Quarantacinque giorni dopo l’inizio di una vertenza che sta tuttora facendo scuola spostando i termini della mera questione economica ad un livello sicuramente più alto ed azzerando, nel contempo, ogni fuorviante ipotesi sulle pezze giustificative da apportare per il recupero di qualche misero punticino in percentuale, sarà utile fotografare la situazione disegnando per quanto possibile eventuali scenari futuri. Diciamo subito che solo in DG probabilmente non avevano compreso che si fosse in realtà molto vicini al punto di rottura, determinato anno dopo anno e picconata dopo picconata da una serie di sperimentazioni non condivise che hanno portato all’attuale fase di stagnazione. Da gestire alla meglio prima del definitivo tracollo. La RSU di Roma Casilino ha avuto il grande merito, perciò va portata ad esempio, di spostare radicalmente i termini della questione facendone un problema politico di dignità del lavoro e di organizzazione. Parole non facili e astruse dalla “realtà”, per lo meno da quella che ci sorbiamo ogni giorno, facendo più del nostro dovere. Una piccola ma significativa rivoluzione, in un panorama purtroppo molto diffuso, impastato di servilismo e mediocrità, raccomandazioni e clientele, ai quali in tanti sembravano essersi ormai abituati.
Insomma, se qualcuno pensava che il dipendente pubblico non potesse fare altro che genuflettersi periodicamente e biascicare inutili lamentele, ebbene sbagliava. Grazie a quarantacinque giorni di lotta, di assemblee e di volantinaggi a tappeto, è stato finalmente squarciato il velo della pochezza e della sottomissione, con un grido d’allarme sullo smantellamento in atto del nostro Istituto che ha interessato e coinvolto perfino l’utenza, solitamente pronta a darci addosso perché fuorviata. Ebbene, più di qualcuno ha strabuzzato gli occhi ed è stato costretto a ricredersi, perché bisogna anche saperci parlare con la gente e spiegare in maniera chiara e trasparente tutto quello che bolle in pentola, tracciando un sentiero e ristabilendo un collegamento diretto coi cittadini. Le centinaia e centinaia di firme già raccolte in questi giorni dalla nostra OS, dentro e fuori le sedi, sul documento a sostegno del dipendente INPS in via di estinzione (vedi volantino allegato) lo testimoniano. Sembrava impossibile. Semplicemente perché avevamo introiettato un irrazionale senso di colpa e di frustrazione, che porta ancora oggi troppi colleghi nelle grinfie di avvilenti personaggi che vendono pentole e improbabili assicurazioni ai Lloyd’s. Ed invece la lotta paga. Come ci ha insegnato una RSU autonoma e indipendente, chiarendo che i Lavoratori non sono in vendita, né si prostituiscono per alcunché. Resta ancora un velo pietoso da stendere sui comunicati confederali, che arrivano sempre in ritardo rispetto ai Lavoratori e senza neppure comprendere il senso di un’autentica mobilitazione (non solo proclamata), alla quale non sono più abituati e che non sanno gestire. Al punto che le modalità vengono fuori dalle Assemblee. Ma la strada è ormai tracciata e gli obiettivi sono visibili. Rimane solo da scegliere se continuare a giustificarsi affidando il proprio futuro, peraltro solo vegetativo, ai dirigenti di turno o lottare insieme per difendere ciò che resta del nostro Istituto. Tra il recrudescente depauperamento del nostro territorio e l’ignavia di una DCSU tuttora inaffidabile, l’unica luce riflette una battaglia che vale la pena combattere.