a più riprese da diversi parlamentari, ultimamente è stata fatta richiesta di un'audizione da parte dell'ad: «Sono passati otto mesi e ancora niente».
E non è tutto perchè, in materia di rischio idrogeologico, il decreto legge di riforma della Protezione civile, la cui legge di conversione è ora al Senato, contiene la possibilità per la ministra di proporre la nomina di commissari straordinari. Tanti quanti ne serviranno per gli interventi di messa in sicurezza del territorio, e con una clausula non da poco, ha svelato Italia Oggi giovedì: per i commissari nominati dalla Prestigiacomo non varrà la regola prevista per tutti gli altri e cioè il mancato obolo nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi.


15 gennaio 2010 - PdCI Tv

Ispra. Assemblea cittadina

Guarda il servizio

Assemblea cittadina all'Ispra. Interventi di Cristiano Fiorentini (Dir. naz. Rdb Pubblico Impiego), Patrizia Lepore (Precari Scuola Benevento), Adriana Spera (Usi Rdb Ricerca), Rosario Battista (Precari Consorzio Cosisan), Paolo Di Vetta (Blocchi Precari Metropolitani), Alfredo Bertocchi (Enea), Paola Palmieri (Fed. naz. Rdb).


15 gennaio 2010 - Adnkronos

RICERCA: RDB SU ISPRA, PRESTO SCIOPERO,
ASSEMBLEA CITTADINA TAPPA IMPORTANTE

Roma, 15 gen. - (Adnkronos) - La vertenza Ispra va avanti ed oggi l'assemblea cittadina presso la sede dell'Istituto è ha registrato una grande partecipazione. Prossima tappa lo sciopero della ricerca. Ad informare dell'esito dell'iniziativa è l'Usi Rdb in una nota. «Si è tenuta questa mattina a Roma l'assemblea cittadina sui temi della Ricerca Pubblica, della precarietà e della tutela dell'ambiente indetta dall'Usi/RdB Ricerca presso l'Ispra di via di Casalotti 300, sede dell'Istituto e luogo simbolo della lotta che vede i lavoratori al 52° giorno sul tetto. L'assemblea - racconta il sindacato - si è svolta in un'aula gremita, che non è riuscita a contenere le oltre 300 presenze fra lavoratori precari della Ricerca, della Scuola e dell'Università, esponenti politici, dell'arcipelago ambientalista e di tanti comitati e cittadini romani che da subito hanno dato solidarietà alla battaglia contro i licenziamenti Ispra e per la ricerca pubblica». Obiettivo dell'iniziativa, oltre a riaffermare il sostegno ai lavoratori Ispra, è stato quello di «unificare le lotte, a partire dai precari della ricerca per estenderle a tutti i settori della conoscenza ed in lotta contro la precarietà, con la consapevolezza che in gioco non ci sono solo dei posti di lavoro ma il futuro di tutto il Paese». «L'assemblea di oggi - sottolinea Cristiano Fiorentini della segreteria nazionale Usi/Rdb - rappresenta una tappa di un percorso che ha come obiettivo immediato la costruzione dello sciopero degli Enti di Ricerca, per il quale abbiamo concluso le procedure di conciliazione, attraverso il rilancio delle vertenze locali e di momenti di aggregazione e di confronto sulle questioni relative al sistema della formazione e della Ricerca Pubblica, guardando con estrema attenzione a tutte le alle altre vertenze che coinvolgono lavoratori italiani e migranti. Un ulteriore momento di questo percorso sarà l'organizzazione di un convegno internazionale sul ruolo e la funzione della Ricerca Pubblica nel nostro paese e nel panorama internazionale», conclude il dirigente sindacale«.


15 gennaio 2010 - Omniroma

ISPRA, PRECARI: «OGGI NESSUNA RISPOSTA, RIMANIAMO SU TETTO»

(OMNIROMA) Roma, 15 gen - (RIPETIZIONE CON TESTO CORRETTO) «Ci aspettavamo entro oggi una comunicazione dal tavolo di trattativa e invece non è arrivato nulla. Finché non sarà scritto tutto nero su bianco, noi dal tetto non scenderemo». Lo dice Michela Mannozzi, portavoce dei precari Ispra che da un mese e mezzo circa si trovano sul tetto della sede dell'Icram, in via Casalotti, per protestare contro il rischio-licenziamento. «Dopo l'incontro di lunedì al ministero ci era stato detto che entro oggi avremmo avuto una risposta - continua Mannozzi - fino ad ora, però, nulla». Stamani all'interno dell'edificio di via Casalotti si è tenuta un'assemblea pubblica a cui hanno partecipato circa 300 persone tra lavoratori Eutelia, Inap, precari della scuola, e rappresentanti di Prc, Pdci, Pd. «Sappiamo che si sta predisponendo un protocollo d'intesa sulle nostre richieste tutte dichiarate, tra le parti, legittime - continua la portavoce - richieste che vanno dalla prosecuzione contrattuale degli attuali lavoratori Ispra alla sottoscrizione di contratti a tempo determinato e il blocco dell'accesso di precari esterni. Per arrivare a concorsi per contratti di lavoro a tempo determinato. Ora aspettiamo. Saremo ben felici di scendere una volta trovata una soluzione. Il nostro prossimo obiettivo sarà quello di migliorare la funzionalità dell'ente stesso, ridotto ad oggi ad una scatola vuota».

ISPRA, FED. SINISTRA: STRAORDINARIA PARTECIPAZIONE AD ASSEMBLEA

(OMNIROMA) Roma, 15 gen - «La grande assemblea di oggi dei dipendenti Ispra, che ha visto una straordinaria partecipazione anche di delegazioni di altre realtà in crisi, a partire da Eutelia, conferma che i lavoratori stanno lottando non solo per difendere il proprio posto di lavoro ma anche per salvare un settore strategico per il sistema Paese, che è quello della ricerca ambientale». Così in una nota congiunta Ivano Peduzzi, portavoce in Consiglio regionale del gruppo federato Prc, Pdci, Socialismo 2000, e Claudio Fiorella, responsabile Lavoro del Prc Lazio, che insieme a Giuseppe Carroccia, Alfio Nicotra, Salvatore Bonadonna, Fabio Nobile e Mario Marioli hanno portato ai lavoratori la solidarietà della Federazione della Sinistra. «Certamente - aggiungono - oggi è stata affermata in maniera molto netta l'importanza di unire le vertenze per arrivare a una soluzione dei problemi. Il diritto al lavoro deve tornare ad essere al centro delle lotte e delle rivendicazioni con l'obiettivo del superamento della precarietà del lavoro che oggi si traduce in precarietà esistenziale. In questa fase, è determinante l'individuazione di un percorso comune a fronte di un governo che 'svendè settori pubblici fondamentali ai privati. In Italia - dicono ancora Peduzzi e Fiorella - il comparto della ricerca muove circa 30 miliardi di euro, non è vero quindi che mancano i soldi. La verità è che proprio perché ci sono, e sono tanti, vogliono dirottarli sugli amici degli amici. Ma il processo che bisogna cambiare è proprio quello delle privatizzazioni».


15 gennaio 2010 - Ansa

LAVORO: ISPRA; USI-RDB,COSTRUZIONE SCIOPERO ENTI DI RICERCA

(ANSA) - ROMA, 15 GEN - «L'assemblea di oggi rappresenta una tappa di un percorso che ha come obiettivo immediato la costruzione dello sciopero degli Enti di Ricerca, per il quale abbiamo concluso le procedure di conciliazione, attraverso il rilancio delle vertenze locali e di momenti di aggregazione e di confronto sul sistema della formazione e della Ricerca Pubblica, guardando con estrema attenzione a tutte le altre vertenze che coinvolgono lavoratori italiani e migranti». Lo sostiene, in una nota, Cristiano Fiorentini della Segreteria Nazionale Usi/RdB commentando l'affollata assemblea. All'assemblea hanno partecipato oltre 300 persone fra lavoratori precari della Ricerca, della Scuola e dell'Università, esponenti politici, dell'arcipelago ambientalista e di tanti comitati e cittadini romani che da subito hanno dato solidarietà alla battaglia contro i licenziamenti Ispra e per la ricerca pubblica. «Un ulteriore momento di questo percorso - aggiunge la sindacalista - sarà l'organizzazione di un convegno internazionale sul ruolo e la funzione della Ricerca Pubblica nel nostro paese e nel panorama internazionale».

LAVORO: ISPRA; ASSEMBLEA RICERCATORI,SOLIDARIETÀ DI TOUADÌ

(ANSA) - ROMA, 15 GEN - Un'assemblea cittadina dei precari e dei ricercatori dell'Ispra si è svolta stamani presso lo stabile sul cui tetto da 54 giorni i lavoratori dell'Istituto vivono giorno e notte «per difendere il loro lavoro e la ricerca pubblica». Tra i partecipanti all'assemblea anche il deputato del Pd Jean Leonard Touadi che ha portato la sua solidarietà ai precari. «Ho ascoltato e ho visto l'enorme dignità di questi nostri ricercatori - ha detto Touadi - che rappresentano la pietra angolare di ogni ragionamento sullo sviluppo economico e culturale dell'Italia». «Sono salito sul tetto insieme ai ricercatori dell'Ispra ed ho offerto loro tutta la mia solidarietà - ha aggiunto Touadi - mi hanno raccontato con entusiasmo l'amore per il loro lavoro, mi hanno spiegato il valore eccezionale della loro ricerca per la salvaguardia del territorio e della salute pubblica». «Il Governo - ha proseguito Touadi - deve dare delle risposte positive ai ricercatori dell'Ispra, negare loro un futuro contrattuale significherebbe condannare alla disoccupazione centinaia di lavoratori della conoscenza e contestualmente uccidere ogni speranza per lo sviluppo e il progresso dell'Italia».



