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Lazio

DIECI GIORNI INSIEME AL MEF

Roma,

Comunicato n. 34/13

Il XXII coordinamento regionale dei delegati del Lazio lo aveva recepito e fatto proprio all’unanimità nel pomeriggio del 4 ottobre scorso, assumendosi l’onore e l’onere di un impegno netto e costante, quale il presidio permanente del MEF fino alla completa risoluzione della vertenza da concretizzarsi con atto formale.

Come fare, due settimane dopo, a raccontare le storie, i fatti e gli aneddoti che hanno costellato un periodo peraltro non ancora chiuso denso di avvenimenti?

Come riavvolgere il filo di una matassa che pur si dipana ancor oggi, grazie ad una squadra coriacea e determinata che, in barba a proclami di smobilitazione, va avanti in maniera compatta, avendo ben chiari gli obiettivi da raggiungere?

Si corre inevitabilmente il rischio di lasciare qualcosa o qualcuno fuori. Bisogna però ugualmente provarci, non fosse altro che per rendere ora testimonianza a tutti quelli che hanno avuto la coscienza ed il coraggio indispensabili di esserci.

La pattuglia dei 53 delegati che, suddivisi per sede, si alternano a scacchiera da lunedì 7 ottobre sotto le finestre del Ministero dell’Economia e delle Finanze, giorno dopo giorno viene rinforzata a dovere da un numero sempre maggiore di lavoratori in assemblea. Nonostante le ore siano finite ed i permessi... pure. Ma la voglia di esserci e di mettersi in gioco senza delegare ad altri per contare finalmente qualcosa travalica tutto, al punto che tanti dipendenti splafonano il tetto delle 30 ore senza problemi, mentre altri si mettono in ferie. Un esempio da seguire che dimostra il grado di consapevolezza e di maturità del personale.

Si percorre con buona lena il tragitto in metro da Magliana a Termini e ritorno, si srotolano e poi si avvolgono le bandiere lungo le aste consentite, si stendono e poi si ripiegano i quattro striscioni colorati, si distribuiscono volantini al ritmo di ben 200 copie al giorno per informare l’utenza dell’ennesimo taglio ai servizi,     tutte cose che ormai conosciamo a memoria e che i “veterani” di mille battaglie mostrano con la dovuta attenzione e solerzia ai “nuovi”. Che imparano presto.

C’è un rinnovato entusiasmo tra i colleghi nel fare le cose anche le più semplici e apparentemente modeste che a poco a poco si trasforma in qualcosa di più. Nella voglia di partecipazione alle iniziative e di condivisione della vertenza che puoi riscontrare quando, sotto una fungaia di ombrelli, alcune colleghe cercano di salvare i cartelli preparati in difesa dello stato sociale sorretti a malapena da un nastro adesivo ormai inservibile. Oppure quando altre colleghe, in presenza delle telecamere e senza timori di sorta, spiegano ai media sguinzagliati sotto il MEF le ragioni di una sacrosanta protesta. Cose che puoi toccare con mano.

Tutto questo mentre le altre OO.SS. decidono di smobilitare, perché ritengono di aver messo (di nuovo) in sicurezza i compensi incentivanti dei lavoratori anche se il condizionale è d’obbligo, così come l’assicurare una non meglio identificata stretta sorveglianza sulle questioni retributive (in che cosa francamente possa poi consistere questo amletico, superficiale “vigileremo” non ci è dato sapere). Dieci giorni che non dimenticheremo tanto facilmente intervallati dallo sciopero generale del 18 ottobre scorso e da due imponenti manifestazioni sul territorio. Dieci giorni (e non sono mica finiti) che lasciano il segno. Perché fino a quando non arriveranno precise e formali rassicurazioni, nessuno ci schioderà dal MEF.