Le recenti, gravissime dichiarazioni rese dal Direttore regionale dell'Emilia Romagna, che si ritiene legittimato ad attivare processi di mobilità funzionale e territoriale coatta per circa un centinaio di lavoratori, sono la cartina di tornasole di un fenomeno di dimensioni più vaste, e forse anche più subdole, che sta diventando il vissuto quotidiano dei lavoratori.
I questionari di gradimento somministrati ai contribuenti piemontesi, fatti oggetto di verifiche fiscali, sono una conferma.
L'impressione è che l'Agenzia delle Entrate stia forzando la mano, utilizzando un presunto argomento forte, quello della legalità, per rendere più deboli i lavoratori.
I due casi sopra citati fanno il paio con la sanzione preventiva irrogata nei confronti di alcuni lavoratori dopo le lamentele espresse a mezzo stampa da un contribuente.
La vicenda, accaduta a Milano, si è rivelata una bolla di sapone e i lavoratori sono stati reintegrati alle loro funzioni, senza le dovute scuse e senza annunci mediatici.
La sanzione preventiva, irrogata o solo minacciata e più generalmente questo continuo indagare indistintamente su tutti i lavoratori, sta avvelenando il clima interno, creando insicurezze e incertezza che possono diventare infine debolezza, fra quei lavoratori che servono con fedeltà il Fisco.
Piemonte ed Emilia Romagna – ma anche la vicenda milanese - sono accomunati da un approccio profondamente sbagliato a un tema che merita riflessività e passi attenti.
Il tema della sicurezza aziendale non può essere affrontato mettendo nelle mani sbagliate (siano quelle dell'amministrazione che unilateralmente interviene, o quelle dei contribuenti chiamati in causa da insulsi questionari) una questione che è già affrontata in chiave legislativa e contrattuale.
Noi abbiamo chiesto all'amministrazione di essere convocati sul caso Emilia Romagna.
Non abbiamo ancora avuto risposte e nel frattempo è scoppiato il caso Piemonte.
Prima che scoppi dell'altro, ci auguriamo che ci sia il buon senso che serve, per fermare immediatamente ogni altra iniziativa unilaterale e per aprire in fretta un tavolo negoziale.
E a quel tavolo, ci dichiareremo indisponibili a riscrivere regole già scritte e a ridurre ulteriormente le già scarse tutele contrattuali riconosciute alle decine di migliaia di lavoratori onesti.
Perché è di loro che stiamo parlando ed è loro che ci sentiamo di rappresentare.
E queste decine di migliaia di lavoratori onesti, chiedono tutele, coperture assicurative, riconoscimenti professionali, salario, diritti, per svolgere con più dignità e con più sicurezza la loro delicata missione sociale: combattere e possibilmente sconfiggere la piaga dell'evasione fiscale.
Si abbia il coraggio di criminalizzare gli evasori e non chi li combatte.