15 gennaio 2010 - Roma Notizie

ISPRA: ASSEMBLEA CITTADINA GREMITA. USI/RDB,
PRESTO SCIOPERO DELLA RICERCA

Si è tenuta questa mattina a Roma l’assemblea cittadina sui temi della Ricerca Pubblica, della precarietà e della tutela dell’ambiente indetta dall’Usi/RdB Ricerca presso l’ISPRA di via di Casalotti 300, sede dell’Istituto e luogo simbolo della lotta che vede i lavoratori al 52° giorno sul tetto. L’assemblea si è svolta in un’aula gremita, che non è riuscita a contenere le oltre 300 presenze fra lavoratori precari della Ricerca, della Scuola e dell’Università, esponenti politici, dell’arcipelago ambientalista e di tanti comitati e cittadini romani che da subito hanno dato solidarietà alla battaglia contro i licenziamenti ISPRA e per la ricerca pubblica. Obiettivo dell’iniziativa, oltre a riaffermare il sostegno ai lavoratori ISPRA, è stato quello di unificare le lotte, a partire dai precari della ricerca per estenderle a tutti i settori della conoscenza ed in lotta contro la precarietà, con la consapevolezza che in gioco non ci sono solo dei posti di lavoro ma il futuro di tutto il Paese. "L’assemblea di oggi – sottolinea Cristiano Fiorentini, della Segreteria Nazionale Usi/RdB - rappresenta una tappa di un percorso che ha come obiettivo immediato la costruzione dello sciopero degli Enti di Ricerca, per il quale abbiamo concluso le procedure di conciliazione, attraverso il rilancio delle vertenze locali e di momenti di aggregazione e di confronto sulle questioni relative al sistema della formazione e della Ricerca Pubblica, guardando con estrema attenzione a tutte le alle altre vertenze che coinvolgono lavoratori italiani e migranti. Un ulteriore momento di questo percorso sarà l’organizzazione di un convegno internazionale sul ruolo e la funzione della Ricerca Pubblica nel nostro paese e nel panorama internazionale", conclude il dirigente sindacale.


15 gennaio 2010 - Corriere.it

LA PROTESTA CONTINUA
Precari Ispra: «Nessuna risposta, rimaniamo sul tetto»
Assemblea dei lavoratori che vivono da 54 giorni, giorno e notte, sul tetto per sventare il licenziamento

ROMA - «Ci aspettavamo entro oggi una comunicazione dal tavolo di trattativa e invece non è arrivato nulla. Finché non sarà scritto tutto nero su bianco, noi dal tetto non scenderemo». Lo dice Michela Mannozzi, portavoce dei precari Ispra che da un mese e mezzo circa si trovano sul tetto della sede dell'Icram, in via Casalotti, per protestare contro il rischio-licenziamento. «Dopo l'incontro di lunedì al ministero ci era stato detto che entro oggi (venerdì ndr) avremmo avuto una risposta - continua Mannozzi - fino ad ora, però, nulla». Da 54 giorni i lavoratori dell'Istituto vivono giorno e notte sul tetto.
L'ASSEMBLEA PUBBLICA - Venerdì mattina all'interno dell'edificio di via Casalotti si è tenuta un'assemblea pubblica a cui hanno partecipato circa 300 persone tra lavoratori Eutelia, Inap, precari della scuola, e rappresentanti di Prc, Pdci, Pd. «Sappiamo che si sta predisponendo un protocollo d'intesa sulle nostre richieste tutte dichiarate, tra le parti, legittime - continua la portavoce - richieste che vanno dalla prosecuzione contrattuale degli attuali lavoratori Ispra alla sottoscrizione di contratti a tempo indeterminato e il blocco dell'accesso di precari esterni. Per arrivare a concorsi per contratti di lavoro a tempo indeterminato. Ora aspettiamo. Saremo ben felici di scendere una volta trovata una soluzione. Il nostro prossimo obiettivo sarà quello di migliorare la funzionalità dell'ente stesso, ridotto ad oggi ad una scatola vuota».
SCIOPERO ENTI DI RICERCA - Tanta solidarietà anche da parte di lavoratori e cittadini romani che hanno partecipato all'assemblea che «rappresenta una tappa di un percorso che ha come obiettivo immediato la costruzione dello sciopero degli Enti di Ricerca» ha detto Cristiano Fiorentini della Segreteria Nazionale Usi/RdB. «Un ulteriore momento di questo percorso - aggiunge la sindacalista - sarà l'organizzazione di un convegno internazionale sul ruolo e la funzione della Ricerca Pubblica nel nostro paese e nel panorama internazionale».
LA PRESENZA DELLA POLITICA - Tra i partecipanti all'assemblea anche il deputato del Pd Jean Leonard Touadi che ha portato la sua solidarietà ai precari. «Ho ascoltato e ho visto l'enorme dignità di questi nostri ricercatori - ha detto Touadi - che rappresentano la pietra angolare di ogni ragionamento sullo sviluppo economico e culturale dell'Italia». «Il Governo - ha proseguito Touadi - deve dare delle risposte positive ai ricercatori dell'Ispra, negare loro un futuro contrattuale significherebbe condannare alla disoccupazione centinaia di lavoratori della conoscenza e contestualmente uccidere ogni speranza per lo sviluppo e il progresso dell'Italia»


15 gennaio 2010 - C6 Tv

Assemblea cittadina dei precari ISPRA dopo 54 giorni di protesta sul tetto
guarda il servizio

Dopo 54 giorni di occupazione del tetto dell Ispra di Casalotti, i precari tornano a farsi vedere con una assemblea cittadina. Partecipano ricercatori e dipendenti dell'istituto e alcuni rappresentanti della cittadinanza e dei sindacati, per discutere il futuro della ricerca e soprattutto dei ricercatori, da anni legati alla precarietà del settore. Negli ultimi 3 anni la riduzione del personale per la ricerca all'Ispra si è ridotto del 38%. circa 500 tra co.co.co. contratti a progetto, e borse di studio non rinnovate.


15 gennaio 2010 - Liberazione

«Il precariato nella ricerca è un problema politico»
di Fabio Sebastiani

Cosa rispondete alla Prestigiacomo che ha bollato la vostra assemblea come una adunata e si è sostanzialmente deresponsabilizzata?
Sono le cose che ripete sempre. Quello che è certo è che noi siamo assolutamente disponibili al dialogo e alla collaborazione. La nostra organizzazione sindacale ha mandato un documento al ministero per riassumere i punti e le modalità della vertenza. Si tratta di toni da provocazione che noi non vogliamo assolutamente accettare perché siamo tranquilli e sereni e riteniamo questa una vertenza trasparente. Del resto, quelle sono le indicazioni che riceve dalla struttura commissariale messa a gestire l'Ispra, che non si è mai degnata nemmeno di affacciarsi. Il problema, lo ribadiamo, non è solo la questione delle 21 persone a cui scadono i contratti ma di approccio generale alla situazione del precariato in Ispra, tanto è che abbiamo chiesto il blocco di nuovo precariato.
Questa lotta, che ha trovato molto consenso, è animata dall'Usi-Rdb. Possibile che non si sia trovato il modo di formare un comitato con più sigle?
Da più di cinque anni ci siamo mossi per formare un comitato. Ciò che non ha permesso di portare a termine il lavoro è che la discussione si riduceva troppo spesso a una discussione sterile e non c'era mai una linea sindacale netta e chiara. Questo rendeva fumosa la nostra linea, con un grande dispendio di energie. Abbiamo scelto la linea delle Rappresentanze di base perché comunque garantisce che al centro della trattativa ci siamo noi.
Come sta andando la gestione della vostra lotta sul tetto?
Siamo in 50-60 che girano e si alternano. Poi ci sono tutti i colleghi, magari con un contratto a tempo indeterminato, che aiutano. Questi ventuno che richiama la Prestigiacomo sono quelli senza copertura economica. E il nostro problema è anche far funzionare il nostro istituto che è ancora bloccato dalla burocrazia. Siamo tornati agli anni 70 in cui si utilizzava il protocollo cartaceo nell'era della informatizzazione. Lo stesso bilancio prima era di tipo europeo. Per avere un permesso servono settimane e settimane. Quando si parla di protezione ambientale a volte occorrono tempi rapidi di intervento sul posto che in questo modo vengono del tutto vanificati. Se noi avessimo domani un contratto a tempo indeterminato in una struttura come questa non vorremmo nemmeno lavorarci. Vogliamo fare il nostro lavoro al servizio dello Stato. Questa verità elementare loro non la capiscono. Per tornare alla gestione della nostra lotta, l'idea della webcam è stata vincente. Ci contattano dall'estero anche se siamo alla periferia di Roma. Hanno parlato di noi in Messico e in Portogallo. Siamo costantemente collegati h 24 . E finora abbiamo collezionato 61mila contatti in web e una petizione on line con 4.500 firme (www.nonsparateallaricerca.org).
Come è andata con la solidarietà di categoria
Quello che ho notato nel resto della ricerca è una spaccatura tra il mondo dell'università e gli enti pubblici di ricerca. I secondi ci hanno dimostrato una solidarietà maggiore, dall'Enea al Cnr. Rispetto al mondo universitario c'è un po' più di lontananza e di problemi di comunicazione. Sono venuti alcuni studenti universitari ma poi quello che si legge nei blog è "basta pensare alla ricerca applicata c'è la ricerca pura".
Nelle scorse settimane avete detto che il punto della vostra vertenza è tutto politico e non economico.
Si certo, il punto è economico e non politico. A dicembre il commissario ha sottoscritto convenzioni esterne per diciassette milioni di euro. Convenzioni relative a progetti in cui i precari costituiscono la parte sostanziale del personale. Ci sono progetti che vengono portati davanti al cento per cento dal personale precario. I soldi quindi ci sono ma a convenzione. Di fatto il settore è strozzato dalla politica che ogni anno decide sulle risorse. Tutto è legato ai capricci del singolo dirigente del ministero dell'Ambiente.
Che cosa vi ha spinto a salire sul tetto?
Non potevamo più accettare la situazione. Era un anno e mezzo che lottavamo. La scintilla è stata un po la coscienza di non aver più nulla da perdere e la consapevolezza di essere nel giusto. E devo dire che già nei primi giorni nonostante che non sapessimo cosa avevamo davanti eravamo molto più felici e in pace con noi stessi perché avevamo preso in mano la situazione. Come diceva Brecht "chi lotta può perdere ma chi non lotta ha subito perso".


