Il succo della video conferenza di ieri sul percorso di integrazione di INPDAP e ENPALS con l’INPS è tutto nella risposta a questo quesito. La strana coppia Mastrapasqua e Nori, rispettivamente presidente e direttore generale dell’INPS, ieri ha ritrovato, almeno in apparenza, un forte collante con un’appassionata difesa dell’Istituto che poi è stata soprattutto una difesa di se stessi.
La parola d’ordine era: abbassare i toni, smorzare le polemiche. Evidentemente i due temono che la prof.ssa Fornero cacci entrambi dall’aula, senza badare troppo a chi ha torto e chi ragione, come accade non solo a scuola ma anche, purtroppo, in molti altri ambiti della nostra società.
E così, quello che all’esterno è vissuto come un forte scontro istituzionale tra i due organi dell’INPS, secondo il presidente è da considerare normale dialettica “…all’interno di una perfetta sintonia”. E quando Mastrapasqua ha citato la polemica legata al numero degli esodati, lo ha fatto limitandosi a dire che l’INPS fornisce i dati al potere politico e che né lui né il direttore generale hanno responsabilità sulla fuga di notizie che ha scatenato la reazione furiosa della ministra. Su questo punto, tuttavia, una riflessione va fatta. Fino a qualche giorno prima dello scoop dell’Ansa l’asticella del consenso di Mastrapasqua segnava rosso fisso e le voci su un cambio del vertice dell’INPS erano insistenti. La notizia dei 390.000 possibili esodati ha messo in difficoltà Mauro Nori, che ha firmato l’appunto finito sui giornali, e la Fornero, che come l’ultimo giapponese nella giungla ha continuato a ripetere per mesi che gli esodati erano solo 65.000. E’ vero che l’Elsa furiosa ha chiesto pubblicamente la testa sia di Mastrapasqua che di Nori, ma questo ha paradossalmente rafforzato il presidente dell’INPS, che ha legato così al proprio destino il direttore generale, uscendo rafforzato dalla vicenda, con le maggiori forze sociali e politiche a fare da scudo all’INPS. Non vogliamo con questo dire che sia stato Mastrapasqua a consegnare l’appunto di Nori all’Ansa, non ne abbiamo le prove e il ruolo istituzionale che ricopre ci porta ad escluderlo categoricamente. Ci limitiamo a constatare che Mastrapasqua è quello che ha saputo sfruttare al meglio la situazione, uscendo dall’angolo dove era finito.
Il presidente dell’INPS nella video conferenza di ieri è voluto intervenire anche su un altro argomento non all’ordine del giorno, la revisione della governance dell’ente, per sottolineare che gli organi dell’INPS non parteggiano per alcun modello specifico ma si limitano a tener conto delle regole attuali.
Sul processo d’integrazione degli enti previdenziali, motivo della video conferenza, Mastrapasqua ha ammesso che la determina N. 5804 non tiene conto di una necessaria fase transitoria che non potrà durare meno di tre anni, assicurando l’impegno presso il governo affinché siano garantite le specificità degli enti previdenziali. A cosa si riferisce? Al ruolo dell’INPS nel Paese? Ma se sta esternalizzando tutto e non perde occasione per sollecitare l’iscrizione dei giovani ai Fondi pensione privati…
Mastrapasqua ha chiuso il suo intervento pacato e rassicurante ricordando di aver salvato 700 portieri dell’INPDAP dal licenziamento. Almeno su questo un grazie se lo sarebbe aspettato. Ebbene lo deluderemo ancora una volta, perché non possiamo credere che l’INPS non fosse a conoscenza della norma del DL121/2011 che, nel sopprimere l’INPDAP e l’ENPALS, metteva gli esuberi alla porta ma prolungava il mandato del super presidente fino alla fine del 2014. La determinazione dei lavoratori dell’INPDAP e la forza espressa dalle iniziative di mobilitazione promosse da USB hanno costretto il governo a fare marcia indietro. E’ Mastrapasqua, in verità, a non essersene ancora convinto, basta andare a leggersi cosa c’è scritto nella sua determinazione N. 5804 del 2012.
Il direttore generale nel suo intervento s’è mosso sulle direttrici tracciate dal presidente, esprimendo piena sintonia “…su quale sarà l’approdo dell’INPS”. Condivisione con il presidente anche sulla difesa delle specificità di un ente che ha definito “…unico nel panorama internazionale”. E per salvaguardare questa specificità Nori ha detto che dobbiamo essere pronti a sopportare i sacrifici che ci saranno chiesti. Stiamo forse parlando di blocco delle assunzioni, tagli agli stipendi, mobilità forzata e licenziamenti? Se questi sono i sacrifici, noi non siamo disposti a farli. E’ dal 2008 che il pubblico impiego sta pagando una crisi che non ha minimamente toccato chi la crisi l’ha determinata (banchieri, speculatori, faccendieri ecc.).
Insomma, se qualcuno ha partecipato alla video conferenza con la speranza di capire qualcosa in più del processo d’integrazione degli enti previdenziali è rimasto deluso. La video conferenza è servita ad altro ma i dirigenti hanno comunque raccolto l’assicurazione che, al di là delle roboanti dichiarazioni pubbliche di Mastrapasqua, nessuno sarà toccato. Almeno così sembra. I lavori sono terminati tra lo stupore e lo sconcerto generale. Il direttore generale ha dovuto ripetere per due volte che la video conferenza era terminata. Solo allora i convenuti si sono decisi sommessamente a lasciare la Sala Mancini della Direzione Generale (quella negata a USB), dirigendosi increduli verso l’uscita. Speriamo che qualcuno di loro si sia chiesto, come noi, perché si siano scomodati i dirigenti e speso denaro pubblico per non dire praticamente niente di utile sull’integrazione.
Mastrapasqua e Nori non sono certo sembrati una coppia d’assi, con la quale si può anche tentare di vincere una mano a poker, ma piuttosto un’anonima coppia di 2 con la quale ti conviene passare la mano.
Noi continuiamo a ritenere Mastrapasqua un pericolo per l’INPS, per la funzione che l’ente deve mantenere nel Paese e per la necessità di un rilancio della previdenza pubblica.
Noi continuiamo a vedere i conflitti d’interesse di Mastrapasqua nel rivestire il ruolo di presidente dell’INPS e di vice presidente di Equitalia, oltre ai molteplici altri incarichi in società private.
Noi continuiamo a chiedere un cambio di governo dell’INPS, perché un ente che gestisce un bilancio, tra entrate ed uscite, di oltre 700 miliardi, non può essere lasciato nelle mani di un unico manager.
Noi continuiamo a sollecitare la rimozione di Francesco Varì dall’incarico di presidente dell’Organismo indipendente di valutazione dell’INPS, perché per valutare la trasparenza e l’integrità di un ente si deve essere al di sopra del pur minimo sospetto.
Questo non è il momento di tergiversare. Questo è il momento di gettare il cuore oltre l’ostacolo e correre con tutto il fiato rimasto, perché è suonata la campanella dell’ultimo giro e non ci si può fermare proprio ora.