Dilaziona, nega, difenditi. Questo è il succo delle pratiche ostruzionistiche che le compagnie assicurative statunitensi mettono in atto per rifiutare il pagamento delle cure mediche. Pratiche che hanno portato all’omicidio del presidente della più grande compagnia assicurativa sanitaria americana.
E proprio a seguito dell’omicidio si è scoperchiato il vaso di pandora e ne è sgorgata la disperazione di centinaia di migliaia di cittadini che si sono visti negare la possibilità di curarsi ma, oltre alla disperazione, è fuoriuscito odio, tanto odio, verso un sistema che divide la popolazione per censo e classe. In poche parole chi ha i soldi si cura, chi non li ha spera. I dati dell’Organizzazione mondiale della sanità sulla mortalità e sull'aspettativa di vita da anni mettono a nudo il fallimento di questo sistema e la conseguente esasperazione delle disuguaglianze. È questo che vogliamo succeda anche in Italia? Perché se è questo non dobbiamo far altro che rimanere inerti e assistere impassibili alla distruzione del Servizio Sanitario Nazionale nato dalle lotte sociali degli anni '70, al suo costante impoverimento e sotto finanziamento, allo smantellamento della prevenzione, alle drammatiche carenze della medicina di base, al blocco delle assunzioni e agli stipendi inadeguati che provocano la fuga di massa di infermieri e medici e al trasferimento di risorse pubbliche verso il privato.
30 anni di privatizzazione della sanità hanno lasciato macerie: il 25% della spesa sanitaria a carico dei cittadini e 4,5 milioni di persone costrette a rinunciare alle cure, in barba ad un diritto alla salute, universale ed equo, costituzionalmente garantito.
Il sistema assicurativo, unicamente basato sul profitto delle compagnie e senza nessuna responsabilità sociale, non solo aumenta cinicamente le disuguaglianze, ma le rende strutturali, considerando "normale" che il diritto alle cure appartenga solo a chi può permetterselo.
Qui da noi il processo non è ancora in stato avanzato, fatta eccezione per la forte spinta contrattuale al welfare aziendale per quelli che hanno un lavoro stabile e garantito, ma la strada futura, in assenza di una forte reazione popolare, è segnata.
DIFENDIAMO IL SSN: IL 13 DICEMBRE SCIOPERO GENERALE!
USB PI/SANITÀ