15 gennaio 2010 - Left

Via la ricerca, arriva il cemento
Da cinquanta giorni protestano contro il loro licenziamento, occupando la storica sede dell’Ispra nella Capitale, a due passi dal nuovo stadio per la Roma voluto dalla famiglia Sensi. I precari: «Vogliono smantellare l’Istituto per lasciare spazio alla speculazione edilizia»
di Rossana De Rossi
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«Lo Stato uccide la ricerca», tra licenziamenti di precari e speculazione edilizia. Non è solo lo slogan azzeccato che i lavoratori dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) usano ormai da tempo per la lotta che ha come obiettivo la loro sopravvivenza in un settore che in Italia è sempre stato figlio di un dio minore. Ma anche un concetto che si concretizza visitando la sede dell’Istituto a via Casalotti e parlando con chi la vive. Uno spazio della periferia nord romana, all’interno del parco della Cellulosa, che fino al 1994-95 ha ospitato l’Ente nazionale cellulosa e carta e dal 1997 al 2008 l’Icram (Istituto centrale per la ricerca tecnologica applicata al mare, poi sciolto nell’Ispra), da oltre cinquanta giorni occupato da ricercatori e tecnici, che protestano per il lavoro ma anche per lo stato di abbandono cui è stata ridotta la storica sede.
Dietro sembra esserci solo la volontà della struttura commissariale dell’Ispra, nominata dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e guidata dal prefetto Vincenzo Grimaldi, insieme ai subcommissari Stefano Laporta ed Emilio Santori, di smantellare parte dei controlli e della ricerca ambientale, in particolare quella legata al mare. Ma il sospetto è che dietro lo stato di abbandono dell’ex Icram si possano nascondere anche altri interessi. Un sospetto confermato da Luciano Del Bianco, presidente del Comitato di promozione del parco della Cellulosa, che dal 2005 si dedica alla «tutela, la salvaguardia, l’acquisizione e la destinazione a parco dei circa 90 ettari delle due aree di proprietà pubblica» che costituiscono il polmone verde del quartiere. Del Bianco teme una possibile modifica nella destinazione d’uso di queste meraviglie naturali per aprirle al sacco edilizio, sottolineando che «la preoccupazione dei cittadini è che l’annunciato svuotamento della sede dell’Ispra possa rispondere all’esigenza di sgomberare al più presto l’immobile per permettere il passaggio del bene dallo Stato al Comune, che poi potrebbe cambiarne la destinazione d’uso per fare cassa con gli oneri concessori, come previsto dal progetto di social housing proposto di recente dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno». L’area verde è infatti divisa in due lotti, rispettivamente di 77 e 13 ettari, il più grande dei quali è proprietà del demanio dello Stato mentre l’altro è di Fintecna, società in house del ministero dell’Economia, che si è già detta disponibile a vendere. L’acquisto da parte del Comune di Roma è sollecitato anche dal Comitato per il parco, visto che era già stato promesso dalla precedente giunta guidata da Walter Veltroni e i fondi sono disponibili in base alla recente legge su Roma Capitale, ma la paura, spiega Del Bianco, è che non vengano rispettati i «forti vincoli ambientali e l’edificabilità molto ristretta previsti nel Piano regolatore del Comune». Il presidente del Comitato ricorda anche, con una certa preoccupazione, che il parco, dove sono ospitate specie animali come l’upupa, la poiana, la civetta, la volpe e l’istrice, «si trova in linea d’aria a soli tre chilometri dalla Monachina, dove potrebbe sorgere il nuovo stadio dell’A.s. Roma», progetto che in città ha già causato polemiche per il possibile impatto sull’agro romano. A meritare attenzione e tutela non è solo il verde pubblico ma anche lo stesso edificio che ospita la sede Ispra, costruito nel 1953 su progetto di Ugo Luccichenti, tra le figure più importanti del Novecento romano per quanto riguarda l’architettura: un’opera di «rilevante interesse storico e artistico», almeno secondo il Darc (Direzione generale per l’architettura e arte contemporanea del ministero dei Beni culturali), che sicuramente non merita di essere demolita per far posto a centri commerciali o palazzine. E nemmeno può essere lasciata in stato di abbandono come potrebbe accadere da qui a pochi mesi. Secondo l’architetto Carlo Ragaglini, si tratta infatti di «uno dei primi edifici moderni per uffici realizzati a Roma, e se si pensa che non ha mai avuto restauri significativi, rimane molto attuale come immagine architettonica».
Accanto all’accanimento con cui sono colpiti centinaia di ricercatori coi contratti che scadono tra fine 2009 e i primi mesi del 2010, che seguono gli oltre 200 già allontanati nel corso dello scorso anno, ci sono aspetti sconcertanti, come il fatto che l’istituto di ricerca dedicato all’ambiente abbia smantellato un sistema di riscaldamento tutto ecocompatibile, basato sulla combustione del cascame di pigne, col bel risultato che oggi, visti i problemi dell’impianto a gas, tutto l’edificio è senza termosifoni, in questo freddo inverno di occupazione. L’ordinaria manutenzione è stata quasi completamente abbandonata, per cui gli oltre 250 lavoratori che frequentano la struttura si trovano ogni giorno alle prese con vetri e maniglie rotti, lampadine non sostituite che lasciano le rampe di scale dei quattro piani totalmente al buio, laboratori da mesi senza corrente, stanze allestite nei sottoscala, gommoni inutilizzabili e le bellissime serre che erano fiore all’occhiello dell’Ente cellulosa ormai irriconoscibili, tanto sono deturpate dall’incuria. In condizioni critiche anche le due biblioteche del complesso, quella dell’ex Centro di sperimentazione agricola e forestale, nel 2001 devoluta al Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra), fino a pochi anni fa la più grande biblioteca forestale d’Italia. Ma anche quella dell’ex Icram, che dispone di circa tremila volumi e cento abbonamenti a periodici dedicati allo studio del mare. «Sembra che tutti i problemi ordinari dell’Istituto vengano lasciati marcire senza porvi rimedio - racconta la ricercatrice Michela Mannozzi, una delle coordinatrici della protesta – e sicuramente c’è una volontà di smantellare questa sede per trasferire i pochi lavoratori superstiti altrove. Ma come sono poco chiare le ragioni del licenziamento dei precari, così c’è il sospetto che dietro la volontà di "liberare" Casalotti ci sia la possibilità di attuare speculazioni di vario tipo».
Insomma, sparare alla ricerca, come denunciano i ragazzi di Casalotti, significa anche demolire gran parte del patrimonio naturale, architettonico e culturale di un’area già periferica della Capitale, che infatti ha ben percepito questo rischio, stringendosi ai ricercatori con grande solidarietà, tra manifestazioni, fiaccolate e creazione di comitati ad hoc. Mandare a casa gli studiosi che si occupano di emergenze come quella sulle navi dei veleni, dello studio e la tutela delle forme di vita più a rischio nei nostri mari e di rappresentare l’Italia nei principali consessi internazionali dedicati al Mediterraneo, significa non solo colpire la credibilità scientifica del nostro Paese ma anche sparare sulla storia e la vita di una fetta importante della Città eterna. Forse i ricercatori, da buoni «capitani di ventura» come li definisce il ministro Brunetta, a malincuore troveranno un altro lavoro all’estero ma per gli abitanti di Casalotti sarà molto più difficile trovare qualcosa che rimpiazzi i ricordi del loro passato e i luoghi del loro presente.

CRONOLOGIA DELLA PROTESTA
Quei lavoratori, fatti fuori a sangue freddo

25 giugno 2008. Il decreto legge n. 112 istituisce l’Ispra, che nasce dall’accorpamento di Apat, Icram e Infs. Al suo interno, i precari sono 618, oltre un terzo del personale.
31 dicembre 2008. I commissari dell’Ispra non rinnovano decine di contratti di collaboratori e quelli di alcuni dipendenti a tempo determinato.
18 giugno 2009. I precari presentano il loro cortometraggio"Non sparate alla ricerca". Sarà il simbolo della protesta.
30 giugno 2009. Vengono allontanati 200 lavoratori: a nulla serve un’occupazione nella sede di via Brancati, a Roma, organizzata dai sindacati di base.
24 novembre 2009. In previsione della scadenza di 200 contratti, i precari, sostenuti da Usi-Rdb, occupano il tetto della sede di Casalotti, a Roma.
4 gennaio 2010. Dopo 42 giorni di occupazione, sindacati e precari incontrano il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che annuncia l’apertura di un tavolo tecnico.
11 gennaio 2010. Prima riunione del tavolo. I precari sono da cinquanta giorni sul tetto.(r.d.r.)


