Senza conoscere il testo definitivo della Legge di Stabilità 2022 e, quindi, la formalizzazione delle risorse destinate al rinnovo del contratto, questa mattina Aran e sindacati hanno firmato una “preintesa” che dovrà essere perfezionata in un’intesa dopo l’approvazione del documento di bilancio ed essere successivamente inviata ai ministeri vigilanti per il necessario esame. La fretta è dovuta al probabile desiderio del ministro Brunetta di annunciare la firma del primo contratto del Pubblico Impiego prima delle imminenti festività: non a caso è anche il primo contratto a recepire appieno le norme sulla valutazione.
USB ha deciso di non sottoscrivere l’accordo annunciando per gennaio una consultazione generale lavoratori e delle lavoratrici al termine della quale sarà deciso se aderire o no al testo del contratto.
Pur apprezzando le modalità con le quali l’Aran ha gestito la trattativa, garantendo un confronto vero e approfondito sui diversi temi in discussione, il risultato finale a parere della USB è complessivamente deludente.
Un aumento contrattuale sostanzialmente in linea con il triennio precedente mette la parola fine alla possibilità di recuperare i mancati incrementi non percepiti a seguito del blocco dei contratti tra il 2009 e il 2015.
L’introduzione di una retribuzione tabellare di area uguale per tutti porta allo spostamento di una parte dell’attuale retribuzione tabellare in una nuova voce retributiva denominata “differenziale stipendiale”, lasciando più di un interrogativo sui futuri effetti di una tale scelta.
La conferma delle attuali tre aree professionali alle quali è stato solo cambiato il nome, con l’aggiunta per legge di una quarta area delle elevate professionalità, delinea un sistema di classificazione per nulla innovativo e incoerente con l’evoluzione dell’organizzazione del lavoro che interessa le diverse amministrazioni del comparto Funzioni Centrali.
La USB rivendica un ruolo determinante nella cosiddetta norma di prima applicazione, che permetterà fino al 2024 di transitare all’area superiore, ad eccezione della quarta area, anche in assenza del titolo di studio richiesto per l’accesso dall’esterno, contribuendo così al superamento della piaga del mansionismo che ha costretto per decenni le lavoratrici e i lavoratori delle prime due aree a svolgere compiti non dovuti senza il giusto riconoscimento.
A gennaio si aprirà una consultazione rivolta a tutti i lavoratori e il cui esito impegnerà la USB nella scelta di sottoscrivere o meno l’intesa. Questa è democrazia e non la norma che ancora una volta non si è voluta cancellare dal contratto e che riconosce il diritto all’accesso ai diversi istituti della partecipazione sindacale aziendale (informazione, confronto, contrattazione) solo alle organizzazioni sindacali firmatarie del CCNL e non già a quelle rappresentative che dovessero non firmare il contratto ritenendolo insoddisfacente.
USB Pubblico Impiego – Funzioni Centrali
21-12-2021