Lo avevamo detto e scritto da subito che la soppressione di alcune direzioni centrali, prevista dalla riorganizzazione targata Boeri del 2017, avrebbe avuto effetti negativi sulla funzionalità dell’INPS. E così è stato.
La fusione della direzione centrale Organizzazione con quella dei Servizi informativi ha evidenziato nel tempo i guasti e i limiti di quel disegno organizzativo. La DCOSI ha finito per non svolgere in modo soddisfacente né l’uno né l’altro compito. E’ venuto il momento di ripensare la scelta organizzativa del 2017, ripristinando le Direzioni centrali Organizzazione e Servizi informativi e tecnologici, mettendo a capo di quest’ultima un dirigente informatico.
Il crollo del sistema informatico INPS è sotto gli occhi di tutti e non può essere addebitato solo al cattivo funzionamento di questa o quella procedura. Allo stesso modo sfugge quale sia oggi il disegno organizzativo dell’Istituto, troppe volte rimaneggiato e con troppi galli a cantare nel pollaio.
Siamo per scelte drastiche. Siamo per il ritorno all’organizzazione per processi, che negli ultimi vent’anni è stata quella che ha assicurato i risultati migliori sia in termini professionali che di funzionamento. Bisogna saper ammettere con umiltà gli errori e riparare finché si è in tempo nell’interesse dell’Istituto e dei cittadini utenti. L’INPS fabbrica e l’INPS virtuale sono due modelli che hanno prodotto risultati fallimentari. Non si può testardamente perseverare negli errori.
Oggi l’Amministrazione scopre l’urgenza di mettere a posto le posizioni assicurative dei lavoratori iscritti alla gestione pubblica e sceglie una strada che non ci convince affatto, con l’assunzione a tempo di 250 lavoratori somministrati, ma nel 2016 decise, contro il nostro parere, di cancellare la Direzione centrale Gestione Posizioni Assicurative.
Anche sulla soppressione della Direzione centrale Formazione ci sarebbe tanto da dire, alla luce delle esigenze impellenti di assicurare una costante e concreta formazione del personale per rispondere alla perdita di professionalità a seguito dei pensionamenti e per fronteggiare i nuovi compiti assegnati all’Istituto.
Ce n’è abbastanza per chiedere a Boeri un atto di umiltà e di amore verso l’INPS, attraverso la revisione delle proprie scelte organizzative.