15 gennaio 2010 - Il Manifesto

ISPRA Ministro sordo, oggi assemblea aperta

Roma - I ricercatori dell'Ispra restano sul tetto dell'Istituto, in via Casalotti a Roma. Qui, per questa mattina alle 10.30, hanno indetto un'assemblea pubblica: «a dimostrazione che la lotta dei precari è quella di tutti i cittadini italiani che hanno a cuore le sorti del mare e dell'ambiente». Gli scienziati, che oggi staccano il foglio numero 53 al calendario della loro protesta, ripetono che «non chiedono nessuna stabilizzazione e non convocano adunate, ma sono interessati a continuare a servire lo Stato». Chiedono al ministero dell'ambiente che i contratti atipici siano trasformati in contratti subordinati a tempo determinato; che si rendano di ruolo i precari e che si rinnovino tutti i contratti scaduti finora. «È in corso un dialogo - dicono - ma ancora non si è raggiunto un accordo». Per questo «hanno deciso di restare sul tetto, non certo per rendere la situazione 'esplosiva', come afferma il ministro». Inoltre, «è un dispiacere sentire il ministro Prestigiacomo ripetere che la vertenza riguarda solo 21 persone». Lo scorso anno, infatti, hanno perso il proprio lavoro 430 ricercatori: «scienziati con anni di esperienza e centinaia di pubblicazioni alle spalle, molti dei quali conosciuti anche a livello internazionale».(gi.tor)


14 gennaio 2010 - Omniroma

ISPRA, RDB-CUB: ADERIAMO A ASSEMBLEA CITTADINA INDETTA DA PRECARI

(OMNIROMA) Roma, 14 gen - «La RdB-CUB Scuola aderisce all'assemblea cittadina indetta dai precari dell'Ispra per venerdì 15 gennaio all'Istituto di via Casalotti 300. La vertenza ISPRA è ormai diventata la nostra vertenza. Gli enti di ricerca e le università continuano ad essere piene di lavoratori precari che consentono alla ricerca pubblica di andare avanti ed in cambio hanno un presente ed un futuro all'insegna della precarietà sul lavoro e nella vita. Lo stesso avviene nella scuola dove le cosiddette riforme del governo in realtà attuano la restaurazione di un sistema sordo a qualsiasi progresso civile e sociale e dove la cultura, la formazione e la ricerca vengono finalizzati solo agli interessi di una minoranza assetata di guadagni immediati senza nessuna prospettiva di futuro». Lo dichiara, in una nota, Barbara Battista, della RdB-CUB Scuola. «Licenziando chi protegge l'ambiente, chi insegna ai nostri giovani, stanno mettendo le mani sul futuro di tutti - conclude - Per discutere di questi temi e organizzare il rilancio delle lotte saremo all'assemblea cittadina dell'ISPRA, a cui parteciperà anche una rappresentanza delle insegnanti precarie di Benevento protagoniste di un'altra importante battaglia sui tetti del nostro paese. Dobbiamo aggregarci e ricostruire un fronte compatto che metta insieme tutte le lotte e ne apra altre mille laddove si assiste con rassegnazione alla cancellazione dei diritti e della dignità dei lavoratori».


14 gennaio 2010 - Iris

LAVORO: RDB-CUB SCUOLA ADERISCE AD ASSEMBLEA PRECARI ISPRA

(IRIS) - ROMA, 14 GEN - La RdB-CUB Scuola aderisce all’assemblea cittadina indetta dai precari dell’ISPRA per venerdì 15 gennaio all’Istituto di via Casalotti 300. "La vertenza ISPRA è ormai diventata la nostra vertenza", spiega Barbara Battista, della RdB-CUB Scuola. "Gli enti di ricerca e le università continuano ad essere piene di lavoratori precari che consentono alla ricerca pubblica di andare avanti ed in cambio hanno un presente ed un futuro all’insegna della precarietà sul lavoro e nella vita. Lo stesso avviene nella scuola – continua la rappresentante RdB – dove le cosiddette riforme del governo in realtà attuano la restaurazione di un sistema sordo a qualsiasi progresso civile e sociale e dove la cultura, la formazione e la ricerca vengono finalizzati solo agli interessi di una minoranza assetata di guadagni immediati senza nessuna prospettiva di futuro". "Licenziando chi protegge l'ambiente, chi insegna ai nostri giovani, stanno mettendo le mani sul futuro di tutti. Per discutere di questi temi e organizzare il rilancio delle lotte saremo all’assemblea cittadina dell’ISPRA, a cui parteciperà anche una rappresentanza delle insegnanti precarie di Benevento protagoniste di un’altra importante battaglia sui tetti del nostro paese. Dobbiamo aggregarci - conclude Battista - e ricostruire un fronte compatto che metta insieme tutte le lotte e ne apra altre mille laddove si assiste con rassegnazione alla cancellazione dei diritti e della dignità dei lavoratori".(bar.co.)


14 gennaio 2010 - Il Manifesto

ISPRA
Il ministro Prestigiacomo sbatte la porta: «Nessuna stabilizzazione»

«Li capisco umanamente ma non si possono pensare dei provvedimenti ad hoc per loro». Dopo oltre cinquanta giorni trascorsi in silenzio, mentre per i ricercatori precari Ispra Natale e capodanno trascorrevano sul tetto di via Casalotti - e la loro protesta finiva sulle pagine del Financial Times - ieri il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo ha parlato chiaro: «Tutto quello che si può fare sono dei progetti, ma non la stabilizzazione che è difficile e che non sono in condizione di potere garantire», ha detto. Non è piaciuta al ministro l'idea di organizzare un'assemblea pubblica (venerdì mattina alle 10 in via Casalotti) per discutere con tutti coloro che vorranno partecipare del caso Ispra e del ruolo della ricerca pubblica nel paese. E così il ministro dell'ambiente vorrebbe lavarsi le mani dell'istituto nazionale che si occupa della ricerca ambientale. «È una situazione che ho ereditato, abbiamo fatto il massimo». Falso. L'Ispra è nato come accorpamento di tre enti preesistenti per mano di Tremonti con la finanziaria 2008. A un anno dalla decisione, l'istituto è ancora commissariato e privo di uno statuto. Dal sindacato Usi Rdb, che sta seguendo la vicenda, ribadiscono che un'intesa è possibile.


14 gennaio 2010 - Villaggio Globale

Il Ministro non sa ancora quanti sono i precari Ispra
A trattativa iniziata e dopo 52 giorni di occupazione del tetto dell'istituto, parla di 21 lavoratori mentre dei 430 il suo commissario ne ha già licenziati una parte nel 2009 ed ora ce ne sono già 188 scaduti

I precari dell'Ispra, sul tetto dell'Istituto per protesta da cinquantadue giorni, non chiedono nessuna stabilizzazione e non convocano adunate, ma sono solo interessati a continuare a servire lo Stato italiano, con ricerche e controlli ambientali essenziali per la salute pubblica. È quindi un dispiacere, proprio mentre è finalmente in corso una trattativa sul futuro lavorativo dei 430 ricercatori e tecnici allontanati nel corso del 2009 o in scadenza nel 2010, sentire il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo ripetere che la vertenza riguarda solo 21 lavoratori, che per di più non avrebbero superato un concorso. I contratti scaduti sono invece 188 e per 42, che scadranno tra gennaio e marzo, c'è certezza di non rinnovo, per decisione della Struttura commissariale, mentre presso l'Ispra non si è ancora svolto nessun concorso per ricercatori. La piattaforma dei lavoratori prevede la trasformazione dei contratti atipici in subordinati a tempo determinato, un piano triennale per la graduale immissione in ruolo dei precari e il rinnovo di tutti i contratti scaduti finora: su questi punti è in corso un dialogo, ma ancora non si è raggiunto un accordo, per questo i ricercatori hanno deciso di restare sul tetto, non certo per rendere la situazione «esplosiva» o rendere la discussione meno serena, come afferma il Ministro. A dimostrazione che la lotta dei precari è quella di tutti i cittadini italiani che hanno a cuore le sorti del mare e dell'ambiente, senza distinzioni tra destra e sinistra, oltre alla solidarietà di molti esponenti locali del centrodestra i precari hanno ricevuto oggi la visita di Fabio Granata, deputato del Popolo della libertà, vicepresidente della Commissione antimafie e capogruppo Pdl alla Commissione cultura della Camera. I ricercatori dell'Ispra non sono agitatori, ma scienziati con anni di esperienza e centinaia di pubblicazioni alle spalle, molti dei quali conosciuti e stimati a livello internazionale: se hanno scelto una forma di protesta eclatante è stato solo perché indotti da sgomento e disperazione per aver visto tanti loro validi colleghi perdere il posto di lavoro e constatato di fatto il completo svilimento della ricerca ambientale pubblica, settore strategico di primaria importanza. Il loro invito ai cittadini romani e a tutti i soggetti che in Italia si occupano di ricerca, ambiente e lavoro, non è quindi per un «adunanza» ma per un'assemblea pubblica che si terrà domani, 15 gennaio, alle ore 10,30, presso la sede Ispra di via Casalotti 300.


