Il giorno 22 febbraio il Ministro della Giustizia prof. Paola Severino ha incontrato le OO.SS..
La USB era presente con Fabio Morabito, responsabile di P.I, Augusta Roscioli, e Piera Gagliardotto.
In quell’incontro è stato presentato il documento che si allega, nel quale si denuncia come, venuta meno la spinta ideale che aveva portato alle riforme dei decenni passati, il sistema si sia imbarbarito, avvitandosi in un continuo confronto tra le condizioni di vita dei detenuti e quelle dei poliziotti. Queste due realtà sono assolutamente non comparabili, perché ai detenuti deve essere garantita la dignità nelle condizioni di vita quotidiana, ai poliziotti deve essere invece garantita la possibilità di realizzare in modo compiuto il proprio compito istituzionale. Le scelte dell’Amministrazione non sono state, in questo senso, lungimiranti perché essa ha creato confusione di ruoli, non essendo all’altezza di tenere il timone nella direzione indicata dalla legge. Tale disorientamento non ha consentito la valorizzazione compiuta della dirigenza ed ha esaltato gli aspetti meramente securtari, per cui può ancora accadere che – anziché utilizzare gli strumenti disciplinari- si continui a incrementare il cosiddetto turismo penitenziario, che vede protagonisti i detenuti di non semplice governo. Con un costo umano ed economico assolutamente ingiustificato.
Si è chiesto di conoscere se sia vero che è riemersa l’ipotesi secondo la quale il personale del Comparto Ministeri dovrebbe passare all’Organizzazione Giudiziaria e si è ribadita la necessità che tale comparto venga inserito invece nei ruoli tecnici della Polizia Penitenziaria, attraverso una riforma del personale a tutto tondo, che riveda anche la Dirigenza penitenziaria, che deve essere unica.
Da ultimo, ma non per importanza, abbiamo rappresentato il problema degli UEPE, che nati per gestire le misure alternative alla detenzione – oggi sono assolutamente impediti di espletare le loro funzioni. Infatti alle carenza di organico e nell’organico si aggiungono le carenze strumentali e di personale di supporto, oltre alle disposizioni assolutamente incongrue che vengono emanate dalla Direzione Generale competente, e dalla loro applicazione ancor più incongrua da parte dei singoli dirigenti. Ci si domanda allora come si può pensare, in queste condizioni oggettive, di pensare all’ulteriore misura alternativa della messa alla prova.
SE NON SI HA CORAGGIO DI METTERE MANO A QUESTO SISTEMA E’ MEGLIO CHIUDERE QUESTI UFFICI.
Nell’incontro è emersa anche la possibilità della privatizzazione del carcere, ipotesi che ci trova assolutamente contrari.
Il giorno 24 u.s. il presidente Tamburino ha incontrato singolarmente le OO.SS.
Durante l’incontro si è ribadita la circostanza che alla base della situazione penitenziaria attuale
c’è la rincorsa, da parte dell’Amministrazione delle Organizzazioni Sindacali di Polizia Penitenziaria, che non sempre sono lungimiranti ed attente alla qualità del lavoro, al dettato costituzionale, ma cercano scorciatoie non sempre condivisibili, nella ricerca di una supremazia dei singoli e del Corpo che non ci deve essere.
C’è una costante disattenzione alle disposizioni impartite, soprattutto per quanto riguarda il trattamento penitenziario, perché è molto più semplice chiudere che fare proposte; trasferire, che usare gli strumenti che la legge offre. Quindi c’è da rivedere la politica della formazione, in questo senso assolutamente carente.
Al Presidente Tamburino si è chiesto ulteriormente di pensare e mettere in campo i ruoli tecnici, posto che – se è vero che si va verso la privatizzazione del carcere – (ipotesi che ci vede assolutamente contrari) è l’unico modo per non disperdere l’esperienza fin qui acquisita. D’altro canto la sperequazione economica e giuridica dei due comparti deve essere eliminata, nella considerazione che la galera è difficile per tutti.
Per quanto attiene al settore dell’Esecuzione Penale Esterna va detto che dopo anni di gestione da parte di incompetenti, ne va assicurata una che conosca l’argomento di cui si parla. Non si possono abbandonare operatori ad un compito così delicato, né si può pensare che l’inserimento della Polizia Penitenziaria in quel settore possa riuscire a sanare competenze professionali.