In una settimana sono esplose tutte le contraddizioni in seno alla sanità così come è stata organizzata e gestita nel nostro Paese negli ultimi vent’anni. I cardini sui quali si poggia l’attuale servizio sanitario, che impropriamente ancora definiamo “nazionale”, sono aziendalizzazione, regionalizzazione, privatizzazione e hanno prodotto carenza di personale, precarizzazione, chiusura di ospedali con conseguente mancanza di posti letto, e tagli di risorse che fonti autorevoli misurano in 37 miliardi.
Adesso, di fronte all’emergenza, si mettono le toppe che spesso sono peggiori del buco. Prima l’idea di richiamare in servizio il personale medico e infermieristico andato in pensione, sulla quale abbiamo già motivato la nostra contrarietà, ora la “collaborazione” con la sanità privata. Apprendiamo che in Lombardia già sarebbe in essere, ma non si capisce con quali modalità. Non vorremmo che l’emergenza Covid-19 si rivelasse l’occasione per incrementare il profitto della sanità privata!
Quindi, se c’è necessità, vanno requisiti posti letto e strutture di rianimazione e terapia intensiva, ma senza costi aggiuntivi per lo Stato.
In ogni caso, chiarito questo aspetto tutt’altro che secondario, sarà il caso di discutere seriamente se questo sistema perverso messo in piedi da governi di qualsiasi colore sia sostenibile dal punto di vista della tutela della salute pubblica e non solo da quello del nuovo modello sociale, finalizzato esclusivamente al profitto dei padroni della sanità privata.
Unione Sindacale di Base – Pubblico Impiego