14 gennaio 2010 - Il Tempo

Prestigiacomo
Precari Ispra «No soluzioni ad hoc»
Legalità, trasparenza, risparmio e semplificazione

Questi i principali obiettivi con cui nasce Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti speciali - pericolosi e non pericolosi - presentato al ministero dell'Ambiente e il cui provvedimento sarà pubblicato domani in Gazzetta ufficiale. La massa di rifiuti che sarà sorvegliata speciale è di 147 milioni di tonnellate all'anno di cui il 10% ritenuti pericolosi. Con Sistri si terrà, infatti, sotto controllo la movimentazione 24 ore su 24 dei rifiuti, dalla produzione allo smaltimento. Intanto Prestigiacomo ha anche precisato che i lavoratori sul tetto dell'Ispra, che protestano da più di 50 giorni, sono solo 21. E che, in ogni caso, si sta facendo tutto il possibile per risolvere tutte le situazioni contrattuali: «Ma non si possono fare provvedimenti ad hoc».(F.P.)


13 gennaio 2010 - Adnkronos

RICERCA: USI RDB SU VERTENZA ISPRA, RIBADIAMO DISPONIBILITÀ A CONFRONTO E VOLONTÀ DI ARRIVARE AD UNA INTESA

Roma, 13 gen. - (Adnkronos) - «Ribadiamo la nostra disponibilità al confronto e la nostra volontà di arrivare ad un'intesa». A dichiararlo è Cristiano Fiorentini, della segreteria nazionale di Usi/Rdb Ricerca dopo le dichiarazioni del ministro Prestigiacomo sulla vicenda Ispra. «Prova ne è - dice - che proprio oggi abbiamo inviato al ministero e all'Ispra i contenuti che a nostro avviso potrebbero portare ad una soluzione positiva della vertenza. I punti fondamentali sono il mantenimento in servizio di tutto il personale precario e l'avvio di un percorso che porti alla trasformazione dei contratti parasubordinati in contratti a tempo determinato, che meglio rappresentano i rapporti di lavoro in essere. Poi, quando l'Ente avrà finalmente una mission ben definita, riteniamo indispensabile che si arrivi ad un piano triennale di assunzioni». «Teniamo inoltre a precisare - conclude il dirigente sindacale - che coloro che stanno conducendo la protesta sono lavoratori con eccellenti professionalità ed un attaccamento al lavoro tali da portarli durante l'occupazione ad intervenire per risolvere situazioni problematiche come il ritrovamento, l'8 dicembre scorso, di uno squalo sulla spiaggia di porto Empedocle, solo per fare un esempio» .

RICERCA: USI-RDB SU TRATTATIVA ISPRA, NOSTRE RICHIESTE IN PROTOCOLLO INTESA. VENERDÌ ASSEMBLEA CITTADINA NELLA SEDE DI VIA CASALOTTI 300 ALLE 10.30

Roma, 13 gen. (Adnkronos) - «La trattativa Ispra è giunta ad un momento cruciale. Si prospetta, infatti, un accordo dopo il tavolo tecnico fra ministeri dell'Ambiente e della Funzione pubblica, struttura commissariale e organizzazioni sindacali». Per questo è ora fondamentale che le richieste dei precari vengano «formalizzate in un Protocollo di Intesa». È quanto si legge in una nota dell'Usi Rdb a due giorni dall'avvio della trattativa in sede tecnica di lunedì scorso. «Effettivamente nella seduta dell'11 gennaio abbiamo riscontrato delle aperture da parte del ministero in relazione ai punti che per Usi/Rdb Ricerca sono fondamentali - riferisce Cristiano Fiorentini della segreteria nazionale - La formalizzazione di quei punti in un protocollo d'intesa potrebbe essere - fa sapere - una soluzione adeguata. È chiaro - precisa - che tutto dipende dai contenuti, infatti non bisogna solo risolvere il problema contingente dei licenziamenti, ma dare una prospettiva vera a questi lavoratori». «La vertenza Ispra comunque - rileva Fiorentini - ha evidenziato come la questione precarietà nella Ricerca è ancora tutta aperta e il governo deve trovare gli strumenti adeguati per affrontarla, strumenti che certamente non sono quelli di cui si è dotato in questo inizio di legislatura. È un fatto di scelte: se si destinano 2 miliardi alla ricerca delle imprese e si tagliano i bilanci degli Enti Pubblici di Ricerca vuol dire che non si intende investire sulla ricerca pubblica e sulle professionalità che, pur in una condizione di grande precarietà, consentono da anni a questi enti di svolgere un ruolo fondamentale nel nostro Paese». «Di Ricerca Pubblica e di precarietà, ma anche di tutela dell'ambiente, di crisi e di lavoro - annuncia il sindacalista - parleremo nell'assemblea cittadina che si svolgerà venerdì 15 gennaio dalle ore 10.30 nella sede Ispra di via di Casalotti 300, a cui invitiamo tutti gli esponenti delle istituzioni, del mondo scientifico e accademico, delle associazioni ambientaliste, i lavoratori precari e la cittadinanza tutta».

AMBIENTE: RDB PI, IN NOME DELL'EMERGENZA SI SMANTELLA MINISTERO
NO A NUOVO ISPETTORATO PER EMERGENZA RISCHIO IDROGEOLOGICO

Roma, 13 gen. (Adnkronos) - «C'è una parola magica che nel nostro paese tutto giustifica, con la quale è possibile scavalcare regole e responsabilità stabilite, aggirare le forme di controllo democratico, snaturare le funzioni di enti ed istituzioni. Questa parola magica è Emergenza; uno dei sui strumenti d'elezione è la decretazione di urgenza». È quanto sottolineano in una nota le rappresentanze di base del pubblico impiego. «Con l'ennesimo ricorso alla decretazione d'urgenza, - spiega la nota - il Governo sta procedendo allo smantellamento della tutela del territorio e del ministero dell'Ambiente, ad essa preposto. Il decreto legge varato il 30 dicembre 2009, lo stesso attraverso il quale viene posto temine all'emergenza rifiuti in Campania e viene costituita la Protezione Civile Spa, sottrae infatti risorse economiche e riduce dirigenti e uffici al ministero dell'Ambiente, mettendo così il ministero nell'impossibilità di operare per i suoi scopi istituzionali di monitoraggio e prevenzione». «Lo scopo del provvedimento è quello di istituire e pagare un nuovo Ispettorato con dei commissari dotati di poteri straordinari, a cui saranno trasferite le competenze della gestione dell'emergenza nelle situazioni a più elevato rischio idrogeologico sul territorio nazionale, un'emergenza che però è stata generata dalla mancanza di pianificazione e di progetto da parte del Ministero e che contraddistingue l'operato del Governo. Nessuna riposta è stata fornita alle domande avanzate dalla RdB Pubblico Impiego in merito al destino di tanti lavoratori del Ministero dell'Ambiente impegnati negli uffici coinvolti dal provvedimento». La RdB «si oppone a questo nefasto progetto e, come già avvenuto col sostegno dato ai lavoratori dell'Ispra, sosterrà la lotta dei lavoratori del ministero dell'Ambiente ponendo in essere ogni possibile azione di contrasto e di informazione e rivolgendo un appello a tutte le forze politico-parlamentari, sociali e dell'ambientalismo per costruire un'iniziativa comune e rilanciare un ministero dell'Ambiente di fondamentale importanza per lo sviluppo sostenibile e la tutela delle risorse, con fondi e competenze adeguate».


13 gennaio 2010 - Apcom

Ispra/ Usi-Rdb Cub: trattative giunte a un momento cruciale
Sindacati: si formalizzino nostre richieste in protocollo intesa

(APCOM) La trattativa Ispra è giunta ad un momento cruciale. In seguito al tavolo tecnico che si è tenuto lunedì 11 gennaio, a cui hanno preso parte il ministero dell'Ambiente, la struttura commissariale, il ministero della Funzione Pubblica e le organizzazioni sindacali, si prospetta l'ipotesi di un accordo: "Effettivamente nella seduta di lunedì abbiamo riscontrato delle aperture da parte del Ministero in relazione ai punti che per USI/RdB Ricerca sono fondamentali - riferisce Cristiano Fiorentini della segreteria nazionale di Usi/RdB Ricerca - La formalizzazione di quei punti in un protocollo d'intesa per noi potrebbe essere una soluzione adeguata. E' chiaro che tutto dipende dai contenuti, infatti non bisogna solo risolvere il problema contingente dei licenziamenti, ma dare una prospettiva vera a questi lavoratori".

Ispra/ Damiano: Grave negare stabilizzazione precari
Così si impedisce un futuro alle giovani generazioni

(APCOM) "E' grave quanto ha affermato il ministro Prestigiacomo a proposito dei ricercatori Ispra. Negare la possibilità di assunzione e ripiegare su ipotetici progetti, vuol dire ricondurre questi lavoratori di alta professionalità nell'area del lavoro precario, dell'indeterminatezza e della mancanza di futuro lavorativo". Lo afferma Cesare Damiano, capogruppo del Pd nella commissione Lavoro di Montecitorio, dopo l conferenza stampa del ministro Prestigiacomo sui precari Ispra. "Tutto questo - conclude - vuole condannare le nuove generazioni, ancora una volta, a dover sopportare il peso di un mercato del lavoro strutturalmente instabile ed impedire loro la possibilità di costruire un progetto di vita".


