Ieri mattina, insieme ad alcuni delegati del Lazio, abbiamo portato la solidarietà della USB ai lavoratori della Sede Roma Casilino-Prenestino da settimane in lotta contro la riduzione dell’incentivo 2016. Un gruppo di lavoratori è uscito dalla sede per distribuire ai cittadini utenti un comunicato della RSU con il quale si spiegano le ragioni della protesta.
Ormai non è solo una questione economica: i lavoratori rivendicano innanzitutto il rispetto della loro dignità. Si sentono presi in giro da un sistema di rilevazione della produttività inadeguato e non vogliono pagare per responsabilità organizzative e gestionali che non gli appartengono.
All’apertura degli sportelli, alle 8.30 del mattino, erano già oltre 100 i cittadini in fila per entrare nella sede, alcuni arrivati addirittura alle 6.30. Quando abbiamo provato a chiedere se erano andati ai patronati ci hanno risposto che erano stati gli stessi patronati a consigliarli di rivolgersi all’INPS per avere maggiori informazioni sull’esito delle loro domande di prestazioni. Alcuni ci hanno fatto capire chiaramente che si fidano solo dell’ente previdenziale.
Il flusso di persone è continuato ininterrotto. Una situazione pesante per chi deve garantire il servizio informativo. Alle 11.15 allo sportello prestazioni a sostegno del reddito c’erano in fila più di settanta utenti. Il disagio reale, concreto e palpabile, che vivono i colleghi della Sede Roma Casilino-Prenestino e che è comune a quello di molte altre sedi dell’INPS, deve essere preso in seria considerazione da un'amministrazione che appare poco attenta alle politiche del personale e al funzionamento dell'Ente.
L’amministrazione centrale e territoriale si deve far carico dei problemi che vivono quotidianamente i lavoratori dell’Istituto piuttosto che infierire con tagli all’incentivo e ai diritti acquisiti, o scatenare azioni disciplinari dopo improponibi audit interni. I principali temi da affrontare oggi sono quelli dell’organico e della formazione del personale. Va bene qualche centinaio d’assunzioni ma è un dato assolutamente insufficiente. Lo ripetiamo ancora una volta: senza 6.000 nuove assunzioni nei prossimi quattro anni l’INPS chiude o si trasforma in qualcos’altro. Occorre poi una formazione adeguata alle esigenze, una formazione completa che non può essere scaricata sulle spalle degli stessi lavoratori attraverso la formula “on the job”. Aspettiamo risposte.