Il sole d'agosto sembra scaldare ancor di più i motori di quello che sta diventando il rullo schiacciasassi messo in moto per soffocare diritti e condizioni dei lavoratori e ricacciare ancor di più nella disperazione i milioni di precari, di disoccupati e di pensionati che dopo aver pagato l'affitto o il mutuo, non arrivano più neanche a fare la spesa per i primi 15 giorni del mese.
La povertà sta diventando una condizione che riguarda non più soltanto il non lavoro, ma anche fasce sempre più vaste di popolazione che sino a poco tempo fa riuscivano a vivere del salario derivante dal proprio lavoro. I licenziamenti, la mobilità e la cassa integrazione riguarda ormai un numero di nuclei familiari sempre più ampio e soltanto la solidarietà che deriva dalle famiglie allargate a genitori e nonni riesce a far superare lo scoglio del mangiare tutti i giorni.
Le condizioni economiche del paese vengono presentate in modo a dir poco surreale. La crisi internazionale accentua le difficoltà strutturali di una economia che nei passati decenni è stata prima gonfiata e poi spremuta e gettata alle ortiche, deindustrializzando settori produttivi che sino a pochi anni fa erano considerati il fiore all'occhiello del “sistema Italia”; procedendo a delocalizzare le attività produttive, a svuotare le campagne, a deprofessionalizzare intere generazioni svuotando la scuola e la ricerca di energie e risorse; a sottoutilizzare il turismo ed a renderlo sempre meno attrattivo con politiche dissennate dal punto di vista ambientale.
La crisi che è sia interna al paese, sia soprattutto relativa ai mutamenti sistemici del capitalismo mondiale, dovrebbe essere affrontata con soluzioni radicali e con una urgenza senza precedenti che colpiscano profitti e speculazioni, rendita e finanza, banche e quel 10% di popolazione che si divide il 50% della ricchezza del paese, che parli di nazionalizzazioni e non di privatizzazioni, che preveda misure che blocchino alla fonte l'emergenza del debito pubblico e degli interessi pagati che servono esclusivamente a riempire le tasche e i portafogli dei grandi gruppi finanziari e bancari.
In altre parole, incidendo sui meccanismi stessi del sistema e non applicando cerotti che non servono a risolvere i problemi e che allo stesso tempo continuano a colpire sempre gli stessi, sempre chi ha meno soldi in tasca, sempre chi non riesce a far rispettare i propri diritti.
A tutto questo corrisponde uno scenario politico desolante, nel quale le forze politiche presenti in parlamento si rincorrono più sui tempi di realizzazione delle misure del governo che non sulla natura delle stesse, in un balletto di dichiarazioni e controdichiarazioni che dimostrano l'assoluta inconsistenza delle proposte politiche e comunque l'internità culturale ancor prima che politica ai meccanismi economici e finanziari che la crisi hanno determinato.
Allo stesso tempo le forze sociali, tutte insieme appassionatamente, si incontrano e mandano messaggi di disponibilità al governo che, se per Confindustria e Banche sono sicuramente coerenti con le proprie aspettative e posizioni, per le organizzazioni sindacali appaiono del tutto incoerenti rispetto alla difesa e alla rappresentanza degli interessi dei lavoratori.
Una strana alleanza, quella tra sindacati, padroni e banche che interroga tutti sulla reale natura di coloro che affermano ancora di rappresentare i lavoratori.
E' assolutamente necessario reagire: farlo in modo intelligente e determinato ed in tempi che devono tener conto anche dell'imprevedibilità degli eventi che si stanno succedendo.
Sicuramente la data del 10 settembre è e rimane una scadenza importante. Un'Assemblea nazionale, quella indetta da Roma Bene Comune ed alla quale stanno aderendo decine di realtà che operano nel sociale e nel territorio, compresa USB e altri soggetti sindacali, dalla quale si lanceranno iniziative di lotta e mobilitazioni per il prossimo autunno in risposta alle politiche di macelleria sociale che si stanno attuando in questi giorni.
Aderente
alla FSM