13 gennaio 2010 - Ansa

LAVORO: ISPRA; PRESTIGIACOMO, STABILIZZAZIONE DIFFICILE OK A PROGETTI ANCHE ESTERNI; SERVE COLLABORAZIONE SERENA

(ANSA) - ROMA, 13 GEN - «Li capisco umanamente ma non si possono pensare dei provvedimenti ad hoc per loro. Quello che si può fare sono dei progetti ma non la stabilizzazione che è difficile e che non sono in posizione di poter garantire». Questo il pensiero del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, a margine della conferenza di presentazione del nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti, sui precari dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che da oltre 50 giorni sono organizzati in protesta occupando il tetto di una delle sedi dell'Istituto (quella dell'ex Icram, l'Istituto di ricerca ambientale applicata al mare), a Roma. A proposito delle trattative, in corso da giorni per tentare di trovare una soluzione, il ministro dice:«Sto cercando di fare del mio meglio ma ci vuole anche collaborazione. Il fatto che siano comparsi molti manifesti che chiamano la città a una adunanza significa che non siamo in presenza della volontà di discutere in maniera serena». Tempo fa, rileva Prestigiacomo, «la provincia era disponibile a mettere 10 milioni di euro per dei progetti. Io - spiega - non ho difficoltà a dire che l'Ispra possa operare anche con progetti esterni provenienti da parte di terzi. Eravamo disponibili verso la provincia, li abbiamo chiamati ma questi soldi ancora non ci sono». In Ispra, racconta il ministro, ho trovato «una situazione delicata: ho trovato tre istituti nel caos organizzativo, con il 38% di precari e alcune forme di contratto che per natura non prevedevano la stabilizzazione». Noi, continua Prestigiacomo, «abbiamo fatto i concorsi, cioè quello che in 24 anni non era mai stato fatto, e alcuni di quelli che sono sul tetto hanno partecipato ma non lo hanno superato». Il ministro allora chiude:«Sono professionalità preziose, però è una situazione che ho ereditato e abbiamo fatto il massimo di quello che potevamo fare. E, poi, nei prossimi tre anni si prevede un incremento delle assunzioni».


13 gennaio 2010 - Asca

ISPRA: RDB, RIBADIAMO DISPONIBILITA' A CONFRONTO E VOLONTA' INTESA

(ASCA) - Roma, 13 gen - ''In relazione alle dichiarazioni del Ministro Prestigiacomo sulla vicenda Ispra ci sentiamo di ribadire la nostra disponibilita' al confronto e la nostra volonta' di arrivare ad un'intesa''. E' quanto ha dichiarato Cristiano Fiorentini, della Segreteria Nazionale di USI-RdB Ricerca. ''Prova ne e' che proprio oggi abbiamo inviato al Ministero e all'Ispra i contenuti che a nostro avviso potrebbero portare ad una soluzione positiva della vertenza''. Le richieste del sindacato di base restano il mantenimento in servizio di tutto il personale precario e l'avvio di un percorso che porti alla trasformazione dei contratti parasubordinati in contratti a tempo determinato, rpima che si giunga a varare un piano triennale di assunzioni.


13 gennaio 2010 - Il Fatto

Ispra, prime trattative ma senza il ministro
Dopo 50 giorni sul tetto i ricercatori devono fare i turni perché cominciano ad ammalarsi

Sono passati cinquanta giorni e i ricercatori dell’Ispra sono ancora sul tetto della sede di Roma. Ieri, le rappresentanze sindacali degli scienziati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale si sono sedute al tavolo del ministero dell’Ambiente per trattare dei loro contratti e del loro futuro. Il ministro Stefania Prestigiacomo ha lasciato l’edificio poco prima dell’inizio della riunione. Niente interesse diretto nel problema quindi, che viene lasciato al vicecapo di gabinetto Bernadette Nicotra, al funzionario del ministero della Funzione pubblica Maria Barilà, ai commissari dell’Ispra Stefano La Porta ed Emilio Santori. Di fronte a loro, in due riunioni separate, il sindacato di base Usi-Rdb e i confederali Cgil e Uil. La Cisl ha preferito non partecipare, mostrando il fianco al divide et impera. "E’ stato un incontro interlocutorio ma ci è sembrato proficuo – ha detto Michela Mannozzi, delegata Usi-Rdb – abbiamo aperto una trattativa, chiesto il mantenimento dei rapporti scaduti e in scadenza e una prospettiva futura di rapporti subordinati che si trasformino in un chiaro piano occupazionale". I presupposti ci sono, ma non si fanno illusioni: "Adesso aspettiamo il riscontro della disponibilità mostrata oggi al tavolo – spiega Mannozzi - sia attraverso il verbale che sarà redatto dopo le riunioni, sia con la convocazione del prossimo incontro che deve avere all’ordine del giorno le nostre richieste". I ricercatori Ispra erano presenti al ministero con una piccola delegazione perché è stato difficile per loro dividersi in due gruppi per mantenere il presidio sul tetto. Infatti questi ultimi sono stati i giorni dell’influenza, della tosse e della febbre. L’umidità e la pioggia hanno provato la salute degli studiosi oltre al loro morale. I contratti, infatti, sono scaduti il 31 dicembre, e più di 200 persone sono rimaste senza lavoro, dopo gli altrettanti terminati a giugno. Lunedì scorso il ministro dell’Ambiente aveva accettato di ricevere i ricercatori in seguito alle tensioni natalizie che avevano costretto i deputati dell’opposizione a scavalcare i cancelli scortati dalla polizia, e durante la riunione era stata decisa l’apertura del tavolo di trattativa. In attesa dei prossimi passi, è stata convocata un’assemblea cittadina, venerdì mattina presso la sede Ispra di via Casalotti, durante la quale saranno verificate le condizioni per interrompere la protesta o continuarla.


13 gennaio 2010 - Il Tempo

Usi-Rdb
In merito all'articolo pubblicato su «Il Tempo» del 5 gennaio 2010, pagina 15, a firma Fabio Perugia, il sindacato Usi-Rdb Ricerca precisa che molti dati riportati sul personale Ispra risultano errati

In particolare, si legge che a luglio 2008 erano in servizio «534 lavoratori con contratto flessibile», mentre il ministro Stefania Prestigiacomo, in audizione alla commissione ambiente della Camera il 29 ottobre 2008, ha affermato che i precari in Ispra erano 618. Sulla citata scadenza di a111 contrattiA, si precisa che le scadenze proseguono nel 2010, per un totale di 230 rapporti a termine: di questi, oltre 150 non hanno avuto proroga, non si tratta dunque di 21 lavoratori come riportato. I contratti scaduti sono 188 e per 42, che scadranno tra gennaio e marzo, c'è certezza di non rinnovo, per decisione della Struttura commissariale. Ad oggi sarebbero in servizio per tutto il 2010 solo 28 tempi Determinati con contratto sine die, 28 Assegni di Ricerca e 24 Tempi Determinati definiti «scorritori».

Nel 2010 solo 12 contratti su 100 a tempo determinato
L'Ispra assume ancora e il sindacato protesta
Ricerca Nel 2010 aumento del personale del 2%

I lavoratori dell'Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale sono ancora lì sui tetti a protestare. Il loro sindacato (Usi-Rdb), che rappresenta poco più del dieci per cento dei dipendenti dell'ente, continua una battaglia in difesa di 21 lavoratori, con un eco tale da farli apparire centinaia. Chiedendo anche a Il Tempo di rettificare i dati pubblicati, forniti però in via ufficiale dal ministero dell'Ambiente. Eppure i numeri smentiscono le ragioni di una protesta che ha raccolto l'attenzione dei media. L'attuale governo non sta smobilitando la ricerca in Italia a causa del mancato rinnovo dei contratti precari Ispra. La realtà è profondamente diversa, rispetto alla versione del sindacato. La gestione commissariale dell'Istituto ha varato un piano di stabilizzazioni che punta a portare l'area della precarietà in Ispra dal 38 per cento, ricevuto in eredità dal governo Prodi, al 12 per cento. Con un aumento del personale impiegato di circa il 2 per cento entro il 2010. L'Ispra passerà, a fine anno, dai 905 contratti a tempo indeterminato del 2008 a 1271, riducendo i precari da 534 a 180. Insomma, non proprio un assassinio della ricerca, come urlano i rappresentanti sindacali. Durante un mese e mezzo di proteste sul tetto della sede, si è parlato di centinaia di precari che sarebbero stati «mandati a casa» entro il 31 dicembre. Ma il «saldo reale» a fine 2009 (fra contratti rinnovati e altre assunzioni adottate) è di sole 21 persone. E, nonostante gli sforzi già effettuati, un ulteriore segnale di distensione è arrivato aprendo una trattativa sindacale volta a cercare di affrontare le singole posizioni personali e professionali. Un tavolo tecnico con il ministro Stefania Prestigiacomo è stato aperto proprio per affrontare fino in fondo i problemi dell'ente. In questo quadro, conferma il governo, i massimi sforzi per conservare le risorse umane della ricerca dell'Istituto si stanno effettuando.


