Da molto tempo denunciamo i bassi salari all’interno della PA. Una condizione causata dall’enorme ritardo con il quale vengono rinnovati i contratti e dagli importi che non tengono in considerazione il costo reale della vita. Quadro ulteriormente aggravato dall’esplosione dei costi energetici e dall’aumento esponenziale dell’inflazione.
Sul tema del salario abbiamo costruito mobilitazioni, scioperi e un Controforum molto partecipato – in occasione del Forum ufficiale della PA tenutosi al palazzo dei Congressi di Roma – attraverso il quale, oltre a mettere in campo la nostra idea per rilanciare la PA e la sua funzione sociale anche attraverso un piano massiccio di assunzioni stabili, abbiamo puntato il dito sui bassi salari e sulla precarietà come cause principali di sfiducia dei dipendenti pubblici e di abbandono dei nuovi assunti. D’altronde basta comparare gli stipendi dei dipendenti pubblici italiani con il resto d’Europa per capire che abbiamo scoperto l’acqua calda!
Ciò nonostante, per mesi, ci siamo sentiti rispondere, come un mantra, dal ministro Zangrillo che la poca attrattività della PA non risiede in stipendi assolutamente inadeguati – avvalorato da una creativa ricostruzione dell’ARAN per la quale i nostri stipendi sono assolutamente competitivi - ma da “merito”, “competenze”, “responsabilità”, “valutazione”, “soft skill” e via cantando.
Oggi in un’ampia intervista rilasciata al Sole 24 apprendiamo dal ministro che invece il salario è fondamentale per sviluppare motivazione e senso di appartenenza e che si adopererà in tal senso nella prossima legge di bilancio visto che i contratti, compresi quelli appena rinnovati, sono già ampiamente scaduti.
Dopo la presa d’atto della realtà da parte del ministro ci aspettiamo ora che alle parole seguano immediatamente i fatti: rinnovo del contratto nazionale con stanziamenti di almeno 300 euro netti mensili per contrastare l’aumento del costo della vita e rendere realmente “attrattiva” la PA.
Unione Sindacale di Base – Pubblico Impiego
27/7/23