I recenti incontri del 5 e del 6 luglio presso la sede regionale sono stati altamente indicativi del clima che si registra da qualche tempo in un Lazio spaccato in due e sono andati perciò ben aldilà degli argomenti pur importanti all’ordine del giorno.
Sarà che forse dobbiamo ancora abituarci alla separazione, ma le ripercussioni ed al tempo stesso i danni che si ripercuotono sulle persone e sull’organizzazione del lavoro ad ogni livello sono innegabili.
Nel primo dei due incontri ci è stato presentato l’ambizioso progetto che a partire da Latina vorrebbe provare a spostare avanti il baricentro della nuova sede pilota per alleggerire in qualche modo la costante pressione esercitata dall’utenza sugli sportelli. Un progetto che cerca di fare, in sostanza, di necessità virtù e scaturisce non soltanto dal dato inoppugnabile di un organico ormai ridotto all’osso, ma pure dall’amara considerazione che la situazione a breve peggiorerà a detta degli stessi dirigenti.
Certo condivisibile in sue alcune parti, questo progetto regionale per un miglioramento dei servizi (di cui al messaggio n. 002727 del 30 giugno scorso) si fonda in maniera inequivocabile sulla spiccata disponibilità nei confronti degli utenti oltre che su di una indispensabile competenza professionale degli addetti al front end, il cui compito precipuo sarà poi quello di raccogliere tutte le domande e programmare il lavoro.
Più di qualche ragionevole dubbio è stato sollevato nel merito e, trattandosi di un progetto di largo respiro, potrebbe rivelarsi azzardato calarlo improvvisamente ed in piena estate per giunta nell’attuale realtà territoriale, senza il necessario collaudo di un filtro adeguato.
Abbiamo a questo punto chiesto la chiusura dell’agenda appuntamenti per l’intero periodo estivo, sulla scorta di quanto già avviene peraltro in diverse sedi del nord, ridotta successivamente al solo mese di agosto e con la consulenza comunque da rimodulare in base alle esigenze con un apposito front end (vedi accordo regionale). La stessa impostazione di fondo è stata seguita il giorno successivo con la direzione metropolitana, definendo un accordo quadro abbastanza ampio che fa da cornice e prevede un confronto con la RSU e le OO.SS. territoriali (vedi accordo metropolitano).
Per quanto concerne il telelavoro alla data odierna tutte le domande presentate hanno trovato l’accoglimento auspicato sia a livello domiciliare che satellitare (vedi prospetti allegati), mentre il dilemma investe poche sedi che risultano ancora sfornite di postazioni disponibili.
E veniamo alle dolenti note di cui sopra.
La direzione regionale e quella metropolitana sono ormai ai ferri corti, le esigenze dell’una non collimano con quelle dell’altra, anzi sono entrate decisamente in rotta di collisione e la guerra (della quale purtroppo noi tutti facciamo parte) è tra due direzioni povere. Povere soprattutto in quanto ad organico che, guarda caso, viene sottratto ancora una volta al territorio, che pure tutti dicono a chiacchiere di voler aiutare.
A distanza di oltre cinque mesi, la delicata situazione relativa al recente interpello per il reperimento di 10 unità aggiuntive rimane emblematica e si commenta da sola. Ad eccezione di Latina, infatti, sono 6 su 9 le domande in possesso di un regolare nulla osta da parte della direzione metropolitana, sulle quali dovrà decidere la DG.
Ma è veramente triste constatare appurare che si litighi su chi deve andare dove (lato A o lato B della sede regionale) mentre il territorio aspetta rinforzi e non c’è più tempo. Perché il sistema ormai non è più in grado di reggere sotto nessun punto di vista.