È stato serrato il confronto tenutosi al tavolo nazionale con l’Agenzia delle Entrate in relazione agli interventi da mettere in campo a partire dal 4 maggio 2020 con l’avvio della c.d. fase 2.
L’USB nel suo intervento ha riportato subito la discussione nei giusti binari chiarendo che la numerazione delle fasi è l’escamotage trovato dal governo per giustificare, al di la di ogni ragionevolezza, il completamento dell’apertura delle attività produttive.
A maggior ragione non esiste una fase 2 per le pubbliche amministrazioni, considerato che in diversi passaggi il DPCM del 26 aprile ribadisce che restano ferme le previsioni dell’articolo 87 del DL 18 del 2020 secondo il quale il lavoro agile è la modalità ordinaria della prestazione lavorativa in questa fase emergenziale. In particolare, tale previsione è molto chiaramente contenuta nell’articolo 2, comma 1, del decreto sopra citato.
Quindi nessun rientro aggiuntivo rispetto all’attuale fase, anzi, maggior cautela per evitare la ripresa del contagio.
Fatta questa premessa, abbiamo sottolineato che proprio in questo momento si rende necessario dare chiare indicazioni a livello centrale in modo da garantire ed innalzare le misure di sicurezza con una particolare attenzione alle regioni ove è più diffuso il contagio: non si possono mettere sullo stesso piano, infatti, regioni ove il contagio dilaga con regioni ove la diffusione è minima.
L’USB è stata quindi l’unica Organizzazione sindacale al tavolo a presentare un corposo e dettagliato documento (clikka qui) che è stato assunto come riferimento dall’Agenzia per proporre un accordo nazionale da sottoscrivere tutti insieme.
Ma apriti cielo! Le altre organizzazioni sindacali, FLP in testa (ebbene sì proprio FLP che insieme a noi ha presentato ricorso contro il famigerato art. 7 del CCNL del quale adesso chiede il rigoroso rispetto!), invece di concentrarsi sulle misure da mettere in campo a tutela del personale, rispetto alle quali non proferivano alcuna parola, hanno fatto quadrato invocando l’applicazione dell’articolo 7 del CCNL al fine di escludere l’USB dal tavolo.
Un atteggiamento vergognoso ed irresponsabile in un momento emergenziale e drammatico che ci ha impedito di firmare un documento che conteneva un richiamo ai tavoli regionali limitandone a priori la possibilità di cercare la più ampia partecipazione e condivisione possibile sulle misure da adottare.
Sono stati così prodotti due documenti distinti, un accordo e un protocollo d’intesa, entrambi contenenti gran parte dei contenuti proposti da USB.
Se si raffronta, infatti, il documento USB e i due documenti siglati, ritroviamo una buona parte di quanto proposto dalla nostra sigla sindacale che impegna l’Agenzia ben oltre i provvedimenti emessi dal governo e dalle ordinanze regionali:
- esclusione dal rientro al lavoro in presenza per coloro che sono affetti da particolari patologie, e per coloro che convivono con familiari affetti da tali patologie o con anziani;
- riduzione delle presenze in ufficio in contemporanea, nell’ottica del distanziamento sociale e, quindi, rimodulazione degli spazi di lavoro;
- obbligo di indossare la mascherina (lavoratori, cittadini, addetti alla pulizia, fornitori e chiunque acceda nei locali dell’Amministrazione);
- sospensione di tutte le attività esterne nazionali e internazionali;
- confronto con RLS e Medico Competente al fine di ridurre il più possibile le occasioni di contagio;
- pulizia giornaliera e sanificazione periodica tramite aziende specializzate anche degli impianti di areazione e/o condizionamento;
- obbligo, nei front office, dei pannelli di plexiglass, gel e salviettine per disinfettare;
- accesso negli uffici da parte dei cittadini solo dopo aver utilizzato il gel disinfettante e con obbligo di indossare mascherina.
Certo, non ci sfugge che la nostra richiesta di sottoporre al test i lavoratori prima del rientro in ufficio non sia stata accolta, nemmeno per coloro che avessero presentato sintomi importanti (febbre sopra 37,5° e difficoltà respiratorie) e che l’obbligatorietà della rilevazione della temperatura da noi richiesta è stata sostituita con la possibilità di disporla da parte dell’Amministrazione.
Ma il protocollo contiene aggiunte rispetto alla normativa attuale e ci consente di utilizzarlo come base di partenza per implementare gli standard di sicurezza.
L’impegno assunto tra Amministrazione e USB è, infatti, proprio quello di integrare o modificare in meglio il presente Protocollo sul territorio anche elaborando altri protocolli regionali o provinciali con la nostra sigla sindacale, in linea con quanto avvenuto al tavolo nazionale.
Da domani, quindi, la nostra battaglia sarà duplice. Da un lato vigilare affinchè nessun Direttore provi a fingere di non comprendere le prescrizioni contenute nel protocollo, dall’altro incalzarli in quei territori che necessitano di un surplus di attenzione e tutela della sicurezza.
Come sempre i lavoratori potranno contare su di noi.