Il governo prova a mettere le mani sugli stipendi dei lavoratori pubblici,
poi ci ripensa perché sono in arrivo altre bastonate sui lavoratori
Il Governo “ci ha provato”.
Ha provato a decurtare direttamente 150 euro dagli stipendi dei lavoratori della scuola applicando le leggi dell'austerità con cui hanno bloccato contratti e qualsiasi aumento automatico degli stipendi, per far questo ha finto di dimenticare che il taglio è già stato operato e che gli scatti di anzianità percepiti sono stati pagati dagli stessi lavoratori.
Con un Accordo, infatti, sottoscritto con i sindacati collaborazionisti -sempre prima delle feste natalizie nel dicembre 2012- ha fatto pagare quegli scatti con un taglio di Fondi per le attività “aggiuntive” -come il recupero, piuttosto che lo sport, le biblioteche, la formazione del personale e le attività di normale funzionamento delle scuole. Fondi che fanno parte del monte salariale dei lavoratori della scuola e che dal 2001 è stato decurtato di oltre l'80%, insomma, ci tolsero da una tasca per mettere molto meno nell'altra.
Nella realtà il Governo ha provato a fare un salto di qualità: mettere direttamente le mani sugli stipendi bloccati, con un prelievo forzoso, esattamente come è avvenuto in Grecia ai nostri colleghi.
Un fatto nuovo e pericoloso che ha trovato in altre amministrazioni pubbliche applicazione: il tentativo gravissimo di cancellare il valore degli accordi con i sindacati- buoni o cattivi che siano- rifacendosi anche sulle buste paga dei lavoratori.
Per la Scuola, ha ricevuto una condanna unanime, perché tutti sanno -anche dentro il Ministero- che si sarebbe aggiunto ai tanti motivi di malcontento e di lotta dei lavoratori della scuola.
Oggi viene annunciato un dietro front. Sarà una vera marcia indietro?
Abbiamo imparato negli ultimi decenni che ogni volta che il mondo della scuola, le condizioni di vita e di lavoro dei dipendenti deve essere brutalizzato, la tecnica è quella di lanciare proposte “shock” come fu quella, lo scorso anno, delle “24 ore” (aumento secco di 6 ore a parità di salario), cosicché si parli di queste coprendo ben altri attacchi diretti, come fu appunto l'ulteriore taglio del Fondo per le scuole.
Così come è il Decreto Scuola, con cui è stato pienamente riconosciuto il piano Gelmini (dichiarato anche da tutte le Corti e i Tribunali “illegale ed illegittimo”), che ha tagliato fondi alla scuola pubblica per finanziare Fondazioni private, ha decretato l'insicurezza degli edifici scolastici rinviando a dicembre 2015 la messa a norma antincendio e accorpando altre 2000 istituzioni scolastiche eliminando altrettanti “controllori” fastidiosi come i Responsabili per la Sicurezza dei Lavoratori, e altro ancora.
I contratti sono bloccati ma nel frattempo con la complicità dei sindacati collaborazionisti sono stati tagliati gli scatti di anzianità ai pochissimi nuovi assunti, è stato cancellato il diritto alle ferie di centinaia di migliaia di precari. Eppure nessuno di quelli che oggi hanno strillato allo scandalo ha pensato di fermarsi prima di firmare tali accordi o votare quelle leggi.
Non solo, mentre a noi dicono che “non ci sono soldi”, veniamo a sapere che i Governi regionali così come come quelli nazionali non hanno speso i Fondi Europei (soldi provenienti sempre dalle nostre tasche) o addirittura sono stati alla mercé, ancora una volta, di affaristi e corruzione.
La vita nella scuola si fa più cupa e sempre di più i sacrifici chiesti ai lavoratori per pagare la crisi si mostrano per quello che sono: una rapina che esclude i figli dei lavoratori dalle scuole, che ricaccia il paese nell'ignoranza e nella povertà.
Le bugie hanno le gambe corte, anche questo episodio smaschera l'ipocrisia e la propaganda di chi si fa paladino dei ricatti della Trojka, di chi canta vittoria per la conquista di obiettivi che sono propri dei Governi strumento dei potentati economici.
Nell'ottobre scorso un grande sciopero generale ha fermato il paese, uno sciopero vero e contro le politiche di strozzinaggio, per la rinascita di questo nostro paese.
USB con coerenza non si fermerà alle finte vittorie di questi politicanti e porterà nelle scuole e nelle piazze i veri bisogni dei lavoratori e delle loro famiglie.