4 febbraio Uniti per il reddito da piazza Barabino ore 15
Le televisioni ci attaccano, dicono che noi giovani non abbiamo voglia di lavorare e che i percettori di reddito sono tutti dei fannulloni; ci dicono che in questo paese se si vuole il lavoro si trova e che basta averne voglia. Dicono anche che non ci sono i soldi per investire sulla sanità pubblica, sulle case popolari e sulla scuola ma quando hanno dovuto finanziare le grandi opere in città o armare il paese dall’oggi al domani, in una guerra che sta uccidendo gente come noi, i soldi li hanno trovati subito.
Chi si alza ogni mattina e va a lavorare, chi è in cerca di un’occupazione dignitosa, chi percepisce una pensione minima, gli studenti che prestano mano d’opera gratuita nelle aziende, chi è sotto sfratto o non riesce a pagare il mutuo, i migranti sotto il ricatto del permesso di soggiorno, chi deve aspettare anni per una visita medica pubblica sa bene cosa è il paese reale, sa che in questo paese i diritti sono ormai diventati dei servizi, che esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B, che oggi devi imparare ad arrangiarti se vuoi farcela.
Ma noi non vogliamo solo arrangiarci.
La cancellazione del Reddito di cittadinanza (unica misura contro la povertà e unico argine al ricatto dei bassi salari), gli aumenti irrisori previsti per le pensioni al minimo, la rinnovata ostilità per qualsiasi ipotesi di introduzione di un salario minimo per legge ed anche l’eliminazione dei sostegni all’affitto oltre alla storica assenza di totale di politiche di edilizia popolare sono un piano chiaro di attacco diretto a noi e ai nostri quartieri, alle nostre vite e alla nostra dignità.
Per questo Scendiamo in piazza il 4 febbraio in tutta Italia per opporci e dire che vogliamo il salario minimo, voglia le pensioni minime a mille euro, vogliamo 1 milione di case popolari nel paese, vogliamo il reddito di cittadinanza, vogliamo lo stop al carovita; semplicemente pretendiamo dignità.
“Anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all'opera, ricominciando dall'inizio.” A.Gramsci
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