Era ormai nell'aria viste le ultime decisioni di Pfizer sul taglio lineare delle forniture vaccinali ai singoli stati. Come si legge nella nota inviata dalla Regione Lazio a tutte le strutture sanitarie e ospedaliere, per mancanza di approvvigionamenti vengono sospese su tutto il territorio regionale le vaccinazioni. Viene garantita esclusivamente la somministrazione della seconda dose a chi ha già avuto la prima.
Non va meglio nel resto d’Italia, pur se in assenza di decisioni ufficiali sul modello Regione Lazio: in Lombardia la Assl di Como garantisce solo i richiami; a Pavia non sono garantiti nemmeno questi e sono sospese le consegne anche alle RSA; a Firenze l’ospedale Careggi assicura solo i richiami. In Lombardia la campagna vaccinale per gli over 80 – che nelle parole di Arcuri doveva partire a fine gennaio – slitta a metà marzo. Rinvii anche in Emilia Romagna e Puglia.
Era prevedibile che le multinazionali del farmaco, in questo caso Pfizer praticamente esclusivista in Occidente, mettessero sotto scacco gli stati. È possibile che giganti di questo genere non sapessero che la produzione massiccia li avrebbe messi in difficoltà? O forse il trattamento per i paesi del Sud Europa è lo stesso proposto dalla Moratti?
Come abbiamo ripetuto più volte salute e profitto non possono essere messi sullo stesso piano. Gli accordi, economici e non, su un vaccino che come molti hanno ripetuto più volte è l’unica via per uscire dalla crisi pandemica non garantiscono l’incolumità e la salvaguardia della popolazione. Il vaccino non può essere vincolato alle logiche di potere economico di pochi. Il vaccino deve essere un bene di tutti senza che nessuno dall'alto del suo potere ne detti le regole.
USB Sanità
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