Un considerevole successo, accompagnato da un’apprezzabile eco, ha riscosso il convegno nazionale sull’attività di vigilanza organizzato dalla USB il 5 aprile scorso, che ha visto confrontarsi nell’ordine la senatrice Nunzia CATALFO di M5S, il direttore dell’INL dottor Paolo PENNESI, il direttore generale dell’INPS dott.ssa Gabriella DI MICHELE, la dott.ssa Alfonsina AMADUZZI responsabile della direzione di vigilanza dell’INAIL, l’onorevole Lello DI GIOIA del PD e l’avvocato Arturo SALERNI del Forum Diritti Lavoro.
La nascita del nuovo soggetto INL, teoricamente operativo dal 01/01/2017, dovrebbe accorpare l’intera attività ispettiva del mondo del lavoro (vale a dire INPS, INAIL e Ministero del Lavoro), ma rischia di creare in realtà un’ulteriore mancanza di tutela in un mondo del lavoro già reso, con le ultime modifiche legislative, eccessivamente flessibile e privo di garanzie.
Di fatto, proprio a causa del quadro normativo previsto dal JOBS ACT, si sta progressivamente realizzando la logica ampiamente teorizzata negli ultimi anni dello smantellamento delle tutele del mondo del lavoro.
L’attività ispettiva, nello specifico, ha garantito finora un valido strumento per combattere elusione fiscale ed evasione contributiva. Con l’istituzione dell’INL tuttora nebulosa si rischia di non riuscire più a contrastare i gravi fenomeni di irregolarità del mercato del lavoro (caporalato, lavoro nero, irregolarità nelle forme contrattuali di assunzione, ecc.) a causa della eccessiva burocratizzazione di un ente istituito a costo zero e con la previsione addirittura di un ipotetico “recupero dei costi”, com’è stato fatto giustamente notare dall’on. DI GIOIA.
Ad oggi nell’INL mancano chiare risorse da destinare alla funzionalità dell’ente e non esistono i minimi strumenti per poter operare con efficienza, mentre gli stessi ispettori appaiono abbandonati a loro stessi ed in balia delle onde, mentre dovrebbero tuttora giustamente rappresentare il fiore all’occhiello dell’Istituto.
Avrà gravi ripercussioni sul mercato del lavoro anche il fatto che gli ispettori di vigilanza con esperienza previdenziale (INPS) ed assicurativa (INAIL) non potranno più essere assunti. Questo comporterà l’impossibilità di continuare ad effettuare con un minimo di regolarità tutte quelle attività che richiedono di certo formazione specifica, con il risultato facilmente prevedibile di un’assenza di controllo su di un mercato del lavoro rimasto senza quasi più tutele effettive.
Passando ai numeri forniti dal direttore del neo costituito INL dr. PENNESI, ci ritroviamo attualmente con un organico di circa 4.200 unità (dei quali 1.200 dall’INPS), da utilizzare per l’intera attività ispettiva, con un numero massimo di interventi stimato intorno ai 200.000, tenendo presente che questo numero è notevolmente insufficiente a fronte di oltre 1.500.000 aziende da controllare.
Tre mesi dopo la costituzione del cosiddetto Ispettorato Unico, ci ritroviamo innanzi ad una situazione complessa con la necessità e al tempo stesso l’urgenza di dover fronteggiare tre problematiche concrete, che sono ben lungi dall’essere risolte:
- La mancanza di unità operative con competenze specifiche.
- La quasi impossibilità di realizzare in breve tempo una valida formazione a tutto campo degna di questo nome nell’area ispettiva, attività che prima veniva svolta in maniera specifica e specializzata dagli ispettori di INPS, INAIL e Ministero del Lavoro (mentre adesso tutti dovranno fare tutto).
- La necessità di creare delle banche dati uniche ed attendibili tra i vari enti, al fine di evitare duplicazioni superflue ed inutili sovrapposizioni di tutta l’attività ispettiva.
Non si escluda, infine, il problema relativo all’età media dei colleghi di INPS e INAIL, già più volte inutilmente rappresentato, al punto tale che sembra non se ne voglia tener conto di proposito. Si rischia, quindi, nel giro di poco tempo di perdere tutte quelle competenze specifiche acquisite sul campo e di ritrovarsi senza i mezzi reali per poter continuare a controllare un mercato del lavoro che risulta sempre più caratterizzato da vere e proprie forme di lavoro schiavistico.
Per ciò che riguarda in particolare l’INPS appare sempre più evidente che, dopo il progressivo smantellamento del ramo informatico e quello in corso d’opera della vigilanza, l’obiettivo ormai neppure malcelato resta quello di destrutturare in maniera definitiva l’intero sistema di previdenza pubblica ancor esistente nel nostro Paese.