Il 24 ottobre alle ore 12.00 USB P.I. Scuola sarà audita dalla VII Commissione della Camera dei Deputati nell’ambito dell’esame, in sede consultiva, del disegno di legge C. 1341 Governo, recante disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy.
In questa occasione esprimeremo la nostra contrarietà alla conversione del Liceo Economico Sociale nel Liceo del Made in Italy. La conversione sarebbe l’ultimo atto del processo di distruzione di quello che era, prima della riforma Gelmini, il Liceo delle Scienze Sociali, un indirizzo di studi che aveva l’evidente obiettivo di formare i giovani alla comprensione della società e del presente, che presentava compresenze significative e un quadro orario funzionale a una solida formazione psicologica, sociologica e giuridica dello studente. Con l’istituzione del Liceo delle Scienze Umane opzione economico sociale (LES) si è già realizzato un indebolimento di questo impianto, è stata indebolita la formazione socio-psicologica ed eliminate le compresenze. Questo in una complessiva riduzione del tempo scuola.
Oggi ci troviamo davanti a una proposta che vuole eliminare definitivamente la riflessione sulla società e sul presente dalla formazione dei ragazzi e delle ragazze, proponendo loro un percorso al servizio di un fantomatico “Made in Italy”, che dovrebbe dipendere dal luogo in cui si studia e dalle esigenze delle imprese del territorio, senza una reale attenzione alla formazione della capacità di riflessione sul presente dei nostri giovani.
Ci pare, peraltro, che l’intero impianto del Disegno di Legge voglia, anche in modo un po’ goffo, sopperire all'assenza di una reale politica industriale, seguendo quella linea per cui il nostro paese dovrebbe riprendersi dalla profonda crisi economica in cui versa da anni con le produzioni agroalimentari e vinicole di qualità e le produzioni della moda e del lusso (unite all’immancabile turismo).
Non crediamo affatto in questo modello di “sviluppo”, che non può certo sostituirsi alla perdita (leggi svendita) del tessuto industriale italiano, iniziata negli anni ’90 e perseguita da tutti i governi succedutisi negli anni.
Altrettanto contrari ci trova una complessiva visione della cultura come merce su cui poggia il disegno di legge, vedi l’art. 17, con la registrazione dei “marchi” dei luoghi della cultura e il loro possibile utilizzo a fronte di un pagamento da parte di terzi.
Troviamo inaccettabile che ancora una volta si voglia trasformare la scuola senza investire un solo euro in essa: per fare un esempio, con quali fondi andrebbero costruiti i laboratori necessari al nuovo percorso?
Il quadro orario del liceo del Made In Italy, inoltre, non chiarisce chi insegnerà cosa, a quali classi di concorso saranno affidati gli insegnamenti di indirizzo, lasciando intravedere un’altra stagione di tagli agli organici che colpirà in particolar modo le classi di concorso riconducibili all’ambito delle Scienze Umane. Riassumendo la nostra contrarietà all’istituzione del Liceo del Made in Italy e alla soppressione del LES sottolineiamo che:
• È inaccettabile il taglio che subirebbe l’organico dei docenti di scienze umane;
• È inaccettabile istituirlo senza incrementare la dotazione organica di docenti tecnici e ITP;
• È inaccettabile costruirlo a scapito di un altro percorso;
• Non è condivisibile l’eliminazione da questo liceo degli spazi di riflessione e elaborazione, tipica della istruzione liceale (che dovrebbe invece essere estesa in modo serio ai tecnici e ai professionali, che ne sono stati quasi privati negli ultimi decenni);
• È inaccettabile continuare a cercare di trasformare l’istruzione senza aumentare la quota di PIL in essa investita.
Il progetto del made in Italy si inserisce nel più ampio processo di trasformazione che, a partire dagli anni ’80, sta modificando radicalmente la natura e la finalità dell’insegnamento e della formazione. L’obiettivo sarebbe quello di creare una connessione più diretta tra scuola e lavoro. Il risultato è un impoverimento complessivo dell’impianto generale della scuola pubblica statale e un asservimento di essa alla cultura del mercato e dell’impresa.
A nostro avviso si può leggere con le stesse lenti la proposta di riforma degli istituti tecnici e professionali alla quale dedicheremo una giornata di formazione specifica il 9 novembre dalle 9:00 alle 13:00 presso il Liceo Scientifico Statale Primo Levi di Roma.
Le scelte politiche sulla scuola non sono mai neutre. Tanto per il Liceo del Made in Italy quanto per la riforma dei Tecnici e Professionali il governo dimostra la volontà di piegare l’istruzione al modello di società diseguale, subordinata alla competizione e al profitto propria del sistema capitalistico.