Facendo riferimento all’aggiornamento delle direttive nazionali e al Protocollo INAIL “Documento tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione”, vorremmo condividere con voi qualche riflessione, alcune delle quali ovvie.
- questo virus continua a uccidere. Indisturbato. Non disponendo né di un vaccino, né di una terapia stabile, le misure di distanziamento sociale sono le uniche che possono evitare alle persone di ammalarsi e di rischiare la morte.
- contrariamente a quello che dice la vulgata, muoiono anche persone giovani e senza malattie pregresse o situazioni di fragilità.
- Il virus trova il suo ambiente ideale nei luoghi chiusi
- nei locali con aerazione forzata il rischio di contagio è più elevato
- negli open space il rischio è moltiplicato proprio in ragione del fatto che questi locali non hanno finestre apribili per l’immissione dell’aria e il sistema di areazione e ventilazione forzata costituisce un sicuro veicolo di diffusione del virus da eventuali positivi asintomatici. I numerosi casi di broncopolmonite registrati lo scorso anno ne sono un esempio e un monito.
- nelle nostre sedi ci sono molte parti comuni: stanze, open space, corridoi, bagni, mensa
- è oneroso se non impossibile rilevare casi di contagio asintomatici del personale in ingresso nel luogo di lavoro
- è estremamente difficile fermare un focolaio nei luoghi chiusi una volta avviato
- la distribuzione dei luoghi di residenza dei lavoratori TIM comporta l’utilizzo di mezzi pubblici o navette per raggiungere il posto di lavoro. Questo aumenta il livello di rischio.
Come espresso in molti comunicati, USB ha posto sempre l’attenzione sui rischi connessi allo smart working non regolato da precise tutele dei diritti dei lavoratori ma, alla luce di queste ovvie e inoppugnabili considerazioni, ritiene che in questa fase la prosecuzione dello smart working sia l’unica scelta possibile che coniughi continuità della produzione e salute dei lavoratori, finche’ i luoghi di lavoro non saranno idonei a garantire il rischio zero di attivazione focolai.
Pur non spettando a noi, ci chiediamo inoltre quale sia il valore aggiunto in termini di produttività, avere personale contingentato che svolge la sua attività in una sede, rispetto a quella svolta in smart working.
A chi giova questa decisione? Alla sola “immagine” così da poter dire “anche noi RIPARTIAMO”? La verità diciamola tutta …NOI NON CI SIAMO MAI FERMATI!
Ogni fuga in avanti avrà conseguenze disastrose sui lavoratori, delle quali l’azienda si dovrà prendere per intero la responsabilità.
USB diffida dunque l’azienda a imporre ai lavoratori un rientro nelle sedi, senza che siano adottate misure organizzative, di prevenzione e protezione per eliminare completamente il rischio di contagio.