Dopo il danno arriva la beffa.
Il danno riguarda i contenuti del rinnovo del Contratto nazionale siglato nel 2015 siglato da Cgil cisl e Uil che prevede aumenti irrisori e incapaci di recuperare il potere di acquisto, aumenta l’orario settimanale a costo zero mentre l’orario diventa flessibile e la vita precaria. Applica il JOBS ACT, introduce i contratti part time di 8 ore settimanali (magari il fine settimana con un salario da fame) permettono alle aziende di scaricare tutti i rischi della fluttuazione della domanda sul lavoratore.
Uno scambio fra orario a salario a scapito della libertà del lavoratore.
26 ottobre 2016: arriva la beffa.
Dopo aver accettato un aumento salariale di 80 euro lordo spalmato su cinque aumenti da 16 euro ciascuno mercoledì 26 ottobre è stata siglata un’intesa che prevede il congelamento del quarto aumento previsto a novembre e un nuovo incontro fra le parti a dicembre per decidere le future azioni.
Questa è la dimostrazione che Cgil Cisl e Uil hanno bisogno di concludere accordi per accreditarsi in un ruolo di mera ratifica degli interessi padronali avendo rinnegato il conflitto come strumento per difendere salario e migliorare le condizioni di lavoro in azienda.
Confcommercio, Cgil, Cisl e Uil si rimangiano quanto pattuito nel già misero rinnovo contrattuale dello scorso anno e sospendono di fatto l’erogazione della tranche di 16,00 euro. Una scelta vergognosa e degna di un Robin Hood alla rovescia (si toglie ai lavoratori per dare ai padroni).
Questo accordo è anche moralmente discutibile in quanto toglie anche un minimo incremento del reddito ai lavoratori del commercio, molto spesso donne e con contratti part time, in un momento in cui le grandi catene di distribuzione e i padroni del commercio riempiono di denaro le loro casseforti, come ben dimostra la cronaca di questi giorni sull’eredità Esselunga.
Uno schiaffo morale in faccia a lavoratori e lavoratrici in quanto questo accordo avviene nell’immediata vigilia del periodo natalizio, che con le aperture domenicali, vedrà aumentare i carichi di lavoro e lo stress psicologico di queste lavoratrici e questi lavoratori.
Come USB Lavoro Privato si evidenzia il fatto che questo è solo l’ultimo di una serie di contratti e accordi che hanno penalizzato i lavoratori del commercio. Appare ormai chiaro che i sindacati firmatari del contratto hanno abdicato ad ogni forma di tutela di una categoria allo stremo, dal lavoro domenicale, notturno, senza tempi di vita e pagato poco e male, dai voucher alle false Coop: è ora di dire basta.
Per questo invitiamo i lavoratori a prendere coscienza che, davanti a questa ennesima svendita dei diritti da parte dei confederali, la strada da percorrere non è quella della rassegnazione ma quella dell’iniziativa e della lotta iniziando con togliere il sostegno economico e politico a questi nuovi servitori dei padroni.
USB c’è e lotta a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici
Ezio Casagranda – USB Trentino