La vertenza intrapresa dalla USB per dire con chiarezza NO al sabato lavorativo, senza lavarsene le mani abbandonando i lavoratori al proprio destino, iniziata in sordina alla fine di ottobre e conclusa solo qualche giorno fa (in mezzo al ponte, con lo sciopero generale e due manifestazioni), ha riscosso un grande successo.
Il significato politico dell’iniziativa specie in questo momento era e resta di vitale importanza. Peccato che non tutti l’abbiano compreso. Oppure non hanno voluto.
Ma 1264 lavoratori sono stati attenti ed hanno perfettamente capito l’importanza della posta in palio, aderendo in massa alla petizione contro il sabato lavorativo.
Fermo restando il carattere della volontarietà da parte di ciascuno, dietro ognuna delle 1264 firme c’è la piena consapevolezza che il riposo settimanale è un diritto irrinunciabile (rammentiamo infatti che nella prima stesura emanata dalla DCMR non sottoposta alle OOSS - nella fretta di osservare le disposizioni impartite dalla DG - erano previsti finanche i giorni festivi) e che resta, comunque, inaccettabile il fatto che si sia cercato di scaricare sui lavoratori la responsabilità della carenza di organico e della pessima organizzazione del lavoro adottata negli ultimi 8 anni.
Insomma, ci hanno provato.
Mentre le altre OOSS poco a poco si defilavano rimediando l’ennesima figuraccia, 1264 lavoratori hanno fatto argine costringendo le direzioni ad invertire una rotta imposta dall’alto. Perché infine le chiacchiere stanno a zero e contano solo i fatti.
Ed i numeri ci hanno dato inequivocabilmente ragione con 1264 lavoratori risoluti nel dire basta al ricatto dell’incentivo, basta con questo sistema di valutazione e basta con gli indecorosi giochi di prestigio ai quali assistiamo allibiti a fine d’anno.
Al di là di ogni altra considerazione, complessivamente nel Lazio spaccato a metà due lavoratori su tre si sono confrontati e hanno risposto fermamente all’appello.
E se 1264 colleghi hanno scelto di combattere in maniera trasparente affinché il loro lavoro si possa misurare solo con la qualità dei servizi resi all’utenza, ebbene allora il nostro Istituto ce la può ancora fare. Nonostante i vertici.
Già, perché proprio nelle stesse ore in cui ci facevamo protocollare le 1264 firme presso le rispettive direzioni (vedi documenti allegati), la direttrice generale pensava bene di uscirsene con affermazioni lesive della dignità e della professionalità dei tanti colleghi immessi etichettandoli come “personale non particolarmente qualificato” con una newsletter dai contenuti surreali, questa sì completamente scollata dalla realtà.
Velo pietoso sulle nuove modalità di reclutamento della Premiata Sartoria Boeri, per non parlare delle programmate “rivisitazioni” al posto delle già sperimentate e fallite riorganizzazioni. In conclusione: se non è zuppa si tratta di pan bagnato.
Ma le 1264 firme raccolte sono anche servite (ed è innegabile) a mettere i vertici dell’amministrazione nell’angolo, denunciando il malfunzionamento quotidiano di procedure informatiche obsolete, come segnalato al primo punto della petizione.
E solo adesso la direzione centrale ammortizzatori sociali sembra essersi accorta (bontà sua) della gravità della situazione, promettendo interventi tempestivi sul server per la DSWEB. Anche perché le indennità NASPI a Natale poi chi le paga?
Tornando alla proposta indecente sul sabato lavorativo, alla fine ci si è resi conto che, se proprio dovesse rendersi necessario, lo straordinario può essere gestito anche nel corso della settimana prolungando l’orario di lavoro, come del resto le RSU avevano da tempo indicato. E le direzioni sono ritornate a più miti consigli.
Grazie all’opera certosina dei nostri delegati in rete e pur non riuscendo, di fatto, a raggiungere - tranne qualche rara eccezione - le venti agenzie territoriali, quel che abbiamo ancora una volta pazientemente intessuto è il confronto diretto con i lavoratori. Indipendentemente dalla firma che ciascuno ha voluto o no apporre.
Non resta che ringraziare di cuore questi 1264 colleghi che hanno perfettamente compreso che questa non era una battaglia contro qualcuno, ma giusto un invito ben determinato a valutare con attenzione quello che facciamo quotidianamente, un Lavoro che va tutelato con Dignità da qualsiasi attacco. A dispetto dei numeri.