Quando gli ispettori della Direzione Provinciale del lavoro di Roma svolgono la funzione di
controllo presso grandi aziende e riscontrano violazioni anche gravi, capita spesso che il lavoro di
mesi, magari di anni viene vanificato dalle stesse istituzioni dello Stato.
E’ avvenuto con la maxi-ispezione nel più grande call - center d’Europa, l’Atesia,
trasformatasi in un maxi condono, grazie all’intervento diretto dell’ex ministro Damiano con la
circolare n. 17 del 2006, la cd. “circolare Damiano”, con gli accordi sindacali che ne sono seguiti,
addirittura con gli emendamenti ad hoc inseriti nella Finanziaria dell’epoca.
Avviene in molti settori produttivi dove gli ispettori, pur verificando turni lunghissimi da
parte dei dipendenti, debbono rinunciare spesso a irrogare sanzioni sul mancato rispetto delle
pause, dei riposi giornalieri e settimanali, degli straordinari, delle ferie così come previsti dal
decreto legislativo n. 66 del 2003, di chiaro stampo liberista, che ha flessibilizzato al massimo
l’orario di lavoro a tutto vantaggio delle imprese: ma evidentemente al governo di centro destra non
basta. Infatti l’art. 41 della legge 133 del 2008 (superamento dei tempi di lavoro), la Direttiva
Sacconi del 18 settembre dello stesso anno e le insistenti circolari ministeriali rivolte agli ispettori li
obbligano a considerare il quadro normativo accanto a quello contrattuale collettivo, anche
territoriale e aziendale, in assenza di specifiche disposizioni nei contratti collettivi nazionali. Ed è
sufficiente che l’azienda ispezionata, come è avvenuto per esempio alla Coop di Genzano (CCNL
Distribuzione Cooperativa), tiri fuori all’ultimo momento un oscuro accordo sindacale in deroga
alla normativa vigente che disciplina l’orario di lavoro (appunto il d.lgs. n.66/03), accordo
territoriale non solo ignorato dal sindacato di base che aveva inoltrato la segnalazione ma anche
dalle stesse maestranze e dalla Rsu interna, per mandare a carte quarantotto il lavoro di più di un
mese svolto da due ispettori e trasformare così l’azienda da irregolare a regolare.
Avviene alla Centrale Enel di Civitavecchia, dove il Sindaco e Asl Rm/F, Ispels, Inail,
con il loro parere favorevole sulla sicurezza dell’impianto, non solo hanno permesso la riapertura
della Centrale immediatamente dopo il terzo omicidio in meno di due anni ma, in sede giudiziale,
potrebbero vanificare l’indagine degli ispettori della sicurezza della DPL di Roma che, pur se pochi
e senza mezzi, cercano di fare il loro dovere. Certo è che l’incidente, e la cosa è particolarmente
grave, è avvenuto mentre si stava svolgendo un normale lavoro di manutenzione su un posto di
lavoro nuovo di zecca.
Sono solo alcuni esempi e ovviamente riguardano l’Ufficio di Roma così come gli altri
Uffici periferici del Ministero del Lavoro: alla fine ad essere colpiti con efficacia dall’azione di
vigilanza sono le piccole aziende e gli immigrati irregolari, e non per responsabilità di chi effettua i
controlli.
La cosa però più sconfortante è che gli ispettori, a qualsiasi ente appartengano, arrivano
quasi sempre dopo che c’è stato il morto o le stragi e la prevenzione di fatto è inesistente.
Negli ultimi due anni gli ispettori del lavoro, amministrativi e tecnici, sono stati coinvolti in
due maxi operazioni organizzate dalla DIA presso la Centrale Enel di Torrevaldaliga Nord: i
controlli non hanno riguardato la Centrale, consegnata in tutta fretta a luglio del 2009, ma parte
delle centinaia di imprese che operano ogni giorno all’interno del cantiere Enel , molte delle quali è
risultata essere, almeno per quanto concerne l’indagine amministrativa, regolare. Dopo l’incidente
mortale però l’opinione pubblica ha appreso che spesso i turni e i carichi di lavoro sono massacranti
per chi lavora sia alla Centrale sia nella miriade di ditte appaltatrici del cantiere Enel.
Ma la sospensione dei cantieri edili e più in generale delle unità produttive per la grave e
reiterata violazione delle norme sull’orario di lavoro, una delle cause degli infortuni, introdotta nel
2006, è stata cancellata dal governo in carica e le deroghe, spesso peggiorative, alla legge liberista
del 2003 sull’orario mirano all’ aumento della produttività piuttosto che alla sicurezza.
A questo va aggiunto che le nuove metodiche, ormai in via di applicazione in tutte le
D.P.L., atte a rilevare la “produttività” del singolo ispettore (premi di qualità della prestazione
individuale), vedono assegnare alla conciliazione monocratica il punteggio più alto, viceversa alla
violazione delle norme in materia di rispetto dell’orario di lavoro, un punteggio in confronto
irrisorio.
Caso evidente di come nel servizio pubblico, quando di mezzo c’è il profitto, la tanto
decantata produttività e l’efficacia debbono marciare su binari opposti.
Roma, 22 aprile 2010 RdB/CUB – Coordinamento Nazionale Lavoro e Politiche Sociali