Nelle prime assemblee svolte, il 16 e 17 gennaio, ad iniziativa di lavoratori, militanti sindacali USB, nelle diverse sedi della Direzione Provinciale di Novara dell’Agenzia delle Entrate, i lavoratori che hanno potuto/voluto partecipare (n.72 iscritti e non, nonché delegati USB e anche di altri sindacati anche firmatari), dopo ampia e approfondita discussione, hanno espresso le valutazioni sui contenuti del contratto funzioni centrali (Agenzie Fiscali, Ministeri/Enti Pubblici non economici):
- NESSUN lavoratore ha dichiarato di essere favorevole;
- La quasi totalità ha espresso un giudizio completamente negativo dichiarandosi contraria, con solo una parte – 12 persone- che ha ritenuto, con diverse motivazioni, di astenersi.
- La TOTALITA’ dei partecipanti si è dichiarata contraria alla norma contrattuale che obbliga le organizzazioni sindacali a firmare il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per poter partecipare alla contrattazione integrativa di ente/amministrazione/posto di lavoro, indipendentemente dalla certificazione della rappresentatività ottenuta con la somma degli iscritti e dei voti alle elezioni rsu;
In particolare, espressa rabbia e contrarietà per alcuni punti di particolare gravità:
L'aumento contrattuale a regime non solo non restituisce ai lavoratori e alle lavoratrici del Comparto quanto perso in termini economici a causa del blocco della contrattazione, ma non copre neanche, se non in minima parte, l'inflazione registrata negli anni dal 2010 al 2017, determinando danni irreversibili alle retribuzioni e agli istituti ad essa collegati;
L'elemento perequativo per la prima e la seconda area (aree A e B) è finanziato solo per 10 mesi del 2018 e non è valido ai fini previdenziali del TFR e degli altri istituti legati alla retribuzione, configurandosi quindi come un compenso sostanzialmente “fuori busta”;
E’ stato rinviato l'esame dell'ordinamento professionale, lasciando invariate le forme di sfruttamento nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori della prima e seconda area (aree A e B), ai quali le norme di legge negano i percorsi per i passaggi all'area superiore;
Sono state ridotte a 18 ore o a 3 giorni le assenze finora imputabili a malattia per visite mediche, terapie, prestazioni specialistiche, ed è stato introdotto l'obbligo della programmazione mensile dei permessi della legge 104;
Si introduce l'istituto delle "ferie solidali", scaricando sui lavoratori l'onere di tutela di quanti costretti ad assentarsi per assistere figli minori;
Sono state inasprite le norme disciplinari, soprattutto in occasione di assenze ritenute ingiustificate in continuità con giornate festive;
Sono state di fatto introdotte le fasce meritocratiche previste dalla Riforma Brunetta;
le posizioni organizzative continuano ad essere finanziate dal fondo risorse decentrate, facendo pagare l'organizzazione del lavoro ai lavoratori;
Si prevede l'attivazione di polizze assicurative a copertura della responsabilità civile solo per le posizioni organizzative, lasciando senza tutela i tanti lavoratori che assumono decisioni e firmano atti a valenza esterna;
Si cancella la contrattazione su orario di lavoro, formazione e mobilità del personale, facendo passi indietro nelle relazioni sindacali addirittura rispetto alla Riforma Brunetta e al decreto legislativo 165/2001;
E’ stata espressa la convinzione unanime che, attraverso una presa di coscienza più diffusa e capillare, può essere possibile modificare i contenuti del contratto e difendere degnamente i lavoratori, il ruolo, la funzione del pubblico impiego e dei servizi di utilità sociale. E’ emersa anche la necessità di una maggiore partecipazione per la riconquista della democrazia sindacale a partire dal diritto alla contrattazione per le rappresentanze dei lavoratori.