Si è concluso lo sciopero proclamato da USB per tutti i lavoratori del comparto ferroviario, della durata di 24 ore, proclamato con urgenza a poche ore dall’incidente di Burdizzo costato la vita a cinque lavoratori addetti alla manutenzione delle linee ferroviarie.
L’invito della Commissione di Garanzia a ridurre l’azione di sciopero a sole quattro ore e limitatamente a RFI è stato respinto da USB e oggi possiamo dire che la scelta è stata corretta perché riceviamo notizie di adesioni da parte di molti ferrovieri che appartengono a profili professionali e mansioni non necessariamente riconducibili alla manutenzione delle linee, né dipendenti di RFI ma di altre società del gruppo FSI.
Inoltre stiamo ricevendo segnalazioni di treni affidati a quadri e personale estraneo a quello degli equipaggi per l’effettuazione di servizi di condotta o scorta che, se per un verso ci inducono a pensare che la protesta ha avuto successo, dall’altra ci vedranno impegnati per denunciare tutti quei comportamenti, che da sempre diffidiamo, dichiaratamente antisindacali.
È il momento del cordoglio verso le famiglie, gli affetti e i colleghi dei cinque lavoratori uccisi a Burdizzo, ma è anche il momento della reazione e della rabbia per delle morti ingiuste e ingiustificabili.
Respingiamo la scusa dell'errore umano, quella che va messa in discussione è l’organizzazione del lavoro e della sicurezza di RFI. Siamo di fronte al prodotto delle privatizzazioni e del sistema degli appalti che ha frammentato ed esternalizzato responsabilità e attività, devastando il sistema ferroviario, un tempo pubblico in ogni suo ramo.
Non sono bastati scioperi per la difesa e la sicurezza nei luoghi di lavoro, licenziamenti di nostri delegati per motivi legati alle denunce di falle nel sistema sicurezza, decine di giorni di sospensione per delegati attivisti e RLS che chiedevano il rispetto delle norme contrattuali o delle leggi vigenti in materia di prevenzione degli infortuni e di rispetto degli standard di sicurezza. Le immagini di Burdizzo sono davanti agli occhi di tutti: quella calce sparsa a coprire i resti umani di uno scenario che sembra di guerra ha lasciato di pietra e inorridito chiunque ha lavorato nei ruoli dell’esercizio ferroviario.
Non bastano più gli incontri con i ministri o i presidi davanti ai palazzi del governo se non si amplierà e organizzerà la grande massa dei lavoratori che oggi permettono ai treni di muoversi in Italia. Solo una diversa condizione capace di creare una massa critica in tutto il comparto ferroviario potrà offrire un argine a questa deriva.
Sono oltre 600 i lavoratori uccisi sul posto di lavoro: mentre venivano uccisi i nostri 5 colleghi a Burdizzo, altri due lavoratori morivano a Castel di Sangro e Senigallia.
L’USB rivendica lo sciopero di 24 ore in tutto il comparto RFI e le astensioni del lavoro messe in campo dall’organizzazione in Piaggio, Sevel-Stellantis, nei porti di Livorno, di Genova e più in generale nella categoria operaia dalla logistica all’industria. La strage di lavoratori ha una ragione e si chiama sfruttamento.
Nessuno può pensare di salvarsi da solo o di sfuggire al ricatto profitto in cambio di sicurezza.
I lavoratori hanno risposto: da oggi, e non solo da oggi, nessuno può sentirsi al sicuro.
Nessuno, da oggi ma non solo da oggi, potrà pensare: a me non succederà.
Organizziamo la risposta a partire dalla raccolta di firme per sostenere la legge di iniziativa popolare per l’introduzione di reato di omicidio sul lavoro.
Organizziamo la difesa dei nostri diritti sui luoghi di lavoro a partire da quello per un lavoro sicuro.
Facciamolo anche per chi non ha più la possibilità di farlo.
Sarà importante mantenere alta la mobilitazione, tra i nostri colleghi, nella battaglia sindacale e nella raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare contro l’omicidio del lavoro e le lesioni gravi e gravissime, presentata il 19 maggio scorso anche da USB. Raccolta di firme che vedrà la sua partenza nazionale il 4 settembre.
USB Lavoro Privato settore Trasporti- Ferrovie
Roma 1° settembre 2023