Una settimana è passata inutilmente da quando la trattativa all'ARAN venne rinviata sulla spinta emotiva della possibilità di stabilizzare ulteriori quote di salario accessorio. Ciò che per anni non era accaduto, cioè trovare risorse nuove da stabilizzare sul Contratto, sembrava poter accadere nello spazio di mezza settimana, dopo aver raccolto promesse estemporanee nel giro di assemblee nazionali tenutesi tra il 4 e il 6 febbraio. Oggi tutto tace, con il rischio che dal silenzio si traggano cattivi auspici o peggio una generale disaffezione verso le dinamiche sindacali. Gli attori ancora in gioco però hanno la possibilità di pronunciarsi sulla proposta di stralcio della parte economica del Contratto. L'ARAN, le organizzazioni sindacali confederali, gli stessi Direttori delle tre Agenzie che abbiamo interpellato pubblicamente e per iscritto, possono sciogliere la consegna del silenzio e spiegare ai Lavoratori che una via d'uscita esiste, per quanto essa non sia la più desiderabile tra quelle percorribili. Ha tuttavia il pregio di essere l'unica rimasta. A fronte di una mobilitazione che nei posti di lavoro si sta affievolendo in un clima di generale sfiducia c'è ancora la possibilità di darle contenuti nuovi. Migliaia di Lavoratori si sono spesi con energia e fantasia per oltre quaranta giorni e migliaia di Lavoratori oggi si chiedono che fare.
Noi abbiamo fatto la nostra proposta subito dopo la caduta del Governo Prodi, consapevoli del fatto che non sarebbe più stato possibile sciogliere i nodi della vertenza contrattuale e che quindi la trattativa sarebbe stata da quel momento in avanti solo a perdere. Restava quindi solo lo stralcio della parte economica già finanziata, quella miseria di "aumento" che ci ostiniamo a scrivere tra virgolette perché non risolve e nemmeno affronta il dramma della questione salariale. Abbiamo così proposto le due velocità: subito la firma contabile sul Contratto per consentire in tempi brevi di erogare ai Lavoratori le somme stanziate al 5,01% e poi con calma, quando l'occasione lo avrebbe reso possibile, la discussione sui temi di diritto che includono le sanzioni disciplinari, l'ordinamento professionale, la modalità di accesso all'istituto del part-time e il godimento dei benefici ex L. 104, senza tralasciare la questione dell'abolizione della tassa di malattia e gli altri punti qualificanti della vertenza.
Le iniziative unitarie condotte in varie parti d'Italia o si sono caricate dei nostri contenuti e hanno portato alla sottoscrizione della nostra mozione sullo stralcio della parte economica; o sono diventate un contenitore vuoto, il ripetersi di uno slogan che alla lunga ha stancato i Lavoratori: vogliamo il Contratto. Si, ma quale?
Vogliamo il Contratto che fa tintinnare le manette non per gli evasori ma per i funzionari corrotti (e ti pareva)? Vogliamo il Contratto che sancisce un'area di Esperti pagata con i soldi di tutti anziché con quelli del bilancio dell'Agenzia? Vogliamo il Contratto senza tassa sulla malattia, con la tassa sulla malattia o facciamo a metà, magari con un bel pari e dispari? Vogliamo il Contratto con o senza previsioni certe sui tempi e modi in cui si può transitare dalla seconda alla terza area funzionale? Vogliamo il Contratto che inasprisca l'accesso al part-time e che invada il campo giuridico che sarebbe proprio delle leggi statali andando a mettere il becco in istituti che tutelano le fasce più deboli della collettività?
Ne stiamo leggendo di tutti i colori in questi giorni, a proposito della necessità di licenziare i corrotti pescati in flagranza di reato. Come se non fosse ovvio che per i corrotti non ci debba essere posto nella Pubblica Amministrazione e come se non fosse altrettanto ovvio che proprio perché l'onestà è un bene per la collettività la corruzione va combattuta con leggi statali e non con norme contrattuali. E già che ci siamo, diciamo pure che le leggi statali ci sono e che forse non è tutta la corruzione che si vuole combattere, ma solo quella di basso cabotaggio, quella che si fa pizzicare in flagranza di reato. Oggi è abbastanza chiaro che l'imbarazzato silenzio che viene da una buona parte del mondo sindacale si spiega in due modi: a) permane la volontà datoriale di incrudire l'impianto giuridico con un'erosione dei diritti e un'espansione dei doveri; b) non c'è nessuna contropartita economica che permetta di indorare la pillola da dare ai Lavoratori (cioè non c'è nessuna stabilizzazione).
Per questo noi chiediamo a chi ha partecipato alla mobilitazione in queste settimane, di sottoscrivere la mozione per lo stralcio della parte economica. Noi andremo a consegnare alla Funzione Pubblica, lunedì 18 febbraio, tutte quelle pervenute. Per l'occasione abbiamo anche organizzato un presidio sindacale dalle 10 del mattino presso Palazzo Vidoni a Roma. Crediamo ci sia ancora tempo per costruire sulla nostra proposta una posizione forte e condivisa. Ma stavolta non ci sarà nessun rinvio a data da destinarsi.