“Il conflitto sociale non può essere tollerato”
Questo il messaggio che arriva dalle aule parlamentari e, con sempre maggior frequenza, dagli interventi della polizia e dell’autorità giudiziaria in Italia.
Dopo anni nei quali nei luoghi di lavoro si è affermata la negazione aziendale dei diritti e della dignità delle persone, agevolata dal gigantesco processo di precarizzazione del lavoro legittimato ed incentivato dalle leggi, ora questa negazione diventa anche intervento diretto dello stato.
Dopo che con l’abolizione dell’articolo 18 e con le leggi sulla precarietà si è espulsa la Costituzione dai luoghi di lavoro, ora la difesa dei diritti costituzionali del lavoro con il conflitto sociale torna ad essere, come durante il fascismo, materia di codice penale.
La reintroduzione del reato di blocco stradale, depenalizzato all’inizio di questo millennio, e la previsione di pene pesantissime nell’ipotesi di occupazione di immobili costituiscono gli elementi più evidenti – contenuti nel cosiddetto decreto Salvini – di una attività repressiva diretta a stroncare le forme di autotutela sociale e sindacale.
La formulazione di ipotesi di reato, con la contestazione di fattispecie sempre più pesanti – così come si verifica da parte di diverse Procure tra cui quella di Piacenza - in presenza di azioni di sciopero e di lotta sindacale davanti ai cancelli dei grandi hub della logistica - evidenzia la tendenza di tanti uffici giudiziari alla criminalizzazione delle lotte del mondo del lavoro.
A ciò si aggiunge il sistema di misure poliziesche verso la persona, definito ed esteso con le leggi Minniti, misure che prendono di mira i soggetti che guidano le lotte nei luoghi del disagio sociale e che contrastano la mancanza di garanzie, la precarizzazione, l’impoverimento di milioni di persone. Il Daspo sociale verso poveri e ribelli è un segno della pesante involuzione reazionaria della cultura giuridica in Italia.
Tutto questo dispositivo repressivo raddoppia poi verso i migranti, che dalla legge Bossi Fini al decreto sicurezza, si vedono colpiti sia come lavoratori, sia come persone. Persone che lo stato caccia nella clandestinità e nella negazione dei diritti umani, non appena vengano scartate dal, o si ribellino al, sistema del profitto.
Questo complesso e sempre più organico armamentario repressivo, unito alla precarizzazione di fatto e per legge del lavoro, autorizza e promuove il dilagare di condizioni ottocentesche di sfruttamento, fino a vere e proprie forme di schiavismo
È urgente riprendere il confronto tra la cultura giuridica democratica e le pratiche dell’organizzazione e del conflitto sindacale, per riaffermare i principi contenuti nella nostra carta costituzionale e per bloccare una deriva repressiva e autoritaria che punta a soffocare tutte le espressioni di autotutela sociale.
Rivolgiamo un appello a chi crede che non si possa più assistere inerti a questa deriva – apice della spirale emergenziale che ha caratterizzato gli ultimi decenni della vita politica e sociale del nostro paese - che ci conduce fuori dalla nostra Costituzione antifascista.
Costituzione che - al contrario della legislazione e dei comportamenti istituzionali che si stanno affermando - proclama la prevalenza dei diritti del lavoro sugli interessi dell’impresa e sul potere del mercato e assicura la propria protezione al diritto di sciopero e alla libertà sindacale.
Bisogna fermare la repressione sociale e penale verso le lavoratrici ed i lavoratori che rivendicano i loro diritti, bisogna riaffermare i principi costituzionali a tutela del lavoro.
Ne discutiamo
VENERDI 17 MAGGIO ore 15
ZANHOTEL EUROPA – BOLOGNA
Via. C. BOLDRINI 11
“LOTTE E DIRITTI”
Conflitti sociali come reati nell’epoca della Legge Salvini
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LE ADESIONI
Giorgio Cremaschi Forum Diritti/Lavoro
Arturo Salerni avvocato
Paolo Maddalena Presidente emerito Corte Costituzionale
Moni Ovadia artista
Aboubakar Soumahoro sindacalista USB
Franco Russo Forum Diritti/Lavoro
Italo Di Sabato Osservatorio Repressione
Pasquale Crupi avvocato
Michele Rech (Zerocalcare) artista
Pierpaolo Leonardi sindacalista USB
Gianni Azzali musicista
Mimmo Lucano sindaco di Riace
Paola Palmieri sindacalista USB
Christian Raimo scrittore
Riccardo Faranda avvocato
Luciano Vasapollo Cestes-Proteo
Carlo Guglielmi avvocato
Guido Lutrario sindacalista USB
Augustin Breda Comitato Centrale FIOM
Claudia Candeloro avvocato
Cinzia Colaprico RSU FIOM Electrolux Forlì
Marco Lucentini avvocato
Sergio Bellavita sindacalista USB
Jacobo Sanchez avvocato
Davide Cerina operaio Oto Mils
Valerio Evangelisti scrittore
Roberto Sassi saggista
Davide Bertaccini docente Università di Bologna
Giuliana Commisso docente Università Calabria
Marina Prosperi avvocato
Loris Caruso ricercatore Scuola Normale Superiore di Pisa
Nazzarena Zorzella avvocato
Nunzio D’Erme attivista ASIA USB
Cesare Antetomaso Direttivo Nazionale Giuristi Democratici
Pier Luigi Panici Direttivo nazionale Comma 2
Damiano Avinio, Como
Roberto Serra, fotografo e fotoreporter, Bologna
Dafne Anastasi, sindacalista USB
Piero Santonastaso, giornalista
Fabrizio Burattini, sindacalista USB
Giuseppe Ugo Rescigno, prof. emerito di Istituzioni di diritto pubblico presso l’università la Sapienza di Roma
Andrea Genovese, docente Università di Sheffield
Alessandro Somma, docente di scienze giuridiche Università di Ferrara
Giordano Sivini, docente di sociologia politica in pensione Università della Calabria
Luca Pastorino, deputato, presidente Comitato consultivo sulla condotta dei deputati
Francesco Laforgia, senatore
Silvia Prodi, consigliere regionale Emilia Romagna
Nello Balzano, sindacalista USB
Nicoletta Dosio, Movimento No Tav
Francesca Fornario, giornalista
Alberto Prunetti, scrittore
Pasquale Vilardo, avvocato, Roma
Piergiovanni Alleva, giuslavorista, Bologna
Pina Zechini, delegata USB Coop Sociali, Bologna
Anna Strippoli, Comitato Mille Papaveri Rossi, Cesena
Potere al Popolo Cesena
Pierluigi Ferdinando Pennati, giornalista, esecutivo confederale USB Lombardia
Mario Martino, metalmeccanico e delegato Fiom in pensione, Faenza