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Scuola Sicilia Pubblico Impiego

TFA, eliminazione delle graduatorie e concorsi: la Sicilia fabbrica delle dis-illusioni


Attraverso una nota del proprio Ufficio Stampa il MIUR ha reso noto, nella giornata di ieri, il numero dei posti disponibili per le immatricolazioni al Tirocinio Formativo Attivo per la scuola secondaria di primo e secondo grado. Come apprendiamo dalla nota il previsto percorso di formazione iniziale degli  insegnanti, col beneplacito del Ministero per la Pubblica amministrazione e semplificazione e del Mef, verrà avviato entro e non oltre il mese di giugno 2012.

 

I posti disponibili per le immatricolazioni al Tfa per l’insegnamento nella scuola secondaria di primo grado ammontano a 4.275, definiti in ambito regionale per ciascun ateneo; nella scuola secondaria di secondo grado, invece, i posti disponibili sono 15.792. In Sicilia, nello specifico, risultano disponibili 335 posti per la scuola secondaria di primo grado e 1610 posti per la scuola secondaria di secondo grado. Destinatari e requisiti sono disciplinati dal D.M. n. 249/2010 che regola il sistema di formazione iniziale del personale docente in regime transitorio.

 

Pur considerando assolutamente legittime le aspirazioni di chi da anni attende l’istituzione di percorsi abilitanti alternativi alle Sissis, non possiamo non chiederci a quali bizzarri criteri il Miur si sia attenuto per quantificare in 1.945 il fabbisogno totale di docenti in  Sicilia, che risulta essere una delle regioni più martoriate dai tagli della nefasta era Gelmini.

 

Il saldo negativo che riguarda la Sicilia in merito ai tagli al personale docente di ogni ordine e grado di scuola ammonta a 11.857 posti nell’ultimo triennio: se la scuola siciliana negli ultimi tre anni ha espulso 11.857 docenti perché “non possiamo permetterci sprechi” (cit. Maria Stella Gelmini), e se le graduatorie ad esaurimento, da cui si attinge il personale docente, alle scorse convocazioni hanno visto attribuire gli ultimi incarichi a precari con decenni di servizio, lasciandone altrettanti alla mercé delle chiamate dalle graduatorie di istituto (con tutte le immaginabili conseguenze che questo comporta), da dove si ricavano i numeri per stabilire che in Sicilia ci sia un fabbisogno di personale tale da richiedere l’avvio di percorsi di formazione iniziale degli insegnanti?

 

Riteniamo che i TFA si configurino come l’ennesima truffa ai danni degli attuali e dei futuri lavoratori perché oltre a presentarsi come una riproposizione coatta delle vecchie Sissis, ridotte ad una sola annualità, rischiano seriamente di creare semplice ulteriore precarietà, allargando la già vastissima platea di “disoccupati della scuola”.

Il silenzio legislativo assordante riguardante le future forme di reclutamento dei nuovi docenti, i proclami relativi ad un fantomatico concorso e l'ordine del giorno presentato dall'On. Paola Goisis il 23 febbraio 2012 in cui si propone di sopprimere definitivamente le graduatorie ad esaurimento entro e non oltre l'anno scolastico 2015-2016, rendono lo scenario inquietante e tetro per i precari della scuola.

 

Intere generazioni di aspiranti insegnanti vengono illusi solo perché le Università che istituiscono i corsi, con l’avallo del Ministero, devono “fare cassa” sulla pelle di giovani laureati e se da un lato  è più che dimostrabile che moltissime classi di concorso delle graduatorie ad esaurimento includono un numero di docenti precari tale da non poter essere “esaurite” se non nel corso di interi decenni e solo con seri e programmati piani di immissioni in ruolo, dall’altro troviamo irresponsabile il fabbisogno evidenziato dalle Università in relazione ai posti da attivare per ogni classe di concorso (rileviamo che i numeri sono identici a quelli delle vecchie Sissis) e il concerto del MIUR che approva pressoché per intero le richieste avanzate dall’Università.

 

Se poi è vero, come da indiscrezioni, che “la ripartizione del Miur è stata realizzata sulla base delle vacanze delle titolarità effettive, delle proiezioni dei pensionamenti e delle esigenze nelle scuole paritarie”, non possiamo che rimanere sconcertati: le scuole paritarie, come noto, infatti, attingono il personale con la chiamata diretta e secondo criteri che rispondono a logiche “arbitrarie” e "clientelari", retribuendo i docenti in base a parametri non proprio “paritari” rispetto a quanto stabilito dalla normativa di riferimento del comparto statale e pertanto in nessun modo possono incidere sul calcolo del fabbisogno di personale della scuola statale.

 

Noi continueremo sempre a ritenere che qualunque forma di nuovo reclutamento dei docenti non possa prescindere dall’esistenza delle graduatorie ad esaurimento, che restano modello di equità. Il futuro della scuola pubblica statale non può essere affidato a programmi capaci di creare, volontariamente e scientificamente, precariato “di riserva” da utilizzare a basso reddito, magari con contratti atipici e senza tutele e crediamo che la precarietà non possa essere la “condizione” su cui pensare il nuovo modello di formazione e reclutamento degli insegnanti.