12 gennaio 2010 - Adnkronos

RICERCA: 50ESIMO GIORNO SUL TETTO PER PRECARI ISPRA,
VENERDÌ IL VERDETTO
SE AFFONDASSE UNA PETROLIERA INTERVERREMMO TARDI
E CON COSTI MOLTO ALTI

Roma, 12 gen. - (Adnkronos) - Sono passati ormai 50 giorni da quando i precari dell'Ispra hanno iniziato la loro protesta sul tetto dell'Istituto in Via Casalotti e venerdì prossimo è atteso il 'verdettò sulla reale disponibilità della «parte pubblica» di dare seguito alle aperture verbali manifestate ieri, primo giorno del tavolo tecnico con ministero dell'Ambiente, Funzione Pubblica e struttura commissariale. «Il tavolo è stato proficuo - dice all'ADNKRONOS Michela Mannozzi, ricercatrice precaria Ispra del coordinamento precari dell'Usi Rdb Ricerca - e attendiamo per venerdì un riscontro attraverso un verbale in cui dovranno essere esplicitate le intenzioni emerse al tavolo. Questo sarebbe un primo passo importante verso la concretizzazione degli accordi». «La nostra richiesta - evidenzia - si è suddivisa in tre fasi. La prima prevede la prosecuzione di tutti i rapporti di lavoro scaduti nel 2009 e in scadenza nel 2010. La seconda, prevede l'indizione di selezioni per trasformare contratti atipici in contratti subordinati per mezzo di concorsi con riserve previste dalla legge. La terza, un piano per assunzioni a tempo indeterminato anche in vista del turn over (dovrebbero essere circa 200 infatti i prepensionamenti). Abbiamo anche chiesto il finanziamento di alcuni progetti (Sima e Indigest) in modo da salvaguardare le professionalità coinvolte. Si tratta, infatti, di progetti cui afferiscono figure interdisciplinari e personale amministrativo fondamentali per gestire i programmi di ricerca». «È stata fondamentale - racconta la ricercatrice - la presenza di Funzione pubblica che ha dichiarato congrue, rispetto alla normativa vigente, le nostre istanze dimostrando così che l'atteggiamento finora tenuto dalla struttura commissariale era pregiudiziale. Dopo due ore di dibattito, abbiamo raggiunto un momento di sintesi nel quale la controparte pubblica ci ha invitato ad inviare un documento esplicitando le tre fasi e ci ha annunciato a voce una disponibilità che dovrebbe ora concretizzarsi». Al momento, fa sapere la ricercatrice, »l'unica situazione chiara è che gli interessi dei precari da un lato e quelli della struttura commissariale e del ministero (con l'avallo della Funzione pubblica) possono convergere sulla prosecuzione di tutti i rapporti di lavoro scaduti nel 2009 e in scadenza nel 2010«. Questo punto, però, per i precari ormai da 50 giorni sul tetto, è »necessario ma non sufficiente« per smobilitare la protesta. Infatti, come dice Mannozzi, i precari si aspettano »un impegno concreto rispetto al passaggio da contratti atipici a contratti a tempo determinato, a normativa vigente«. Nel frattempo, a giugno, ricorda Mannozzi, »l'Italia ha perso due ricercatori che, con l'Ispra non avevano nemmeno la 'precarieta« garantita (il loro contratto è scaduto a dicembre), e invece in Inghilterra sono stati assunti nel giro di pochi giorni con un contratto a tempo indeterminato. Ed è stato pagato loro persino il trasloco!». Intanto per venerdì prossimo, giorno del 'verdettò, l'Usi Rdb Ricerca ha indetto per le 10 e 30 un'assemblea cittadina aperta a tutti nella sede di Via Casalotti con lo scopo di «parlare della vertenza Ispra, ma anche della situazione dell ricerca in Italia e dei controlli ambientali. Il tema infatti è di interesse per tutti. »Se oggi una petroliera affondasse in uno dei nostri mari - dice la ricercatrice per dare la misura della centralità della questione - il ministero dell'Ambiente non avrebbe la possibilità di intervervenire con la tempestività necessaria e a costi sostenibili. Primo - spiega - perchè di fatto non c'è più il gruppo emergenze che dovrebbe coordinare gli interventi (da 13 unità sono diventate 4). Secondo, non c'è più la convenzione tra ministero dell'Ambiente e Rete Castalia, un consorzio di armatori con il compito di entrare in azione in questi casi«. «In sostanza - chiarisce Mannozzi - dato lo stato dell'arte, passerebbero giorni prima che tutti i tasselli amministrativi fossero messi in ordine per consentire l'intervento della Rete Castalia». In soldoni, per le due ragioni suddette, se una petroliera affondasse «gli interventi idonei scatterebbero »troppo tardi per poter davvero evitare i danni maggiori« e, per di più, »l'intervento avrebbe comunque costi ben superiori a quelli previsti nel caso di strutture di intervento ordinarie«. Insomma la macchina dei controlli ambientali deve essere ben oliata ed efficiente per offrire tutte le garanzie necessarie. »A giugno - ricorda la precaria del coordinamento Usi Rdb Ricerca - quando c'è stato il primo licenziamento di massa (179 i licenziati) i controlli previsti nella discarica di Malagrotta hanno subìto forti rallentamenti se non la paralisi«. E l'Italia, prosegue, è persino »andata in infrazione comunitaria perchè tra i licenziati di giugno c'era una collega che si occupava di certificazione Emas nelle industrie della cercamica e che, causa licenziamento, non ha potuto fare il suo lavoro. Poi - fa sapere Mannozzi - l'hanno dovuta riprendere e hanno optato per un contratto interinale«.


12 gennaio 2010 - EPolis Roma

La protesta. I ricercatori da 48 giorni sul tetto dello stabile di via Casalotti
per manifestare contro i "tagli"
Precari Ispra, verso la schiarita al via il tavolo per la trattativa
Vertice al ministero dell'Ambiente per fare il punto sui fondi a disposizione per i contratti
di Giulia Bertagnolio

Roma - Schiarita in vista per i precari dell'Ispra, l'Istituto vigilato dal ministero dell'Ambiente nato dall'accorpamento di Apat, Icram, Infs, da 48 giorni sul tetto della sede di via Casalotti per protestare contro i licenziamenti e le scelte della struttura commissariale. Ieri alle 15 e 30 nella sede del Ministero si è aperto un tavolo tecnico per cercare di risolvere la spinosa situazione determinata dal taglio di oltre 400 posti di lavoro, anche se il percorso si presenta in salita e la svolta appare ancora lontana. La protesta dei ricercatori atipici è cominciata il 24 novembre quando sono scattati i primi licenziamenti e mancava un mese allo scadere di decine di altri contratti per i quali non c'era alcuna garanzia di continuità: i lavoratori hanno subito scelto una forma estrema e provocatoria per manifestare il proprio dissenso, passando sul tetto giorno e notte inclusi Natale e Capodanno, ma fino ad ora nulla di concreto è cambiato anche se nelle scorse settimane in tanti, tra politici e gente del quartiere, hanno manifestato solidarietà ai neo disoccupati. Loro non si danno per vinti: lottano con tutte le forze contro i licenziamenti «camuffati da un semplice mancato rinnovo di un contratto a termine che i tre commissari dell'ente di ricerca ritengono necessari per la riorganizzazione dell'Istituto». Per far sì che qualcuno si interessasse alla protesta il gruppo ha chiesto incontri con il ministro Prestigiacomo, che solo il 4 gennaio scorso si è concesso, e anche occupato gli uffici del ministero dell'Ambiente. La speranza ora è tutta riposta nei risvolti del vertice di ieri, forse l'apertura di uno spiraglio per una trattativa: al vaglio i percorsi che potrebbero permettere di dare risposte alle rivendicazioni dei precari e valutare la reale disponibilità delle risorse messe a disposizione da Regione e Provincia. Secondo le informazioni dei precari «i soldi ci sono» tanto che sarebbero in piedi convenzioni per complessivi diciassette milioni per le attività di ricerca marina per il 2010. L'Istituto per la Ricerca ambientale Ispra è nato circa due anni fa dall'unione di tre Enti pubblici di ricerca con l'obiettivo di razionalizzare le competenze tecnico scientifiche presenti. «Finora però abbiamo avuto solo licenziamenti - sottolinea Emma Persia, coordinatrice dell'Usi-RdB dell'Ispra – nel dicembre del 2008 sono andati via i primi 50. Lo scorso giugno, invece, non è stato rinnovato il contratto a 200 ricercatori e altri 200 rischiano di fare la stessa fine a gennaio 2010». La previsione dei sindacati è nera: «Si potrebbe arrivare presto a 500 licenziamenti, ovvero il 40 per cento del personale in meno».


11 gennaio 2010 - Rainews 24

Non sparate alla ricerca è lo slogan

Roma - Il mondo dei media porta la sua solidarieta' ai precari dell'Ispra, dopo che questi ultimi avevano chiesto sostegno con un appello rivolto all'Associazione per la liberta' di stampa Articolo 21, per denunciare che la "ricerca precaria e' una ricetta sotto ricatto che non fa bene al Paese", e chiedere che l'azione mediatica aiutasse la loro protesta "a non spegnersi". E' quanto comunicano in una nota i precari dell'Ispra che sottolineano per questa mattina come "uno dei fondatori dell'associazione, il deputato Giuseppe Giulietti, sara' sul tetto insieme a Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa (Fnsi - il sindacato unitario dei giornalisti), al direttore di RaiNews24, a Corradino Mineo, e a Santo Della Volpe, della redazione del TG3, per portare solidarieta' ai ricercatori e tecnici Ispra che ormai da 47 giorni occupano il tetto della sede dell'Istituto in via Casalotti 300". "Nonostante l'importanza del nostro Istituto e la drammaticita' della sua situazione - ha dichiarato Emma Persia, Coordinatrice dell'Usi - Rdb Ricerca Ispra - siamo convinti che l'attenzione dei media e il contributo dei giornalisti sia essenziale per riuscire a ottenere dei risultati concreti, nella difficile trattativa che si aprira' nei prossimi giorni sul futuro della ricerca pubblica, dell'Ispra e dei suoi lavoratori".


