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Economia e Finanze: Tesoro

LE RAGIONERIE TERRITORIALI DELLO STATO AI TEMPI DELLE ELEZIONI RSU

Roma,

Il 25 febbraio l’Amministrazione ha trasmesso alle Organizzazioni Sindacali l’elenco del personale ricollocato in altri uffici del MEF a seguito della chiusura delle 10 RTS sul territorio nazionale.

Questi dati, facilmente leggibili, confermano il quadro che la USB MEF aveva già descritto, denunciando le conseguenze di un’operazione nata male e gestita peggio.

In buona sintesi, 180 lavoratori sono stati interessati dalla chiusura delle 10 sedi e dalla conseguente mobilità; 58 di essi hanno scelto di transitare in altre Amministrazioni e 122 sono rimasti in ambito MEF; tra questi ultimi, 70 lavoratori sono stati ricollocati presso le Commissioni Tributarie, 35 presso altre RTS e solo 17 hanno seguito le competenze nelle RTS accorpanti.

All’interno di questi sconfortanti numeri si nascondono anche le situazioni di ulteriore penalizzazione per i lavoratori provocate dall’Amministrazione del MEF che ha modificato i criteri di assegnazione agli uffici dopo che gli interessati avevano già espresso le due opzioni disponibili. Rappresentazione plastica di quanto finora affermato sono i 9 lavoratori della RTS di Rimini, transitati forzosamente presso la RTS di Pesaro poiché i criteri di assegnazione alle Commissioni Tributarie, ampliati successivamente alla presentazione delle domande di ricollocazione, erano inizialmente limitati strettamente alla sola vacanza d’organico.

Il risultato di questa operazione, peraltro gestita unilateralmente dall’Amministrazione del MEF limitandosi alla mera informativa alle Organizzazioni Sindacali, non può che essere giudicato come deludente e disastroso ma diventa addirittura drammatico per le sedi accorpanti che ricevono il 100% del lavoro e meno del 10% del personale dalle sedi soppresse.

Questa vicenda è solo l’ultimo atto, in ordine di tempo, del lungo percorso di destrutturazione delle articolazioni territoriali del MEF e delinea il futuro di quanto rimane del nostro Dicastero sulla rete periferica.

Intanto è bene richiamare la memoria sul recente passato per aver chiaro il quadro di riferimento e l’impatto complessivo provocato dai vari interventi nel territorio.

L’anno decisivo per la struttura del nuovo MEF alleggerito dalle appendici periferiche è il 2010, quando viene realizzata la soppressione delle storiche Direzioni Territoriali dell’Economia e delle Finanze.

In quell’anno, soltanto cinque anni fa, il MEF aveva ancora una dotazione organica di 16680 unità, di cui 7432 erano in carico alle sedi territoriali (rispettivamente 4082 alle DTEF e 3350 alle RTS).

Nel corso degli anni successivi le norme di riduzione della spesa, le ulteriori chiusure di uffici e la famigerata spending review hanno determinato un feroce taglio del personale del MEF. L’ultima dotazione organica, infatti, è pari a 11589 unità con 4031 unità in carico alle RTS che subiscono, oltretutto, la novità della pianta organica regionale.

Le “sopravvissute” RTS, con l’aggiunta delle competenze provenienti dalle DTEF soppresse, hanno quindi pressoché raddoppiato il carico di lavoro dal momento che contano su 4031 addetti rispetto ai 7432 precedentemente in servizio nelle suddette sedi territoriali. Inoltre deve necessariamente considerarsi che, in questi anni, l’Amministrazione del MEF si è sempre ben guardata dall’adottare alcun provvedimento nei riguardi di questi uffici ad eccezione della recente regionalizzazione della dotazione organica, ancora tutta da decifrare nelle conseguenze future.

Tutto questo si è consumato senza eccessivi conflitti poiché, come si è avuto modo di rappresentare in altri comunicati, l’Amministrazione da un lato ha avuto l’opportunità di non penalizzare eccessivamente i lavoratori costretti a cambiare sede lavorativa e dall’altro ha puntato sulle diversità operative, sulla dislocazione logistica delle singole RTS e conseguentemente sulle difficoltà a costruire un fronte generale di resistenza e conflitto.

Adesso il nuovo MEF, negli uffici centrali, sta completando quasi silenziosamente la controriforma della sua struttura funzionale adeguandola interamente ai dettati della Troika mediante la cancellazione dei residuali compiti sociali e di controllo. Allo stesso tempo le RTS, ufficialmente abbandonate a loro stesse, sono invece destinatarie, in modo clandestino e soltanto per ora limitato, di interventi profondamente innovativi.

La RTS di Roma, infatti, ha aperto la “nuova frontiera” dirottando circa 50mila provvedimenti da lavorare su altre RTS. Tra queste, la RTS di Salerno sta già lavorando in parte per Roma da qualche mese, la RTS di Potenza ha iniziato le lavorazioni da qualche giorno e le RTS di Campobasso ed Isernia sono in procinto di partire.

A parte queste scarne informazioni, non è dato neanche sapere se esista un centro operativo e programmatico di Direzione gestionale poiché il tutto avviene in completa clandestinità e apparentemente mediante accordi verbali tra Direttori di sedi territoriali e qualche eminenza grigia degli uffici centrali, quasi come in un patto tra compari d’affari.

Ovviamente, come in tutte le operazioni clandestine, non è stata resa alcuna informazione anche se le conseguenze di questo piano di lavoro investono ambiti contrattuali e normativi che imporrebbero la partecipazione delle Organizzazioni Sindacali. Pertanto la legittimità di quanto sta avvenendo, sia a livello di prerogative sindacali che di rispondenza alle norme di regolazione dei compiti d’ufficio, resta tutta da verificare nelle sedi preposte.

Al di là delle intenzioni finali di chi ha ideato il tutto, si sta comunque realizzando un primo rudimentale tentativo di esperimento di dematerializzazione del lavoro e annullamento della stretta correlazione tra il servizio ed il territorio dove risiede il cittadino–utente.

E’ evidente che l’allargamento e la messa a punto di queste modalità operative avranno ripercussioni notevoli sul futuro delle RTS, sulla possibilità di interventi radicali di riduzione delle sedi, sull’utilizzo flessibile del lavoro e sul controllo totale dei lavoratori.

L’USB MEF ritiene che si stiano determinando le condizioni per concludere nel breve periodo il percorso di assestamento definitivo del MEF con la nuova struttura degli uffici centrali e con l’articolazione territoriale delle RTS che diventa la più snella e leggera possibile, completamente rivisitata nella sua struttura organizzativa e funzionale e con il lavoro controllato e depotenziato da interferenze e conflitto.

La USB, a livello generale, ha sempre combattuto e continuerà a combattere con iniziative e scioperi generali i provvedimenti di smantellamento della pubblica amministrazione dettati dalla Troika europea.

Anche nel settore specifico del MEF continuerà a denunciare e a contrastare lo scempio dei diritti e dei servizi alla cittadinanza ma è sempre più necessario che i lavoratori si riapproprino del proprio destino e scelgano, anche in occasione delle elezioni RSU 2015, di dare sostegno all’USB, unica realtà sindacale che sta dimostrando sul campo di essere in grado di costruire conflitto nei posti di lavoro e nelle piazze.