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Lazio

TRE ANNI DA ZARINA

Roma,

Comunicato n. 40/11

 

Nel lontano dicembre 2008, eravamo rimasti favorevolmente impressionati dal comportamento subito assunto dalla nuova Direzione regionale, che finalmente poneva alla base di corrette relazioni sindacali la comunicazione preventiva e il costante riferimento al tavolo negoziale, facendosene assoluta garante.

La discontinuità auspicata rispetto alla precedente dissennata gestione imposta dallo zar Pietro in regione sembrava ormai cosa fatta. Del resto, con l’agognato cambio della guardia in via Borsi, il solo fatto di ricominciare a frequentare sedi istituzionali anziché le aule dei tribunali, stava a indicare un ritorno alla normalità.

Oggi, a conti fatti, dobbiamo purtroppo ricrederci e prendere atto della realtà. Se infatti i modi sono cortesi e l’immagine è differente, nella sostanza la solfa è sempre la stessa.

I segnali di fumo registrati (con cui titolavamo uno dei primi comunicati dopo il nuovo insediamento tre anni or sono) sono rimasti tali anzi, causa strani connubi e varie alchimie, la situazione può dirsi complessivamente peggiorata, grazie anche al sostegno fornito ad ogni piè sospinto dai soliti noti.

Il che ha consentito alla direzione regionale di esprimersi “al meglio” ottenendo una inattesa collaborazione per l’impegno profuso ed il lavoro svolto anno dopo anno nella realizzazione delle seguenti perle:

  • smantellamento di Roma Centro e creazione ex novo di agenzie virtuali;
  • assegnazione palesemente clientelare di posizioni organizzative;
  • collezione di atti di diffida e messa in mora per mancata trasparenza;
  • acuta testardaggine nel trasformare il Lazio in una casa di appuntamenti;
  • decurtazione dell’incentivo del personale di Rieti.

 

Eccezion fatta per il punto 4 (oggi, purtroppo, comune a molti dirigenti regionali di elevata miopia e tipicamente subalterni) le decisioni assunte “a prescindere” da questa direzione in tre anni hanno avuto una sensibile escalation, così come le scelte di volta in volta operate viaggiano alla fine tutte in solchi già tracciati. Un po’ come mister Monti, chiamato dai poteri forti con la faccia pulita a fare il lavoro sporco, in maniera “sobria e credibile”, considerata la totale inaffidabilità del suo impresentabile predecessore.

Per non parlare degli auguri di recente formulati nei confronti del personale “falsamente drammatici e scioccamente ottimistici”, che ci hanno subito riportato alla mente le lacrime “sincere” del coccodrillo Fornero.

Ma alla fine contano i fatti. A dispetto delle dichiarazioni di intenti ostentate più volte, il risultato è comunicazione preventiva zero e tavolo regionale affossato, con 4 delle convocazioni nell’ultimo anno diramate solo grazie ai nostri solleciti.

Insomma, tre anni da zarina lontano dalla gente ed il reiterato invito della USB a visitare tutte indistintamente le sedi della regione rimasto ancora oggi lettera morta.

Rintanata al secondo piano della sua tranquilla dacia ai Parioli, l’attuale direzione fa e disfa a suo piacimento ogni cosa, limitandosi a ricevere ordini e ad impartire disposizioni stravolte di continuo, come ci dimostra la formalizzazione in data odierna dei nuovi organigrammi del Lazio che vede l’agenzia virtuale (e cioè senza senso) a Ponte di Nona trasformarsi d’incanto in agenzia complessa, esattamente il contrario di quanto annunciato soltanto 2 settimane prima. E chi mi ama mi segua, mentre i problemi veri restano insoluti e aggravati per i 1.863 lavoratori superstiti…