L’ultima vicenda in ordine di tempo di cui si è resa, ancora una volta, inverosimile protagonista la nostra stimata dirigenza è quella relativa all’acquisizione diretta, da parte delle strutture territoriali, delle DSU (vedi messaggio Hermes n. 3825).
Una follia allo stato brado, peraltro suffragata da talune farneticanti dichiarazioni del ministero del lavoro secondo le quali il nostro Istituto ha già svolto nel merito una “specifica e adeguata attività formativa”.
Giusto perché ci si possa rendere conto stiamo parlando all’incirca di 6 milioni di DSU con tutti gli annessi e connessi (assistenza nella compilazione, rilascio della certificazione, rilascio della ricevuta, rilascio dell’attestazione ISEE ed eventuali), che ripartite su 700 ipotetiche nuove assunzioni porta ad una definizione di 8.571 pratiche all’anno per ciascun dipendente che, a loro volta, suddivise in 220 giorni lavorativi fissano la media in 39 DSU al giorno, al netto degli altri adempimenti.
Un dato improponibile, se pensiamo che è necessario un minimo di preparazione anche e soprattutto dal punto di vista fiscale, mentre i CAF più esperti e preparati sul territorio ci hanno confermato che impiegano 20 – 25 minuti netti per pratica.
Abbiamo naturalmente voluto “semplificare” dal punto di vista numerico tutta la problematica di colpo scaraventata senza ritegno sulle spalle dei colleghi, ma c’è da ribadire con assoluta fermezza che nessun dipendente INPS ha le competenze di un fiscalista, a meno di non voler considerare significativi i corsi di formazione improvvisati proprio in questi giorni in fretta e furia dalla solita ed ineffabile DG.
Una DG che avrebbe potuto e dovuto rendersi conto che tale procedura riguarda innanzi tutto un’altra amministrazione (l’Agenzia delle Entrate) e dunque che un qualsiasi dipendente potrebbe ipoteticamente operare solo utilizzando il proprio PIN personale, con tutti i rischi del caso. Ma probabilmente non aveva interesse a farlo…
A questo punto sono troppe le incongruenze.
Perché già si chiede mellifluamente ai lavoratori di andare in ufficio al sabato per tenere in vita con gli stuzzicadenti un sistema di valutazione fallimentare, adesso si sta provando a riacquisire le competenze delegate ai CAF per risparmiare circa 90 milioni di euro. Il tutto, manco a ricordarlo, sulla pelle dei lavoratori superstiti.
Si potrebbe anche obiettare che la DSU, checché ne pensino gli scienziati in DG, non è propriamente un prodotto INPS.
Ma il futuro dell’Istituto, tra consulenze e sabati lavorativi, appare oggi tristemente delineato. Ce ne rendiamo conto o no?
Resta il dato di fatto incontrovertibile che, in entrambe le situazioni di cui sopra, l’amministrazione non può obbligare i dipendenti a fare alcunché, in quanto non ha nessuno strumento valido per farlo mentre millanta spesso poteri che non ha.
Tenuto conto peraltro della natura infinitamente servile dei nostri vertici (i quali più che obbedire agli ordini e calarsi sistematicamente le braghe non sanno fare), ne deriva che tutte queste sciagurate “belle pensate” non potrebbero comunque essere effettuate senza l’adesione volontaria dei colleghi. Insomma, ci svegliamo o no?