La decisione presa dal Governo di chiudere fino al 15 marzo tutte le scuole e le università, insieme ad altre limitazioni e proibizioni, parla in maniera esplicita del pericolo di un’espansione del contagio che va ad aggravare una situazione economica e sociale già di per sé pesante.
Interi settori legati alla mobilità ed al turismo sono già al collasso: aeroporti vuoti, numerosi esercizi commerciali ed alberghieri chiusi od in procinto di esserlo, tutti i lavoratori dei servizi privati e privatizzati legati alle scuole, mense, educatori, assistenti sociali, scuolabus ecc. a casa senza alcuna reale garanzia salariale. Effetti simili si stanno velocemente allargando anche ad altri settori di servizi e produzione.
Il Governo vara un pacchetto straordinario di risorse, pari a 716 milioni, destinato al sostegno delle imprese all’estero, ma non uguali stanziamenti abbiamo visto nel decreto legge n. 9 emanato il 2 marzo e contenente “misure urgenti di sostegno a famiglie lavoratori ed imprese connesse all’emergenza epidemiologiche da Covid-19”.
Accanto alla sospensione, fino al 30 aprile 2020, del pagamento delle bollette relative a energia elettrica, acqua gas e rifiuti e alla sospensione dei termini per il pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali e per l’assicurazione obbligatoria, o alle risorse stanziate per le indennità ai lavoratori autonomi, troppe poche sono le risorse stanziate per i trattamenti di integrazione salariale per la cassa integrazione ordinaria, straordinaria ed in deroga, per di più non anticipati dalle aziende ma erogati, con i suoi tempi, direttamente dall’INPS, misure riferite e limitate principalmente alle zone rosse delle tre regioni più colpite dal Coronavirus, che vengono concesse nel limite degli stanziamenti economici indicati nei vari articoli, in ordine di presentazione delle domande inoltrate dalle aziende: una sorta di lotteria a favore di chi arriva prima.
Servono misure ben più radicali per garantire il reddito delle lavoratrici e dei lavoratori la cui attività è forzosamente sospesa senza considerare che le ricadute negative di questa situazione vanno ben oltre le “zone rosse”, come anche per consentire ai lavoratori di assicurare la loro presenza ai propri figli, senza perdere la retribuzione, data la sospensione dell’attività scolastica.
Deve essere garantito il 100% del salario a tutte le lavoratrici e lavoratori soggetti a sospensioni o interruzioni dell’attività lavorativa, a partire dagli appalti e subappalti, anche con l’intervento degli enti committenti o delle imprese, con l’estensione degli ammortizzatori sociali anche al di fuori delle zone rosse. Non accettiamo che il costo di questa crisi ricada sui soliti noti e che se ne approfitti per ridurre diritti e garanzie sociali, anche bloccando il diritto a manifestare e scioperare.
Roma, 5 marzo 2020
Esecutivo Nazionale USB Lavoro Privato