11 gennaio 2010 - Ansa

LAVORO: ISPRA; PEDUZZI, SOSTEGNO A PROTESTA PRECARI

(ANSA) - ROMA, 11 GEN - «Ai lavoratori dell'Ispra che stanno lottando per difendere il proprio posto di lavoro e restituire centralità al ruolo pubblico della ricerca va tutta la nostra solidarietà. È necessario dare un futuro a questa realtà potenziando un settore tecnicamente di eccellenza, che può svolgere una funzione fondamentale di supporto agli enti pubblici sia a livello locale che nazionale». Lo affermano in una nota congiunta il portavoce della Federazione della Sinistra al Consiglio regionale del Lazio Ivano Peduzzi, portavoce della Federazione di Sinistra in Consiglio regionale, e il responsabile Lavoro Prc Lazio Claudio Fiorella che ieri hanno partecipato a un incontro con i lavoratori sul tetto della sede di via Casalotti. Con loro anche Mario Michelangeli, Alfio Marioli e Maria Antonietta Grosso del Pdci e il segretario regionale Idv Stefano Pedica. «Auspichiamo - dicono ancora Peduzzi e Fiorella - la cessazione di ogni tentativo di speculazione sia nei confronti dei lavoratori sia su piano edilizio. Non è un mistero che la sede di Casalotti potrebbe far gola a quanti ipotizzano in quell'area la costruzione del nuovo stadio di Roma». Il prossimo 15 gennaio, annunciano infine, parteciperanno «all'assemblea organizzata dal comitato cittadino di sostegno alla lotta dei lavoratori Ispra».


11 gennaio 2010 - Corriere.it

CRISI e occupazione
Precari Ispra, 48 giorni sul tetto ma forse si riapre la trattativa
Lunedì attesa per il nuovo tavolo tecnico sulla ricerca
vertice al ministero dell'Ambiente per salvare 430 posti

ROMA - E sono 48. Giorno e notte sul tetto. Pioggia, vento, sole. Giorno feriale, giorno festivo. Natale e Capodanno. Non importa. La lotta dei precari dell'Ispra (Istituto per la Ricerca Ambientale) va avanti dalla fine di novembre, quando per far sentire la loro voce salirono sul tetto della sede di via Casalotti. Da allora, non sono mai scesi. Protestano contro i 430 licenziamenti («camuffati da un semplice mancato rinnovo di un contratto a termine») che i tre commissari dell’ente di ricerca ritengono necessari per la riorganizzazione dell’Istituto che si troverebbe così ad avere il 40 per cento della forza lavoro in meno. Hanno chiesto incontri con il ministro Prestigiacomo, hanno perfino occupato gli uffici del ministero dell'Ambiente per far sì che qualcuno si interessasse alla loro protesta.
L'INCONTRO CON IL MINISTRO - Solo il 4 gennaio, il ministro dell'Ambiente si è concesso. E ha ricevuto una delegazione dei lavoratori in protesta, oltre ai sindacati. Si sono dati poi appuntamento a lunedì 11. E proprio nel pomeriggio di lunedì 11, alle 15.30 si apre il tavolo tecnico al ministero per valutare i percorsi che, a normativa vigente, le consentano di dare risposte alle rivendicazioni dei precarie e per valutare anche la reale disponibilità delle risorse messe a disposizione da Regione e Provincia. I soldi, però, secondo le informazioni dei precari, »ci sono: ci sono convenzioni per complessivi 17 milioni per le attività di ricerca marina per il 2010».
FUSIONE E TAGLI AL PERSONALE - L'Istituto per la Ricerca ambientale Ispra è nato circa due anni fa dall’unione di tre Enti pubblici di ricerca (Apat, Icram e Infs) con la finalità di razionalizzare le competenze tecnico scientifiche presenti. «Finora però – afferma Emma Persia, coordinatrice dell'Usi-RdB dell'Ispra – abbiamo avuto solo licenziamenti. Nel dicembre del 2008 sono andati via i primi 50. Lo scorso giugno, invece, non è stato rinnovato il contratto a oltre 200 ricercatori e altri 200 rischiano di fare la stessa fine a gennaio 2010». In tutto sono 430 i precari da «stabilizzare». E i sindacati prevedono: «Si potrebbe arrivare ben presto a 500 licenziamenti, ovvero il 40 per cento del personale in meno. Persone mandate via solo perché hanno un contratto a termine». Accusa Persia: «Io, che ho il posto fisso, posso garantire che questi colleghi che rischiano svolgono il mio stesso lavoro con la stessa professionalità».


11 gennaio 2010 - La Voce d'Italia

Ispra: dopo il primo incontro col ministro
Ma i precari aspettano sul tetto
di Loredana Grandi

Il 2010, oltre che con il Capodanno sul tetto e la fiaccolata nel quartiere di Casalotti, a Roma, in favore dei precari dell´Ispra, si è aperto con una dichiarazione del ministro dell´Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che lo considera "un anno decisivo per costruire una nuova, più salda e consapevole progettualità per l'ambiente. Ed in questa direzione le parole del Papa Ratzinger e del presidente Napolitano rappresentano il più autorevole sostegno al nostro impegno". Salutando positivamente questa presa di posizione del ministro, i ricercatori hanno atteso fiduciosi lunedì 4 gennaio, quando la ministro ha incontrato una delegazione di occupanti del tetto dell´Ispra, che da più di 40 giorni proseguono la loro protesta sul tetto della sede di via Casalotti contro l´allontanamento di oltre 400 lavoratori precari, circa un terzo di tutto il personale dell´Istituto: "Il primo incontro col ministro Stefania Prestigiacomo e il capo dipartimento della Funzione pubblica ha mostrato una volontà di affrontare le problematiche al centro della protesta che va avanti ormai da 47 giorni – ha detto Emma Persia, coordinatrice dell’Usi – Rdb Ricerca dell’Istituto – in particolare, il ministro vigilante ha affermato di voler agire per la valorizzazione delle professionalità presenti all’Ispra. Per questo – ha aggiunto la rappresentante sindacale – nel tavolo tecnico che il ministro ha deciso di aprire da domani lunedì 11 gennaio, porteremo i numeri esatti e presenteremo soluzioni tecniche ed economiche, oltre a quelle già offerte dalle istituzioni locali, sperando che in quella sede vengano esaminate adeguatamente, visto che consentono il totale rispetto della normativa vigente".

Accogliendo quindi quello che sembra essere un inizio di trattativa seria, i lavoratori tengono comunque a ribadire, partendo dal presupposto che tutti i contratti in essere al momento dell´occupazione devono essere rinnovati, quelli che sono gli obiettivi finali della mobilitazione: o il pieno riconoscimento del loro ruolo di lavoratori subordinati ed adozione, da parte dell´Istituto di un piano per la graduale immissione in ruolo di tutto il personale precario, secondo quando già attuato in altri enti pubblici di ricerca, oppure l’attivazione di un piano di rientro di tutti i lavoratori allontanati nel corso del 2009. Inoltre, dopo 47 giorni di protesta, il sindacato di base e i precari non hanno avuto intenzione di aspettare per una settimana senza agire. La mobilitazione dei ricercatori e tecnici interessati dai licenziamenti, oltre 480 tra quelli allontanati nel corso del 2009 e coloro i cui contratti scadono in questi giorni, è andata avanti con nuove iniziative, oltre a proseguire con l’occupazione del tetto. In particolare, l’Usi - RdB Ricerca ha avviato le procedure di conciliazione per lo sciopero del comparto ricerca a sostegno della vertenza dei precari dell’Ispra e per un piano di rilancio e di investimenti a favore della Ricerca pubblica nazionale. Sta inoltre organizzando un’assemblea cittadina per dibattere sul tema della ricerca e i Controlli Ambientali, alla quale saranno invitati rappresentanti politici, cittadini, Istituzioni, associazioni, università ed esperti del settore. Va anche detto che nel frattempo, grazie all´occupazione, alcuni dei ricercatori che si trovano sul tetto hanno potuto intervenire a sostegno delle capitanerie di porto di Anzio e Tor Vaianica, nel salvataggio di una tartaruga marina spiaggiata nel basso Lazio. Un intervento che sarebbe stato impossibile senza la mobilitazione, visto che in questi giorni le sedi dell´Ispra sono chiuse e i ricercatori che si sono occupati del problema hanno il contratto già scaduto. Per maggiori informazioni i ricercatori invitano tutti a contattarli al telefono – 3470632009 oppure all'e-mail : precarispra@gmail.com o precariispra.blogspot.com e a visitare il sito www.nonsparateallaricerca.org


11 gennaio 2010 - Articolo 21

Ispra: oggi sul tetto con i lavoratori

Questa mattina alle ore 12, rispondendo all'appello dell'Ispra una delegazione di Articolo21 formata dal portavoce Giuseppe Giulietti, dal direttore Stefano Corradino insieme al presidente della Fnsi Roberto Natale, al direttore di Rainews24 Corradino Mineo e al vicepresidente di Libera Informazione Santo Della Volpe sarà sul tetto con i lavoratori. "Abbiamo raccolto l'appello - scrive Articolo21 in una nota - per far sì che sulla vicenda Ispra come sulle altre, da Termini Imerese all'Eutelia, non cada il silenzio e affinchè la questione sociale torni ad essere all'attenzione quotidiana della politica e dei media".